Gesù è la risurrezione e la vita

«Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà» Gv 11,25

DOMENICA 26 MARZO 2023  – V DI QUARESIMA – ANNO A

Ez 37,12-14, Rm 8,8-11, Gv 11,1-45

Uno dei tanti paradossi dei nostri giorni è dato dallo scontro continuo tra sete di vita e scelte di morte. È una constatazione amara, questa, legata al dramma della cultura della trasgressione, che esprime un desiderio sfrenato di vita e al tempo stesso un morboso giocare con la morte. Ma lo stesso dramma è messo in luce dalle guerre che mandano al macello intere generazioni. È possibile anche una considerazione più generale: la morte, che è sempre un dramma, mette a nudo in modo spietato la fragilità della nostra esistenza e il fatto che non siamo per nulla padroni di noi stessi, ma al massimo affittuari. Dio prende sul serio questo nostro dramma che, pur con diverse interpretazioni, ha sempre la stessa trama: vivere con la certezza di morire. Dio non vuole la
morte dell’uomo, perché ha creato l’uomo per la vita piena ed eterna. Per questo progressivamente introduce nella vicenda di Israele la speranza della risurrezione, come ci suggerisce la
prima lettura, e allo stesso modo introduce in tutte le culture e le religioni del mondo il desiderio di una qualche forma di sopravvivenza dopo la morte.

Con la venuta di Gesù però le promesse di vita si realizzano. Non si tratta più di credere in qualche forma generica di sopravvivenza ultraterrena ma di cominciare a credere nella risurrezione e
nella vita eterna. La risurrezione di Lazzaro è soltanto temporanea, egli tornerà a morire come tutti noi. Ma diventa segno della risurrezione di Cristo stesso, perché manifesta in modo anticipato
la Sua forza vittoriosa sulla morte. Diventa segno pure della nostra risurrezione che è partecipazione alla risurrezione di Gesù Cristo. Credere nella risurrezione e nella vita eterna vuol dire allora credere in una forma di vita piena, personale, di comunione con Dio. Ciò non significa che il credente in Gesù Cristo affronti la morte a cuor leggero o con spavalderia. Chi ha incontrato Gesù Cristo, chi crede in Lui affronta la morte con rispetto, conosce ancora l’amarezza delle lacrime quando viene privato di una persona cara e il timore del buio quando deve attraversare in prima persona la “valle oscura”. Ma colui che ha accolto Gesù Cristo come colui che è “vita e risurrezione” si pone davanti all’esperienza e al mistero della morte con il cuore pieno di speranza.

È lo Spirito di Cristo, donatoci nel battesimo, nella cresima e nell’eucaristia, che ci fa partecipare alla sua vita: «Se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi» (Rm 8,11). Infatti, lo Spirito opera in noi, già ora, il superamento di una mentalità
carnale, cioè di una mentalità rinchiusa nell’orizzonte della morte e orientata perciò a “spremere la vita”. Lo Spirito ci spinge ad abbracciare l’orizzonte della risurrezione e della vita eterna.

Come cristiani è dentro questo orizzonte pasquale che viviamo la nostra esistenza ed è la speranza che ne consegue il regalo più bello che possiamo portare alla gente del nostro tempo e del nostro ambiente di vita quotidiana.

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