Migranti e diritto d’asilo: Migrantes presenta il Report 2022

Nasrin (nome di fantasia, ma solo quello) è iraniana. È arrivata in Italia nel 2013 con un visto per motivi di studio. Fino al 2020 riesce a dare nove esami ad Economia e statistica, anche perché sin dall’inizio, per mantenersi, oltre a studiare lavora: commessa in un negozio di un importante marchio di moda. Si vede affidare responsabilità crescenti e ottiene un contratto a tempo indeterminato. Prende in affitto un appartamento dove accoglie la sorella, che l’ha raggiunta a Milano per studiare architettura. La Questura non rinnova a Nasrin il permesso di soggiorno, perché non ha dato abbastanza esami ed è troppo fuori corso. Le due sorelle non hanno più legami stabili in Iran, perché nel frattempo hanno perso entrambi i genitori, ma Nasrin ha casa e un’occupazione stabile, e così decide di chiedere la protezione speciale introdotta dal DL 130/2020. Dopo molti tentativi e alcuni appuntamenti a vuoto, finalmente è riuscita a formalizzare la domanda, ottenendo un appuntamento fra alcuni mesi per la notifica dell’esito. Però, intanto, in azienda l’ufficio personale le chiede con insistenza copia del permesso di soggiorno aggiornato, in assenza del quale Nasrin deve essere licenziata.

Said, invece, è un “minore non accompagnato” sudanese di 16 anni, nato in Darfur e cresciuto in un campo per sfollati interni. Quando ha 13 anni, le milizie janjaweed attaccano il campo e gli uccidono e torturano alcuni familiari. Lui fugge in Libia, dove rimane detenuto per mesi. Nel 2020 si riduce a chiedere asilo in Niger. Said vuole studiare. Sa che alcuni rifugiati vengono inseriti in programmi di reinsediamento o in corridoi umanitari per andare in Europa o in America, ma anche che i minori non accompagnati ne sono tagliati fuori. Però nel novembre 2021 la sua voglia di apprendere gli consente di essere inserito in un progetto pilota per volare in Italia con un visto e una borsa di studio. Le procedure e gli accertamenti si dilungano per 10 mesi, che il ragazzo vive con un forte stress emotivo e con la paura di restare bloccato per sempre in Niger. Ma a metà ottobre 2022 Said può finalmente prepararsi a partire per l’Italia, dove una famiglia affidataria lo aspetta con gioia e impazienza.

Due storie di presente e di futuro, un futuro che troppe volte rischia di incepparsi per motivi assurdi, e qualche volta si riapre grazie al coraggio di chi lo cerca e alle reti di associazioni e famiglie che percorrono nuove strade per costruirlo.

Storie raccontate nel volume “Il diritto d’asilo. Report 2022. Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati”, (Tau Editrice 2022, pp. 440, euro 20,00), della Fondazione Migrantes, presentato oggi a Roma.

Lo studio dedicato al mondo delle migrazioni forzate, dei richiedenti asilo e dei rifugiati è scandito come le precedenti in quattro parti: “Dal mondo con lo sguardo rivolto all’Europa”, “Tra l’Europa e l’Italia”, “Guardando all’Italia” oltre a un “Approfondimento teologico”.

Il rapporto della Migrantes riprende nel titolo il Messaggio di papa Francesco per la 108ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato e alla sua realizzazione hanno contribuito sia i rifugiati dell’UNIRE (Unione nazionale italiana per rifugiati ed esuli) con un focus group, sia la redazione dell’osservatorio “Vie di fuga” sul diritto d’asilo.

Le prime tre parti del volume sono corredate di altrettante sezioni statistiche con grafici, tabelle, cartine e schede di “dati e fatti” sulle migrazioni forzate e il diritto d’asilo nel mondo, lungo le varie “rotte” migratorie verso l’Europa, nel territorio dell’UE e in Italia, con numeri e serie storiche aggiornate fino a buona parte del 2022 sotto decine di parole chiave.

