Scuola dell’infanzia, i sindacati critici: “Insegnanti spinti a migrare nella primaria”

Non convince i sindacati l’iniziativa della Giunta Provinciale annunciata dall’Assessore all’Istruzione Mirko Bisesti nella conferenza stampa di venerdì 23 dicembre, con la quale a partire dall’anno scolastico 2023/2024 s’intende rendere strutturale il calendario di undici mesi per la scuola dell’infanzia con il cosiddetto “mese aggiuntivo” nel periodo estivo.

“Una scelta che amplia il divario tra scuola dell’infanzia e il resto della scuola trentina, che garantisce condizioni più favorevoli in termini di equilibrio vita familiare e professionale e la scuola provinciale a carattere statale prevede la retribuzione estiva alle lavoratrici e ai lavoratori precari che hanno prestato servizio tutto l’anno scolastico”, sottolineano le organizzazioni sindacali, esprimendo il timore che “nel medio/lungo periodo, in virtù del fatto che il titolo di studio di accesso al lavoro è lo stesso, il nuovo status quo che coinvolgerà le insegnanti dell’infanzia possa spingerle a vagliare un’opportunità che su premesse diverse non avrebbero mai preso in considerazione, vale a dire il passaggio alla scuola primaria provinciale a carattere statale, dove vige un sistema più gratificante perché agganciato al sistema nazionale che garantisce un orario di lavoro su circa dieci mesi tra attività di insegnamento e attività funzionali, una progressione di carriera garantita dopo la stabilizzazione, certezza della fruizione delle ferie”.

Per FLC CGIL, CISL Scuola e SATOS la decisione della Giunta rappresenta “un ennesimo tentativo di distinguersi dal resto del Paese con finalità meramente elettorali e non certo pedagogiche, evitando un’autentica consultazione, peraltro molto sentita e richiesta dalle parti coinvolte. Riteniamo infatti che un’iniziativa di questa portata debba poggiare su solide basi pedagogiche che tengano conto delle esigenze dei bambini con un’attenzione particolare ai bambini con BES (Bisogni educativi speciali) e del loro diritto a godere di un periodo di alleggerimento da dedicare al gioco e alle attività ricreative dopo dieci mesi trascorsi a scuola; perché la scuola dell’infanzia è a tutti gli effetti scuola, rientra a pieno titolo nel curriculum educativo e d’istruzione del cittadino italiano, di cui rappresenta il primo gradino”.

“Non dimentichiamo che l’esigenza dell’undicesimo mese, nel luglio 2020, nacque in piena pandemia. Tutto il personale delle scuole dell’infanzia si assunse la responsabilità perché sentiva che in quel momento era giusto farlo, e così è stato nel 2021 e persino nel 2022. Pur non comprendendo il protrarsi di una misura nata come “straordinaria” calpestando di fatto pensieri e diritti, tutti hanno sempre svolto il loro lavoro con dedizione”, concludono FLC CGIL, CISL Scuola e SATOS, ricordando come “i mesi estivi sono solitamente dedicati allo svolgimento della manutenzione ordinaria e straordinaria delle scuole, per mantenerle efficienti e sicure; a oggi ci sono scuole che avrebbero necessità di interventi urgenti che, nella migliore delle ipotesi, saranno effettuati a settembre rendendo alcune zone inaccessibili ai bambini fino al termine dei lavori”.

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