Riva del Garda, l’ex convento dell’Inviolata ha riaperto le porte

È stato inaugurato oggi con una grande partecipazione di pubblico l’ex convento dell’Inviolata di Riva del Garda, di proprietà comunale, da tempo chiuso finché, nel 2010, si è deciso il restauro, nell’ottica non solo della tutela del patrimonio architettonico e artistico, ma anche della destinazione dell’immobile ad attività culturali ed eventi musicali, come concordato tramite un protocollo d’intesa da Provincia autonoma di Trento e Comune di Riva del Garda. I lavori sono stati curati dalla Soprintendenza per i beni culturali e dal Servizio opere civili della Provincia e seguiti da una équipe allargata di tecnici. L’iter progettuale, per il quale tra l’altro si è reso necessario lo scoprimento dei dipinti murali occultati da una tinteggiatura ottocentesca, è iniziato nel 2010 per concludersi nel 2015. Nel 2017 il via ai lavori.

L’evento di inaugurazione è iniziato con la musica, quella dell’organo da camera del Conservatorio Bonporti (la cui sede è attigua e che ora può contare su alcuni degli spazi dell’ex convento) suonato da Tarcisio Battisti, docente di Teoria dell’armonia e analisi, e con il canto delle giovani studentesse Mariami Tkemaladze, soprano di origine georgiana che frequenta il triennio accademico di canto rinascimentale e barocco, e di Iciar Borges Carreras, soprano di origine spagnola, già studentessa Erasmus, da poco ammessa a frequentare il biennio specialistico in canto lirico.

Poi, in una sala allestita al piano superiore, il momento istituzionale, presenti il sindaco Cristina Santi, il vicesindaco Silvia Betta, per la Provincia l’assessore alla cultura Mirko Bisesti, per la Soprintendenza per i beni e le attività culturali il dirigente Franco Marzatico e la funzionaria di zona Cinzia D’Agostino, e per il Servizio opere civili il dirigente Marco Gelmini.

«Per noi rivani è oggi un momento importante -ha detto il sindaco Cristina Santi– l’Inviolata e il suo convento sono per noi un riferimento storico e identitario, io stessa ho tanti ricordi legati a questo luogo. La cui restituzione alla collettività è non solo una grande festa, ma il momento in cui la nostra città si arricchisce di un gioiello prezioso. Il restauro è stato un intervento lungo e complesso, partito nel 2017 e che è stato ricco di ritrovamenti importanti e di nuove testimonianze sulla vita che dentro queste mura si conduceva. Voglio ringraziare tutte le persone e i soggetti che hanno reso possibile questo bellissimo risultato, a partire dalla Provincia fino a tutte le singole persone, tra cui l’arch. Cinzia D’Agostino e i nostri uffici comunali e il cantiere».

«Questo intervento è stato realizzato con una stretta sinergia tra Soprintendenza e Sevizio opere civili -ha detto Franco Marzatico, dirigente della Soprintendenza per i beni e le attività culturali- in questo luogo dalla forte carica emblematica e spirituale, se pensiamo che la sua nascita si deve anche a accadimenti miracolosi collegati a una immagine della Vergine Maria. L’epoca è quella del principato vescovile e dei Madruzzo, autori di una sorta di programma chiamiamolo pure ideologico, perché quello che troviamo nell’Inviolata ha stretti riferimenti al culto mariano, che in epoca di controriforma è anche recupero di spiritualità. Quindi, questo gioiello che viene restituito alla funzione pubblica ha anche importanti connessioni con storia dell’arte, della politica e della religiosità nazionale, ma conoscendo gli effetti del Concilio di Trento, possiamo dire anche internazionale. La visita di questo luogo è quindi una occasione straordinaria, considerando questo affastellarsi di messaggi anche di natura programmatica e religiosa, un luogo dove echeggiano figure di grande spicco come Pietro Ricchi».

«Questo è stato un cantiere molto interessante seguito con passione dai nostri tecnici -ha detto il dirigente del Sevizio provinciale opere civili Marco Gelmini– sempre in stretta collaborazione con l’arch. D’Agostino della Soprintendenza. Di fatto è stato aperto nel 2017 per protrarsi fino a poche settimane fa. Il cantiere principale ha interessato la ristrutturazione dell’edificio, un lavoro piuttosto complesso anche perché si sono presentati diversi imprevisti, tra cui la necessità di rifare per intero la copertura. Per l’area esterna abbiamo lavorato in stretta collaborazione con il Comune di Riva del Garda, con cui abbiamo concordato l’utilizzo degli spazi. Le risorse dedicate a questo restauro sono di circa tre milioni di euro».

«È stato un lavoro di équipe lungo e complesso che però si è svolto in modo fluido -ha detto Cinzia D’Agostino, funzionario di zona della Soprintendenza per i beni e le attività culturali- come non succede spesso, e siamo perfino rimasti nel budget, risparmiando anzi qualcosa. Tra gli interventi più complessi e più interessanti di questo lavoro c’è senz’altro il restauro degli affreschi del chiostro, che ospita un ciclo molto importante per Riva perché dedicato a San Girolamo, santo non molto rappresentato nelle nostre chiese. Realizzato nel 1675 da Giovanni Antonio Italiani, artista noto a Riva e qui residente, rappresenta tutta la storia della vita del santo, compresi i miracoli che gli sono attribuiti, ma anche uno straordinario spaccato di vita del Seicento a Riva».

Durante il rinfresco che ha concluso la festa, nel salone del primo piano si sono esibiti i chitarristi Angelo Festi e Christian Stolff, entrambi studenti dei corsi accademici del Conservatorio di Riva del Garda.

Punto di partenza dell’intervento, il consolidamento statico della struttura, danneggiata dalla guerra e da vari eventi sismici. Anche la struttura del tetto, già rifatta negli anni Ottanta, è stata totalmente rivista per la necessità di un ulteriore consolidamento strutturale. Nel corso dei lavori è stato ricostruito il sistema di volte leggere dell’antico dormitorio al primo livello, conservate solo in parte, causa i danni del 1918, quanto l’immobile fu colpito da una granata. Nelle celle sono emersi i soffitti lignei originari, dei quali uno decorato. Le pavimentazioni erano relativamente recenti, con mattonelle in cemento bianche e rosse sul chiostro e nel corridoio superiore, altre più recenti in ceramica, sicché si è optato per la loro integrale sostituzione, a eccezione di quelli in cementino nei corridoi al primo piano. Il chiostro è stato completato con la pavimentazione originaria in mattoncini di cotto a spina di pesce. I serramenti in parte sono stati conservati, in parte sostituiti perché in cattive condizioni o incongrui. Un ulteriore lotto di lavori è stato riservato alle superfici decorate, grazie ai quali il corredo pittorico del convento è tornato protagonista del chiostro e del deambulatorio del dormitorio, con un ulteriore elemento di pregio nella grande sala del capitolo, dove è stato scoperto un soffitto dipinto.

I lavori principali sono iniziati nel 2017 e terminati nel 2021. Tra il 2021 e il 2023 sono state attuate le opere accessorie quali gli impianti di illuminazione le sistemazioni esterne e i giardini. Nello stesso periodo la Soprintendenza si è attivata con più interventi conservativi per l’attigua chiesa, restaurando le facciate, i dipinti murali della sagrestia e i tre portoni d’entrata.

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