Siamo in piena politica del qualunquismo

Giuseppe Conte – (Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Nell’immediato dopoguerra ebbe grande successo il partito dell’Uomo Qualunque. Fondato dal commediografo Guglielmo Giannini predicava una sorta di sanatoria rispetto al passato fascista: contro i partiti della resistenza che volevano cambiare registro difendeva il cosiddetto cittadino qualunque che non avrebbe portato colpe del passato e che doveva poter continuare in una sorta di vita che più o meno rimaneva la solita.

Il successo di quel partito fu effimero, per la semplice ragione che i furori giacobini di chi voleva cambiare registro si spensero in tutti i partiti e dunque in sostanza l’obiettivo del qualunquismo fu in qualche modo raggiunto senza bisogno che lo si sventolasse come bandiera. Ricordiamo questo fatto proprio perché il qualunquismo è un virus che è rimasto endemico nel nostro sistema.

Lo si sta vedendo benissimo in questi giorni. L’esempio più eclatante è dato da molte delle reazioni alla tragedia che ha colpito l’isola di Ischia. Da un lato abbondano i dati sulle responsabilità: controlli mancati sull’abusivismo, soldi non spesi nella manutenzione del territorio, piani regolatori che non si fanno, il tutto condito di condoni che sono come il classico bicchier d’acqua che non si nega a nessuno. Dall’altro c’è l’invocazione di interventi draconiani che si sa sono impossibili: punire i responsabili che sono difesi da una giungla di norme che consentono di non decidere perché se lo fai finisci nei guai; abbattere case in numero tale da creare una sacca di rivolta sociale; intervenire su dei territori la cui incuria di molti decenni non si recupera in pochi mesi.

Ecco allora che torna il qualunquismo: tutti colpevoli, nessun colpevole, o meglio la colpa, visto che non si usa più darla al diavolo, è del “sistema”. Si raggiunge il ridicolo con Giuseppe Conte che sostiene di non aver firmato una legge su un condono, ma una legge che invitava semplicemente ad accelerare i condoni decisi prima di lui. Bel sofisma, non c’è che dire.

Del resto non è che ci limitiamo a questo. Tutta la manovra del governo, nelle sue linee fondamentali prudente, è costellata di norme che occhieggiano ai sentimenti qualunquisti di una parte della popolazione. La flat tax per gli autonomi con redditi significativi è un tributo al mito del lavoratore autonomo che deve essere aiutato perché non ha il posto fisso. L’aumento del limite per i pagamenti in contanti risponde al mito di una popolazione, per lo più anziana, che preferisce pagare coi soldi di carta invece che con la moneta elettronica. Il tentativo di abbassare l’obbligo per i commercianti di accettare i pagamenti col bancomat per somme inferiori ai 60 euro dipende dal mito che il piccolo commercio non può sopportare i costi che le banche impongono per avere il POS.

Non è difficile capire che si tratta di andare incontro ad interessi corporativi che si fanno passare per interessi generali. È facile dire che la destra ha una tradizione in questo campo da cui non riesce a liberarsi perché le ha consentito successi elettorali, ma è onesto dire che cedimenti in questa direzione ci sono stati anche nei partiti della sinistra. La difesa a spada tratta del reddito di cittadinanza così come è mal congegnato oggi è una caratteristica dei Cinque Stelle che su quello fondano le loro fortune elettorali. Il fatto che facciano a Napoli la loro dimostrazione contro l’attuale finanziaria, cioè nella regione che più ha a che fare con le storture del reddito di cittadinanza, qualcosa ci dice.

Tuttavia non si può tacere che la critica generale alla manovra finanziaria proposta dal PD è viziata da un ideologismo qualunquista piuttosto che da un approccio propositivo: lo dimostra la scelta di manifestare in piazza piuttosto che lavorare all’individuazione di soluzioni possibili a fronte delle difficoltà con cui dobbiamo fare i conti. Con la protesta generica non si va lontano, ma soprattutto se si vogliono davvero correggere le storture bisogna creare largo consenso non favorire divisioni.

Diciamola tutta: per riformare storture che sono diventate “normalità” date per acquisite è necessario che ci sia un fronte politico trasversale, perché solo così si può superare la paura dei partiti favorevoli alle riforme di pagarla poi da soli sul fronte elettorale. Se non si capisce questo si farà solo del qualunquismo: di diverso colore e diverso accento, ma sempre qualunquismo che lascia tutto come prima.

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