Seguire le orme del Pastore per trovare la vita

30 aprile 2023 – IV Domenica di Pasqua – Anno A

At 2,14.36-41; 1Pt 2,20-25; Gv 10,1-10

«Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo». Gv 10,9

Papa Francesco al termine della riflessione proposta all’angelus del 21 aprile 2013, poche settimane dopo la sua elezione, proprio nella domenica del “Buon Pastore” corresse in modo amabile la folla e i giovani che lo salutavano gridando il suo nome: «Grazie tante per il saluto, ma salutate anche Gesù. Gridate “Gesù”, forte…». La quarta domenica di Pasqua ogni anno ci invita a mettere Gesù al centro della nostra vita, a instaurare con Gesù una relazione personale autentica e a saper fare scelte di vita a partire da questa relazione.

Siamo chiamati anzitutto a riprendere coscienza, come singoli cristiani e come comunità, che la nostra fede si radica in un rapporto personale con Gesù nostro pastore: le pecore ascoltano la voce del pastore, egli le chiama una per una e le conduce fuori, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce (cfr. Gv 10,3-4). Questo rapporto personale e comunitario con Gesù pastore va coltivato costantemente e quotidianamente, tenendo come punto di riferimento della nostra vita e delle nostre scelte la sua voce e la sua Parola.

In secondo luogo, il vangelo di Giovanni ci fa scoprire qualcosa sugli effetti del crescere in questa relazione ricordandoci che Gesù è la porta della salvezza, la porta della vita. Crescere nella relazione con lui vuol dire perciò addentrarci sempre più in quella realtà che Giovanni chiama salvezza, vita, vita eterna, vita piena ed abbondante. Ciò significa che quanto più cresciamo nel nostro rapporto con Gesù Cristo tanto più veniamo introdotti nella relazione di amore con tutta la Trinità: con il Padre, per il Figlio, nello Spirito Santo. Quanto più cresciamo nel nostro rapporto con Gesù Cristo tanto più gustiamo la vita come vita piena, come vita di amicizia con Dio, come vita che non conosce tramonto. La seconda lettera di Pietro e gli Atti degli Apostoli ci fanno anche comprendere che questa vita piena, questa amicizia con Dio, è costata a Gesù pastore il dono della sua vita per noi. Per ridonarci quella vita che l’allontanamento da Dio (peccato) ci aveva fatto perdere Gesù ha portato i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce (cfr. 1Pt 2,24-25). Per ridonarci quella vita che noi avevamo perso a causa del peccato Gesù pastore ci offre la possibilità di cambiare, ci rigenera (nel battesimo) e ci dona il suo stesso Spirito, lo Spirito Santo (cfr. At 2,38-39).

In terzo luogo, le letture di questa domenica ci permettono di intuire qualcosa sul ruolo dei “pastori” nella Chiesa. L’evangelista non usa questo termine, ma il termine “guardiani”, tratto sempre dal linguaggio pastorale e utilizzato poi da san Francesco per designare il responsabile di una fraternità. In questo modo viene sottolineato che il pastore è e rimane unico: Gesù. Così come viene ribadito che le pecore sono sue e soltanto sue. Solo lui è il Signore, il padrone del gregge, solo lui è morto per la nostra salvezza. Ma Questo pastore condivide con altri il suo servizio, chiama altri a collaborare nella custodia e nella cura del gregge, chiama altri a collaborare affinché il gregge possa udire la sua voce. Ecco allora emergere anche la domanda vocazionale: a quale servizio sono chiamato/a per collaborare nella comunità cristiana a custodire il gregge di Gesù pastore e favorire nelle pecore l’ascolto della sua Parola?

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