Al Muse di Trento sono arrivati due giovani basilischi

Hanno da pochi giorni trovato casa al secondo piano del Muse di Trento, i due giovani basilischi che, una volta vinto il timore e abituati all’andirivieni di visitatori e visitatrici curiosi, sono pronti per incontrare anche il pubblico.

I due esemplari, che sono fratelli, sono giunti al museo provenienti da un allevatore del Veneto e sono in realtà, già da mesi, ospiti della struttura. In uno spazio appartato e dedicato alla cura degli animali vivi, sono stati cresciuti e accuditi dalla referente del museo che si occupa degli animali, mentre il loro terracquario veniva allestito e in attesa che crescessero in dimensioni e diventassero più confidenti e più inclini a farsi osservare. “All’inizio – spiega Francesca Rossi – erano molto timorosi e tendevano a restare nascosti o a fuggire nella vegetazione alla vista di un estraneo. Li abbiamo ospitati all’interno di un terrario allestito con zone d’acqua e piante per ripararsi ad una temperatura di 22°C con una zona di basking a 35 °C in cui potevano “riscaldarsi”. E li abbiamo alimentati con piccoli grilli (Acheta domestica). Adesso che siamo in febbraio, hanno raggiunto i 35 cm di lunghezza, è comparsa una piccola cresta dietro la nuca ad entrambi e stanno diventando più confidenti. Restano sempre molto vicini ma dimostrano già due caratteri diversi, uno è ancora timoroso e fugge a nascondersi, l’altro invece rimane tranquillo ad osservarci”.

Anche se hanno ormai 8 mesi non è ancora possibile stabilire il sesso dei due esemplari. Entrambi mostrano solo due piccoli abbozzi di cresta sulla testa, elemento che differenza i maschi dalle femmine e che si forma molto lentamente. Tra qualche mese, la femmina avrà solo una piccola cresta in corrispondenza della nuca mentre il maschio ne avrà tre: una sulla testa, una sulla schiena e una lungo la coda.

L’acquario marino e il terracquario al piano dedicato alla geologia e alla nascita delle Dolomiti, rappresentano l’ambiente che oggi domina nei settori geografici nei quali nel triassico si stavano formando le Dolomiti e costituiscono un “analogo ecologico”. Nelle aree tropicali – ieri e oggi – c’è sovrasaturazione di carbonati, che in passato venivano fissati da batteri e alghe, oggi dai coralli. Ciò spiega la presenza nel museo dell’acquario marino. Seguendo questo ragionamento, tra gli isolotti tropicali – sub tropicali del triassico medio delle Dolomiti, in ambienti vegetati di bassa costa, vivevano notosauri, tanistrofei e altri rettili oggi completamente estinti. In ambienti analoghi in Centro e Sud America vivono oggi dei rettili legati agli ambienti acquatici come i basilischi che possiamo ammirare al museo.

“Basilisco” è anche il nome di una creatura leggendaria, un essere letale, capace di pietrificare con il solo sguardo e uccidere con il fiato. Dal punto di vista dell’aspetto, il basilisco mitologico è stato descritto in molti modi diversi: gli antichi greci lo ritenevano un piccolo serpente con la cresta, altri lo credevano un animale enorme, altri ancora una lucertola con ali spinose, testa e zampe di gallo e coda di serpente. Quello che possiamo ammirare oggi al MUSE è invece il basilisco piumato (Basiliscus plumifrons), una lucertola che vive in centro America e che ha ereditato solo il nome – che significa “piccolo re” – dalla creatura mitologica.

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