Messa di Pasqua, monsignor Tisi: “Faccio mia l’angoscia di Andrea e di tutta la comunità di Caldes”

Don Lauro Tisi nella foto di Gianni Zotta ©

“Faccio mia l’angoscia dei genitori di Andrea e di tutta la comunità di Caldes“. L’arcivescovo di Trento, Lauro Tisi, ha ricordato Andrea Papi, 26 anni, morto mercoledì scorso per l’attacco di un orso, nel corso dell’omelia per il giorno di Pasqua.

Tante le tenebre che avvolgono il presente. “Un grande spazio – ha ricordato monsignor Tisi – lo occupa la guerra che insanguina l’intera umanità. Ma non meno buia è la solitudine che abita in tante case e di cui in queste settimane la comunità trentina ha fatto esperienza in modo tragico”, ha aggiunto l’arcivescovo Tisi ricordando le due donne che sono morte per cause naturali nella loro casa a Pergine Valsugana.

“Oscura è la pagina vergata dal dolore che racconta la vita di tante famiglie assalite dalla morte improvvisa dei propri cari. Faccio mia l’angoscia dei genitori di Andrea e di tutta la comunità di Caldes. Drammatica e apparentemente senza fine la violenza sulle donne che in queste ore ci vede in apprensione per le vittime dell’ennesimo dramma consumatosi nel nostro Trentino”, ha detto monsignor Tisi, che ha ricordato così le due sorelle, Maria e Brigida Santonastasio, colpite con il mattarello dall’ex compagno della prima, che si è poi tolto la vita.

Questi fatti si avvicinano, ha detto l’arcivescovo Tisi, al “buio in cui si avventura Maria di Magdala nel mattino di Pasqua, il buio del tradimento e della morte. Morte che sembra avere l’ultima parola nella vita dell’uomo. Questo buio ci appartiene, e non raramente ci paralizza e ci schiaccia”.

La luce del sepolcro, però, ha aggiunto l’Arcivescovo, si rivela anche nel nostro presente. Si mostra “nelle nostre comunità, che sono capaci di stringersi attorno a chi è stato visitato nella morte”. Ma è anche nelle “biografie nascoste di tanti uomini e donne che, nel momento dell’addio, rivelano storie intrise di bellezza, di gratuità, di umanità. Quante volte in queste settimane abbiamo ascoltato, nel morire di alcuni giovani, la loro umanità bella, straordinaria, che ha scosso le comunità”.

La luce si vede anche, a detta dell’Arcivescovo, nelle stanze degli hospice, “dove l’umano si fa più intenso quanto più si avvicina l’ultimo passo. Qui – ha detto monsignor Tisi – i miei occhi hanno visto andare in onda la vittoria sulla morte, il venir fuori di storie di umano riconciliato. Ho visto nei miei occhi come si può andare incontro alla morte con speranza, grazie a una rete di umanità che si prodiga per farsi prossimo, per farsi vicino”.

L’arcivescovo Tisi ha quindi lanciato un appello: “Vi invito ancora una volta a entrare nel sepolcro vuoto, quello di Gesù, ma anche nei sepolcri ribaltati della nostra umanità, che in alcuni momenti danno prova di grande bellezza. Vi invito a guardare a questo meraviglioso Cristo nelle sue meravigliose relazioni con la samaritana, con il cieco, con l’adultera. Leggete il Vangelo, leggetelo più che potete e contemplate quest’umanità di Gesù che è così bella, così umana, così desiderio del nostro cuore”.

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