A Trento la cerimonia di commemorazione per il 69° anniversario della morte di Manci

“Riflettendo in questi giorni sulla biografia di Giannantonio Manci mi sono soffermato su un dettaglio a cui non avevo mai pensato. Quando è morto Manci non aveva ancora compiuto 43 anni. Era dunque quasi un mio coetaneo, con moglie, figlie, un’attività imprenditoriale, responsabilità. La sua non era l’età dell’incoscienza, il suo antifascismo non era un furore giovanile, anche se giovanile e precoce è stata la sua partecipazione alla vita pubblica”. Così il sindaco di Trento, Franco Ianeselli, in occasione della commemorazione di Giannantonio manci, medaglia d’oro al valore militare della Resistenza italiana nel 69esimo anniversario dalla morte. Hanno partecipato alla cerimonia, che si è svolta nella Galleria dei Partigiani, anche i familiari di Manci, il presidente del Consiglio comunale Paolo Piccoli e il vicepresidente della Provincia di Trento Mario Tonina.

Il primo cittadino si è soffermato sull’attualità del pensiero di Manci affermando che “in lui troviamo amore per la libertà, ossessione per la giustizia e per il federalismo europeo, criteri di giudizio utili ancora oggi per distinguere tra l’autentica democrazia e le democrature così in voga in questo momento”.

“Con il suo esempio – ha proseguito Ianeselli – Giannantonio Manci ci mette in guardia dai pericoli del fascismo latente, da quegli elementi essenziali di cui ogni totalitarismo si nutre: la xenofobia, l’ammirazione per l’uomo forte, l’opportunismo a-ideologico, la diffidenza nei confronti della cultura che dobbiamo combattere appellandoci ai valori della nostra Costituzione. In questo impegno, la biografia di Manci costituisce un salvacondotto per il nostro futuro e Trento, ispirandosi ogni giorno agli ideali di questo eroe della Resistenza, non può che essere la città che mette al primo posto la difesa della libertà, della giustizia e della solidarietà”.

Alla cerimonia è intervenuto anche il presidente dell’associazione italiana partigiani del Trentino, Mario Cossali, che ha sottolineato l’importanza dell’eredità lasciataci da Manci insistendo sulla militanza democratica e antifascista del capo della Resistenza trentina. Il presidente di Anpi ha omaggiato il ricordo dell’eroe citandone in maniera letterale le parole: “Gli italiani hanno bisogno per rivivere in libertà di conquistare a se stessi anzitutto un mondo di onestà politica. Si deve liberare l’Italia non solo dalle baionette dei tedeschi e dei fascisti, ma anche dalla corruzione, dallo spirito di compromesso, dall’equivoco politico, dall’abitudine di transigere sui principi. Un’idea di fratellanza, di federazione e di unione, ed allora la patria diverrà come noi la vogliamo e come noi la sentiamo, il mezzo insostituibile per giungere all’umanità, all’internazionale dei popoli”.

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