Addio a Fabio Dematté, fondatore della scuola guida Alba. Una vita dedicata all’educazione stradale

Il primo parco macchine della scuola guida Alba, fondata da Fabio Dematté

La patente è una cosa seria. È dovere dell’istruttore fornire agli allievi, in vista del sospirato esame, una preparazione meticolosa, che metta al primo posto la responsabilità del conducente nei confronti della propria e dell’altrui incolumità”. Questa breve citazione riassume il senso della vita professionale di Fabio Dematté, che ci ha purtroppo lasciati pochi giorni fa. Una vita interamente dedita all’educazione stradale, principalmente alla promozione culturale dell’etica della responsabilità alla guida.

Nato a Torchio (Civezzano) nel 1934 in una famiglia, quella dei “Rodari”, da generazioni attiva nella coltivazione della terra e nella costruzione di carri agricoli, Fabio era forse predestinato, visti l’attività e il soprannome degli avi, ad aver a che fare con le quattro ruote. Dopo il diploma magistrale, si occupò di patenti a partire dagli anni Cinquanta per oltre mezzo secolo, dapprima come dipendente e poi, tra i pionieri nel settore, come fondatore e titolare della Scuola Guida “Alba”, azienda ramificata su diverse sedi tra Trento, la Valsugana, il Pinetano e la Val di Cembra. Formò generazioni di conducenti di ogni estrazione, che a distanza di decenni volentieri ne ricordano la figura di integerrimo insegnante: preparato, severo, esigente eppure giusto, gioviale, comprensivo e capace di imprimere negli allievi i concetti più difficili, anche ricorrendo talvolta a spassose battute in dialetto, che sapevano stemperare l’ansia del neofita, quel neofita magari poco avvezzo alle nozioni di meccanica, o impacciato nel trovarsi di punto in bianco alla guida di un automezzo.

Fabio Demattè, fondatore della Sciola Guida Alba

Fabio aveva una concezione “etica” della patente, convinto com’era che il conducente dovesse sempre essere all’altezza della responsabilità di governare il proprio veicolo: è sempre il conducente a condurre il mezzo, non viceversa; la sicurezza è anzitutto una questione legata alla persona. Grande era per lui il dispiacere, quando la cronaca riferiva di tragici incidenti nei quali molti giovani perdevano (e perdono!) la vita. Gli era difficile accettare giustificazioni delle disgrazie come dovute “all’asfalto reso viscido dalla pioggia”, alle “curve killer” o quant’altro. “No” – diceva – “è la condotta di guida a dover essere adattata alle condizioni del manto stradale: la pioggia non può essere causa di incidenti, se il conducente adotta il corretto comportamento in ogni circostanza”.

Proverbiali i racconti relativi alla rudimentalità dei veicoli che decenni or sono si utilizzavano per l’istruzione alla guida; una rudimentalità oggi difficile da immaginare, se paragonata alla comodità dei superaccessoriati veicoli odierni: fortunosi avviamenti, frequentissimi guasti e mancanza di ogni comfort rendevano la lezione di guida, spesso, una tregenda.

Fabio era inorridito dalle turpi vicende che spesso funestano, purtroppo il mondo dell’istruzione alla guida: corruzione e frode erano per lui non soltanto condotte abominevoli, ma altresì un sicuro viatico per la conduzione imprudente del veicolo, trasformato a quel punto in una vera “arma su strada”.

Dopo una vita lavorativa trascorsa a contatto con migliaia di studenti, ceduta l’attività al figlio Bruno, Fabio ebbe modo di apprezzare la quiete e la pace della montagna, dedicandosi a quelle semplici attività pratiche nelle quali poteva rivivere con piacere le sue antiche radici contadine.

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