Con “La chimica invisibile” torna la rassegna teatrale “Donne-D” sul tema della violenza di genere

Dopo il primo ciclo di spettacoli in primavera, la rassegna teatrale “Donne-D” sul tema della violenza di genere, promossa dal Comitato Unico di Garanzia dell’Università di Trento, in collaborazione con l’Opera Universitaria, l’Ufficio Equità&Diversità e con l’Associazione Giardino delle Arti, presenta il secondo dei due appuntamenti autunnali.

Lunedì 21 novembre, alle 21, al Teatro Sanbàpolis, in via della Malpensada 88, a Trento, andrà in scena “La chimica invisibile” della compagnia teatrale bresciana “La Betulla”, da un’idea di Mariasole Bannò, testo di Andrea Albertini, adattamento e regia di Bruno Frusca, con Ahlam Bendar, Martina Ajmone Marsan, Betti Orlandi, Mariasole Bannò, Beatrice Erba e Rosanna Pedrinelli.

Lo spettacolo racconta con sei monologhi la vita di alcune geniali donne del passato che hanno contribuito a scoperte straordinarie, contribuendo al progresso scientifico dell’intero genero umano, restando però spesso ignorate. Coraggiose, ma pur sempre donne, perciò non considerate, anche se con le loro scoperte hanno dato un importante contributo al mondo della scienza, troppo spesso abituato a decantare i successi maschili e affossare quelli femminili. Il riconoscimento al loro ingegno talvolta è avvenuto a posteriori, talvolta mai. Nonostante questo, non è mai mancata loro la forza di rialzarsi, né la paura di fallire e di rialzarsi ancora, con una generosità tipica femminile.

Questo spettacolo dimostra dunque che anche le donne possono avere un pensiero critico applicato alla scienza, alla fisica, alla tecnica, alla matematica, discipline che sono da sempre sembrate erroneamente accessibili solo agli uomini, e mette in scena le storie di sei scienziate: la matematica Ada Lovelace Byron, figlia mai riconosciuta del poeta Lord Byron, l’astronoma Mariam Al-Ijliya, vissuta nel 900 d.C; la chimica e fisica polacca Maria Skłodowska, meglio conosciuta come Marie Curie, insignita di ben due premi Nobel; l’attrice e inventrice austriaca naturalizzata americana Hedy Lamarr, nota col nome d’arte Hedwig Eva Maria Kiesler; la fisica serba Mileva Maric, prima moglie di Albert Einstein, quasi certamente ha partecipato attivamente agli studi sulla relatività, e Rosalind Franklin, chimica britannica, morta nel 1958 a soli 38 anni. Ha contribuito in maniera preponderante alla scoperta della struttura molecolare del DNA, RNA, di virus, carbone e grafite. I suoi “colleghi” scienziati Watson e Crick, le rubarono letteralmente informazioni e fotografie riguardanti le sue grandi scoperte e solo dopo la sua morte le vennero riconosciute le sue brillanti intuizioni.

Prenotazione su go.prismi.io/events/form/113b66b4-fea9-4214-aa66-1c7e5e84e7b6

Ingresso libero. Info: equitadiversita@unitn.it; Opera Universitaria 0461.217411, operauni.tn.it.

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