A palazzo Trentini in mostra i riti, le paure e le speranze di “Nascere in montagna”

Sarà visitabile fino al 1 aprile prossimo, a palazzo Trentini a Trento, sede del Consiglio provinciale di Trento, la mostra “Nascere in montagna – riti, paure, speranze”, un’originale esposizione incentrata su abitudini, credenze, simboli, oggetti, riti apotropaici, personaggi, oggetti, raffigurazioni legati alla maternità e al momento fatidico della nascita di un bimbo o di una bimba nel Trentino del XIX-XX secolo.

La rassegna è stata inaugurata mercoledì 1 marzo dal presidente del Consiglio provinciale Walter Kaswalder, che nel ricordare l’epoca in cui si nasceva in casa – ancora a metà anni Cinquanta – ha attinto anche a ricordi personali, come quello del padre medico condotto, caricato nella benna di un escavatore per superare un muro di neve e raggiungere così una partoriente in attesa dentro un maso in quota.

La mostra, che espone giocattoli, scarpette, cuffiette e calzette, fasce battesimali, culle, orecchini e tante altre vestigia di una comunità umana ormai consegnata alla storia, è frutto dell’appassionata ricerca antropologica condotta nelle nostre valli e nei nostri paesi da Rosanna Cavallini, che ha ringraziato per i tanti crediti di collaborazione, di persone e di enti, dal Comune di Trento a quello di Borgo Valsugana, dal Museo Casa Andriollo di Olle Valsugana al Museo della Civiltà Solandra di Malé. La rassegna che ne è uscita si sviluppa non sulle tracce della grande storia o dei grandi artisti o dei grandi eventi, bensì delle piccole vicende quotidiane, delle tradizioni familiari, dei modi di intendere i cicli della vita e la sua brevità, nel semplice mondo contadino dei nostri nonni e antenati. Che tanti problemi aveva ma non certo quello dell’inverno demografico così grave nel nostro tempo attuale.

Fiorenzo Degasperi ha tratteggiato l’epoca secolare in cui fare figli era un dogma e anche una questione di sopravvivenza, l’unica via per garantire ai genitori la possibilità di vivere la vecchiaia. In un clima di profonda immersione nella religiosità, il lieto e tenero evento era preceduto e talvolta seguito anche dalla paura – della solitudine, della sterilità, del peccato – in un contesto sociologico dominato dal senso di colpa. Anche di non avere figli o di avere avuto figli nati morti e quindi non battezzati.

Ingresso libero dalle 9.30 alle 18.30 in tutti i giorni feriali e la mattina (9.30-12.30) il sabato.

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