L’eredità di Agitu, tra raccolta fondi e sogni da concretizzare

Foto Facebook Franco Ianeselli

I progetti di Agitu sono ancora lì, pronti a esprimere il loro potenziale, ma in questi due anni nessuno ha raccolto i suoi sogni per farli diventare realtà. Alla vigilia del secondo anniversario dell’assassinio di Agitu Ideo Gudeta, avvenuto nella sua casa in val dei Mocheni il 29 dicembre 2020 per mano del suo dipendente Suleiman Adams, detenuto in carcere, a Palazzo Geremia si è tenuta una conferenza stampa con la curatrice dell’eredità, l’avvocata Annarosa Molinari, il notaio Paolo Piccoli ed Elisabetta Nardelli, garanti della raccolta fondi promossa dal sindaco Franco Ianeselli all’indomani della scomparsa.

Un incontro per ricordare la pastora etiope – “La conoscevo, aveva il suo banchetto al mercato dell’Economia solidale trentina di piazza Santa Maria Maggiore, sotto casa mia”, ha esordito Piccoli, presidente del Consiglio comunale -, ringraziare i sottoscrittori della campagna di crowfounding, che hanno partecipato con grande affetto e disponibilità, e lanciare un appello, dando conto degli sforzi fatti finora per capire quali vie era possibile percorrere per utilizzare al meglio i fondi raccolti in accordo con quanto da loro chiesto e con la filosofia e gli obiettivi dell’imprenditrice. Al momento della morte, Agitu era in una fase di grande slancio ed evoluzione e oltre all’allevamento delle capre di razza mochena, alla produzione e vendita dei prodotti caseari e cosmetici, anche nel nuovo negozio di piazza Venezia, stava ristrutturando la vecchia scuola di Frassilongo, dove c’era il caseificio, per avviare un agriturismo, e aveva contratto dei mutui. Su richiesta del sindaco Ianeselli, si è appunto costituito un comitato, il 14 aprile 2021, composto dal notaio Piccoli, da Elisabetta Nardelli, amica di Agitu, e da padre Mussie Zerai Yosief in rappresentanza della famiglia, proprio per occuparsi della gestione della somma che si stava raccogliendo, arrivata a 106.753,89 euro.

I fondi sono stati poi accreditati dal Comitato su un conto corrente acceso presso la Cassa di Trento e parte della somma è stata usata, come chiesto dai sottoscrittori, per aiutare i familiari di Agitu, provenienti da Canada e California, a sostenere le spese del viaggio in Trentino, consentire il rimpatrio della salma in Etiopia e il mantenimento del gregge di capre, ed Elisabetta Nardelli ha indicato nel dettaglio le spese sostenute, che ammontano a 19.646, 46 euro.

Ogni passo viene fatto in accordo con Beth, sorella di Agitu che vive in California, e adesso resta da vedere come impiegare i rimanenti 87.602,13 euro, ha proseguito Piccoli, lanciando un appello a fare proposte, condividere idee sulle modalità di impiego, mandandole all’indirizzo comitato.agitu@gmail.com. “Abbiamo verificato se era possibile continuare l’attività e le iniziative di Agitu, ma ci sono state grandi difficoltà, la cifra è molto bassa per ripianare i debiti e al tempo stesso ripartire, dunque ci rivolgiamo ai sottoscrittori, pronti ad accogliere nuove idee su come usare quei soldi per onorarne la memoria, magari con iniziative culturali e di sensibilizzazione per prevenire la violenza sulle donne“.

L’altro nodo riguarda il patrimonio rappresentato dalle capre e dall’immobile della vecchia scuola: “Ringrazio gli allevatori del Trentino resisi disponibili a custodire il gregge, distribuito tra alcuni di loro, e il comitato per il contributo economico alla sua sopravvivenza – ha detto l’avvocata Annarosa Molinari, nominata dal Tribunale di Trento curatrice dell’eredità -. Ora è stato ricompattato presso un unico allevatore, in Valle dei Laghi, un caro amico di Agitu che se ne occupa con la stessa etica, garantendo all’animale l’ambiente e il nutrimento adeguato al suo benessere, ottenendo così una miglior produttività e capre felici, l’obiettivo di Agitu”. La curatrice finora ha tentato varie vie, senza però trovare interesse da parte di imprenditori trentini, e dunque non tralasciando la possibilità di proseguire la ricerca oltre il territorio regionale anche se come extrema ratio: “Abbiamo cercato di salvaguardare il nucleo fondamentale dell’attività di Agitu e il valore della sua azienda, sensibilizzando gli allevatori delle valli trentine, ma in due anni è arrivata una sola proposta da un allevatore della val di Fassa, non percorribile per mancanza di certificazione Cee idonea alla distribuzione in Italia, e se non trovo altre soluzioni dovrò estendere la ricerca fuori dal Trentino“.

Intanto gli strumenti caseari sono stati venduti ad un’associazione che opera in Burundi, dove sono stati portati per sostenere un caseificio gestito da donne, e i prodotti cosmetici sono stati venduti a NaturaSì, associazione che opera nel campo dei prodotti biologici, ma rimane da decidere la destinazione della vecchia scuola, il bene di maggior valore, che Agitu voleva trasformare in agriturismo: “Nessuna disponibilità a creare una serie di appartamenti, né, pur sollecitando il Comune, a farlo diventare un luogo di valorizzazione delle arti locali, dove coltivare la memoria della valle, o progetti culturali”, ha detto l’avvocata Molinari, dichiarandosi pubblicamente in difficoltà e restando aperta a qualsiasi idea venga proposta sulla destinazione, che giocoforza sarà distinta da quella dell’azienda agricola.

L’equilibrio finanziario dell’attività imprenditoriale di Agitu, ha precisato, era garantito dai contributi provinciali ed è difficile trovare un altro imprenditore/trice con gli stessi requisiti che possa gestire tutto insieme. Anche se il valore in sé delle capre mochene è modesto, ha aggiunto, il valore effettivo è dato dal marchio, di grande richiamo economico e commerciale, come la linea di prodotti cosmetici, e “con una rete di vendita sicura che garantisca redditività, l’attività avrebbe un grande sviluppo, mentre se venisse gestita da un allevatore disponibile a investire in essa il ritorno economico sarebbe minimo. Per ora cerchiamo ancora la soluzione più favorevole per gli eredi e che consenta di soddisfare i creditori, lasciando aperta la porta e senza darci scadenze”.

Al termine dell’incontro, il sindaco Ianeselli ha infine ricordato che vivere qui nella nostra terra e comunità era stata una scelta di Agitu e “con quella cifra si può avviare qualche iniziativa, non simbolica, ma per onorare la sua testimonianza di pastora e imprenditrice, una storia che appunto testimonia positivamente il connubio tra agricoltura, sostenibilità e montagna“. Piccoli ha infine dato appuntamento ad un prossimo incontro per ulteriori aggiornamenti.

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