Rispetto all’edizione 2021 quella di quest’anno, oltre a fare il punto sulle cifre del disastro umanitario ucraino, comprende per la prima volta anche quelle dello sradicamento protratto su scala globale, dei flussi di rifugiati e migranti in Albania, dei “ghetti” italiani dove vivono migliaia di richiedenti asilo e rifugiati al lavoro come braccianti agricoli. E approfondisce ancora più nel dettaglio fenomeni di particolare attualità, dagli “sbarchi” agli arrivi via terra, dall’attività delle ONG nel Mediterraneo alla relocation di richiedenti asilo in Europa, dai respingimenti sommari e illeciti lungo i confini esterni e interni dell’UE (i pushback) alla situazione sulla frontiera occidentale delle Alpi, dove si gioca la partita dello sconfortante “game” italo-francese.

Ad arricchire le pagine del volume, infine, una serie di fotografie a colori del fotografo Fabio Bucciarelli, che conduce direttamente al cuore della guerra in Ucraina con uno sguardo di attenzione alle persone e alla loro maniera di “stare” dentro il conflitto.

Dal mondo con lo sguardo rivolto all’Europa

Il 2022 è l’anno in cui la guerra d’Ucraina ha prodotto nel cuore d’Europa, nel giro di poche settimane, rifugiati e sfollati a milioni, come non si vedevano dai tempi della Seconda guerra mondiale. L’anno in cui l’Europa ha saputo accogliere, di nuovo, milioni di profughi senza perdere un decimale in benessere e “sicurezza” (oltre 4.400.000 le persone registrate per la protezione temporanea solo nell’UE fino all’inizio di ottobre). Ma anche l’anno in cui la stessa UE e i suoi Paesi membri hanno fatto di tutto (hanno continuato a fare di tutto: le pagine del rapporto Migrantes provano a documentarlo “dato per dato”) per tener fuori dai propri confini, direttamente o per procura, decine di migliaia di migranti e rifugiati altrettanto bisognosi di protezione, se non ancora più fragili, dalla Grecia e da tutti i Balcani alla Libia, dalla frontiera con la Bielorussia alle enclave spagnole sulla costa africana, fino alle acque mortifere del Mediterraneo centrale e, ultima “novità” dell’anno, ai moli dei porti italiani (cioè quelli di un Paese i cui governi di vario colore ripetono da anni che l’«Italia non può fare tutto da sola» ignorando le statistiche sui rifugiati presenti nei Paesi europei che l’UNHCR aggiorna alla fine di ogni anno e semestre).

«Un’Unione europea e un’Italia “sdoppiate” – denunciano fin dall’Introduzione le curatrici Mariacristina Molfetta e Chiara Marchetti –: solidali con gli ucraini e discriminanti e in violazione dei diritti umani e delle convenzioni internazionali con altri. Per qualcuno le frontiere sono aperte, mentre per altri non lo sono nemmeno i porti dopo un naufragio. A essere a rischio è lo stesso diritto d’asilo e persino lo stato di salute delle nostre democrazie».

Anche se il volume, come sottolineano ancora Molfetta e Marchetti, «non rinuncia a proporre in ogni settore – dall’ambito legale a quello sociale ed etico – possibili strategie per uscire dall’impasse, riconoscendosi nell’orizzonte di senso a cui bisognerebbe tendere, ancora una volta tratteggiato dalle parole di papa Francesco in occasione della 108ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati. Con tutti i migranti e i rifugiati: non solo con quelli che ci piacciono o che sentiamo più vicini a noi, perché solo così si potrà tendere a realizzare anche in terrà pace e giustizia: “Nessuno dev’essere escluso. Il… progetto è inclusivo e mette al centro gli abitanti delle periferie esistenziali. Tra questi ci sono molti migranti e rifugiati, sfollati e vittime della tratta. La costruzione del Regno di Dio è con loro, perché senza di loro non sarebbe il Regno che Dio vuole. L’inclusione delle persone più vulnerabili è condizione necessaria per ottenervi piena cittadinanza”».

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