Trento in marcia per la Pace e i diritti dei migranti

“Un po’ provocatoriamente mi verrebbe da dire benvenuti a casa. Perché, per alcune persone, i sottopassaggi della nostra città sono casa”. Con queste parole don Cristiano Bettega, delegato dell’Area Testimonianza e Impegno sociale dell’Arcidiocesi di Trento, ha introdotto la seconda tappa della marcia per la 56esima Giornata della Pace che ha percorso la città oggi, 1° gennaio. Anche il sottopasso che porta verso il Muse e le Albere ha portato a riflettere sul tema scelto per questa marcia: le migrazioni. La marcia ha toccato infatti alcune tappe significative per il mondo dei richiedenti asilo. “Un po’ provocatoriamente – ha aggiunto don Cristiano – vi dico anche che avevamo avuto l’idea di organizzare una cena per il primo dell’anno proprio qui”.

La marcia per la pace al sottopassaggio tre le Albere e il cimitero di Trento. Foto © Vita Trentina

Prima tappa della marcia, partita dal Liceo Da Vinci, è stata Casa Sant’Angela, che accoglie persone senza dimora, con la testimonianza di Tommaso Vaccari, operatore, ed Abdel Irrhaman, arrivato 34 anni fa in Trentino dal Marocco. Al sottopasso delle Albere, invece, ha parlato Zeeshan, arrivato dal Pakistan in Trentino attraverso la rotta balcanica, e ora a Storo con la sua famiglia.

Tommaso Vaccaro interviene durante la tappa a Casa Sant’Angela. Foto © Vita Trentina

Un pensiero è andato anche a papa Ratzinger. “Papa Benedetto XVI era nato di sabato santo, il giorno in cui i cristiani vivono nell’attesa della Risurrezione – ha detto don Bettega introducendo il tema della marcia – ed è morto ieri, l’ultimo sabato dell’anno, il 31 dicembre, il momento in cui tutti attendono quel qualcosa di nuovo che è l’anno nuovo. Qualcuno dirà che sono solo coincidenze, qualcun altro penserà che è il segnale di un Dio che non lascia mai le cose in ordine come noi le vorremmo, che le sovverte. E puntare i riflettori sul tema della pace, come facciamo oggi, è molto sovversivo”.

L’intervento del giovane pakistano Zeeshan. Foto © Vita Trentina

Ultima tappa a Torre Mirana, dove è allestita per l’ultimo giorno la mostra Finding Home, con la testimonianza di Silvia Maraone, coordinatrice di Ipsia in Bosnia Erzegovina. Maraone, impegnata da 30 anni nei Balcani, interverrà anche domani a Rovereto insieme a padre Alex Zanotelli (alle 18 nella sala Filarmonica di Corso Rosmini). “L’obiettivo del nostro intervento è quello di restituire dignità“, ha detto Maraone, in videocollegamento, parlando del lavoro svolto da Ipsia nel campo di Lipa. “Non li trattiamo come numeri, perché spesso nei campi profughi queste persone perdono la propria identità. Vengono identificati tramite tesserine. Noi cerchiamo di riconoscerli come persone con una storia“, conclude Maraone, prima di lasciare spazio, in Duomo, all’intervento di Raffaele Crocco che precede la Messa, celebrata in Cattedrale dall’arcivescovo don Lauro Tisi.

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