A Maceió una riflessione sui giovani. “Stiamo accanto a loro, come quando c’insegnano l’uso del cellulare…”

Hanno partecipato alla serata sui giovani, moderata da Piergiorgio Franceschini, il delegato vescovile don Mattia Vanzo, la referente per la Pastorale Giovanile Cecilia Cremonesi, Antonio Miotello, docente di Fisica e membro equipe sinodale, Elisa Andreoli per associazione NOI Trento, Lorenzo Rigo, referente per Irc, Valeria Pellegrin, insegnante di Riva del Garda ed Elisa Lunardelli studentessa a Gerusalemme

Come può essere una Chiesa non solo più attenta ai giovani, ma anche essa stessa più giovane, più aperta al futuro? Anche sul rapporto con le “generazioni Z” le analisi latinoamericane si sono ben intrecciate con quelle trentine: guai considerare i ragazzi destinatari di proposte “per loro” che poi si rivelano poco attrattive e anche poco centrate. Piuttosto, stare in mezzo a loro, lavorare “con loro”, lasciandoci anche “tirare” quando necessario. L’immagine folgorante è venuta proprio dal dispositivo che più interessa i giovani, non solo in Occidente, ma in ogni angolo del mondo. “È normale per noi adulti – ha esemplificato un missionario – avvicinarci ad un giovane per chiedere aiuto nell’uso del cellulare. In quel caso, allora ci affidiamo quasi completamente a lui, non lo trattiamo con superiorità o paternalismo, anzi ci sentiamo in debito con lui e lo ringraziamo, quasi disposti a passare ancora del tempo per capire meglio come risolvere un problema tecnico. E se fosse così anche con la vita cristiana, perchè non sappiamo avvicinarli con lo stesso atteggiamento, anche di riconoscenza verso di loro…?”. Altri missionari hanno aperto le pagine della Bibbia – molti di loro le citano anche ad occhi chiusi – prendendo dagli Atti degli Apostoli, l’esempio della loro “passione” per i giovani. Come Anania, si tratta di assumere l’atteggiamento di chi si mette in ascolto, invece che “rischiare di obbligare i giovani a vedere quello che erroneamente noi vogliamo che loro vedano”.

Ci si è soffermati a lungo – raccontando anche esperienze di ascolto della Parola come “Passi di Vangelo” – sull’importanza dell’accoglienza dei giovani a partire anche dai loro vissuti e dai loro diversi racconti (esperienze di scuola e lavoro, gruppi di vario genere…). Ci si rende conto che la condivisione di vita è essenziale: condivisione dei giovani e con i giovani ma anche tra giovani e adulti.

Non si è mancato di osservare – anche da oltreoceano – che criteri e linguaggi cambiano continuamente, come risulta evidente dall’evoluzione frenetica dei social media, sui quali come adulti siamo sempre in difficoltà. Un capitolo particolare, quello del linguaggio liturgico che appare spesso ai giovani inaccessibile: “ma quanto noi adulti siamo disposti a rivedere tutto questo?”.

I missionari hanno citato l’esperienza dell’Economia di Francesco come esempio in cui papa Francesco ha cercato di cambiare un paradigma proprio a partire dai giovani, ipotizzando un’economia, una sostenibilità anche ambientale, ripensata dai giovani: “perchè non potremo partire da qui per incontrare i giovani e metterli in relazione con il Vangelo ma in modo nuovo?”.

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