Nuovo ospedale di Trento, gli ingegneri: “L’area di via al Desert? Lotto di dimensione idonea”

Foto: Matteo Rensi (Ufficio stampa Pat)

“La scelta dell’area di via al Desert per la realizzazione del nuovo ospedale di Trento è frutto di studi approfonditi: per metterla in discussione occorrono specifiche valutazioni in materia di urbanistica, di traffico, di ambiente, di energia e di tecnica ospedaliera”.

L’Ordine degli Ingegneri della provincia di Trento entra così nel dibattito di questi giorni sul nuovo Polo ospedaliero e sulla possibilità di rivalutarne la futura collocazione.

“Precisazioni che – specifica la presidente Silvia Di Rosa – esprimiamo mantenendo un ruolo di terzietà e senza dunque sostenere una specifica tesi, se non supportata da elementi oggettivi e frutto di approfonditi studi tecnici”.

Secondo quanto riporta l’Ordine degli Ingegneri, “l’area di via al Desert configura un lotto di dimensione idonea a garantire la realizzabilità dell’Ospedale, dell’Università e dei centri di ricerca come il Cibio, con possibilità di espansione futura rispetto alle previsioni del Piano Regolatore Generale”.

Caratteristiche già note ed evidenziate sia dalla Provincia autonoma di Trento sia dal Comune di Trento nel disciplinare di gara del 2016 per il Polo Sanitario del Trentino. “Le richieste di quel disciplinare – chiarisce Di Rosa – erano supportate da uno specifico documento redatto da Dirigenti comunali e provinciali: l’analisi comparativa delle aree di via al Desert e di San Vincenzo del 2016 confermava la scelta di via al Desert come quella ottimale alla luce delle finalità e criticità insite nella realizzazione dell’opera. Da allora non sono cambiate la città, la ferrovia, i fiumi, l’autostrada, le necessità sanitarie generali e particolari”.

Dal punto di vista viario, la connessione dell’area di via al Desert con il tessuto urbano è semplice e già esistente, scrive l’Ordine degli Ingegneri. La rete stradale formata da via Degasperi, via Jedin, via Ghiaie, tangenziale di Trento, via Sanseverino e S.P.90 consente molteplici accessi da tutte le direzioni, sia dai quartieri cittadini sia dalle vallate. L’eliminazione del sovrapasso di Ravina consentirà la separazione gerarchica dei flussi veicolari e possibilità di accesso adeguata per capacità e direzioni di flusso alla futura area ospedaliera, sia per fruitori dell’ospedale sia per lavoratori che per veicoli in emergenza.

Un secondo accesso settentrionale attraverso via Ghiaie e via Degasperi si affiancherà all’ingresso sud, che garantirà invece una gestione virtuosa e sicura delle emergenze, oltre che l’ingresso di utenti e lavoratori. Anche la mobilità “lenta” trova nell’area di via al Desert immediata e semplice connessione alle piste ciclopedonali della zona: la possibilità che l’area sia raggiungibile a piedi dalla città o almeno dal centro sud dell’abitato è un aspetto da incentivare.

La connessione dell’area di via al Desert – aggiunge l’Ordine degli Ingegneri – con i percorsi di bus e taxi è già in essere e può essere ulteriormente potenziata. Anche la prossimità con la rete ferroviaria rappresenta un vantaggio e consentirà di realizzare una stazione ferroviaria ad hoc per il nuovo ospedale.

C’è poi la questione fondamentale delle sinergie, in primo luogo con il Centro di Protonterapia, già operativo sull’area di via al Desert. “È un centro che costituisce una grande opportunità per il territorio, per il nuovo ospedale, per l’Università e la ricerca, per i collegamenti internazionali e le sue attività vanno assolutamente valorizzate – dice Di Rosa –. Il Centro si trova in via al Desert perché è stato immaginato come parte integrante del nuovo presidio ospedaliero e ad esso deve essere strettamente e virtuosamente connesso, secondo la programmazione generale originale, affinché da questa connessione possano generarsi reciproci vantaggi”.

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