Un libro racconta la santità di padre Andrea

La presentazione della biografia nell’aula magna del Vigilianum (foto Vita Trentina)

Presenta per la prima volta al pubblico italiano la figura e l’opera del missionario trentino di Vigolo Vattaro il libro “Padre Andrea Bortolameotti. Servo di Dio” presentato questa mattina al Polo “Vigilianum” dai suoi confratelli religiosi Venturini che ne hanno promosso la pubblicazione firmata da  padre Angelo Fornari e dal diacono Josè Paulo Lombardi.  Il superiore generale padre Carlo Bozza e il suo predecessore padre Gianluigi Pastò hanno conosciuto da vicino padre Andrea – “un uomo di grande spiritualità, dedito ai più poveri e anche ai detenuti” – testimoniando anche il suo precedente servizio in Italia e la sua influenza sul fondatore della Congregazione di Gesù Sacerdote, padre Mario Venturini, di cui era stato stretto collaboratore e anche confessore. “Abbiamo visto come anche da missionario in Brasile ha saputo vivere il carisma specifico di attenzione ai fratelli sacerdoti, ispirando accanto agli ospedali per le famiglie povere anche una comunità di accoglienza per i sacerdoti in difficoltà”.  Ma a stupire era anche “la sua semplicità e le sue lunghe ore di preghiera in ginocchio prima di cominciare la giornata” ed anche un certa autoironia quando, anziano, sentiva le persone prevedere per lui una beatificazione: “Per l’amore del Cielo – si scherniva – altrimenti devo passare ancora più tempo in Purgatorio”.

Alla sua morte improvvisa nel 2010, a 91 anni, i brasiliani lo vollero seppellire nel Duomo di Barretos, la sua diocesi che oggi ha avviato la Causa di beatificazione per opera del  vescovo mons. Milton Kenan, affermando che “Un santo ha vissuto tra noi”. Conclusa la fase diocesana ora a Roma sta per essere avviato il lavoro di esame della lunga documentazione raccolta  in vista della “positio” e gli approfondimenti che dovrebbero durare ancora due anni almeno, ma nella comunità di Vigolo Vattaro c’è già la forte convinzione del comitato “Amici di padre Andrea” che ne avevano supportato con raccolte di fondi le sue iniziative in campo sanitario e formativo: “Ora siamo fiduciosi di poter favorire anche questa riconoscenza della Chiesa nei suoi confronti”, ha detto la presidente del Comitato, la nipote Rina Bortolameotti, mentre il curatore dell’edizione Carlo Bridi ha evidenziato il legame fra la prima santa di origine trentina, Paolina Visintainer, figlia di emigrati di Vigolo Vattaro, alla quale il missionario Venturino era legato.

L’Arcivescovo emerito, mons. Luigi Bressan, ha collocato l’opera di padre Bortolameotti dentro la storia molto ricca di missionari trentini partiti per il Brasile (nel 1988 se ne contavano ben 144, di cui 86 sacerdoti, 10 fratelli, 35 suore e 12 laici), evidenziando anche la sua pastoralità espressa nel servizio impegnativo e popolare di parroco:  “Mi vien da pensare al trentino Stefano Bellesini, il primo parroco beatificato dalla Chiesa”.

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