I Cappuccini vanno, lo spirito di Francesco resta

Questa settimana trovate i “Sentieri” aperti dalle riflessioni di una lettrice, Ivana Stenico, che ringrazio per aver condiviso la partecipazione all’Eucaristia di saluto e ringraziamento ai Cappuccini, domenica 15 settembre, con la presenza dell’Arcivescovo e del sindaco di Trento.

La chiesa di San Lorenzo è gremita e le persone continuano ad arrivare da tutte le zone della città e del Trentino. In attesa del Vescovo si scambia qualche parola con i vicini di banco. Tutti hanno un ricordo importante dell’opera dei Frati, alcuni sposi, fra i presenti, sono stati persino uniti in matrimonio qui nella Badia di San Lorenzo. Il Vescovo arriva puntuale alle 18 e ricorda a tutti noi il significato di questa cerimonia: esprimere il nostro grazie ai Frati Cappuccini. Certo non manca una vena di malinconia, incredulità e anche tristezza. Il Vescovo aggiunge però un suo ricordo personale: l’incontro con padre Beniamino, dal quale dice di aver “imparato che Dio è amore”. Tutta la Messa è stata allietata dal coro con canzoni di ispirazione francescana. Durante l’omelia, il Vescovo ha ricordato che, nella concezione popolare, i frati sono definiti di “manica larga”, quindi portatori di bontà e misericordia a testimonianza del fatto che Dio è “Madre”. 

Non sembra vero, ma dopo 500 anni di attività i Frati salutano la città. Sono rimasti in pochissimi e non riescono a far fronte da soli ai mille impegni di gestione del convento e delle numerose altre attività. Ma sono stati per tutti noi un grande esempio di umiltà e accoglienza verso tutti. Hanno dato riparo a chi non aveva rifugio e hanno sempre fornito pasti caldi a chi ne aveva bisogno. È vero, loro non ci saranno più qui a Trento ma ci lasciano in eredità delle iniziative che continueranno ad esistere, come la Mensa della Provvidenza e la scuola di italiano per stranieri “Penny Wirton”. Sarà consultabile anche il patrimonio di testi antichi e conservati nella Biblioteca del Convento in via della Cervara.

Numerosi sono stati gli avvenimenti citati dal Vescovo per ricordare la grandezza dell’opera misericordiosa dei Frati. Prima della benedizione è stato un susseguirsi di testimonianze e commossi ringraziamenti da parte delle varie associazioni di volontariato. Vorrei sottolineare dalla cronaca di Vita Trentina nel numero scorso le tre parole sottolineate dal Provinciale dei Cappuccini, padre Alessandro Carollo: Anzitutto “gratitudine“: Se “abbiamo potuto dare ascolto e consolazione e se necessario anche un pezzo di pane è perché ci siete stati voi“. La seconda “dubbio”, nella consapevolezza però di essere “solo cercatori della volontà di Dio”. La terza parola “speranza“ di saper rispondere sempre meglio alla propria vocazione, “con la volontà – ha ribadito il Provinciale – di essere fratelli di tutti, con il vostro sostegno che, ne sono certo, non mancherà mai”.
Ivana Stenico

Gent, signora Stenico,
oltre alle tre parole da lei riprese nel ringraziamento finale del Padre Provinciale dei Cappuccini c’è forse un quarta parola importante che non è stata pronunciata, ma che è corsa sulle labbra di tutti i partecipanti alla Messa in San Lorenzo. Questa parola è: “strumenti di pace”.

“Signore, fa di me lo strumento della tua pace” – dice infatti San Francesco in una delle sue preghiere – poesie più belle – “dove è odio fa che io porti perdono….” e l’andarsene dei Cappuccini, in fondo vuole avere proprio questo significato, una chiamata personale, francescana ad ognuno per vedere quanto dello “spirito di Francesco” è restato nella città dopo 500 anni di presenza conventuale, dopo una lunga missione che ha seminato pane, ma soprattutto accoglienza agli emarginati, agli espulsi dalla storia e dalla vita, spesso ai disperati.

È questo in fondo il convento, un asilo per chi si sente respinto dalla vita, ed è questo asilo che i frati si sono proposti di dare, nel convento, ma anche lungo le strade della “cerca”, occasione per incontrare vite e persone, per ascoltare, per accogliere, in situazioni che i Trentini dopo 500 anni dovrebbero essere capaci di interiorizzare e di trasmettere.

Andandosene i frati lasciano quindi non solo nostalgia per la loro presenza, ma una loro eredità di testimonianza, quasi una sfida cristiana per ricostituire, nella città, non solo fraternità, ma uno spirito di pace, di accoglienza. Di bontà reciproca. Così la Cervara e la piazzetta dei Cappuccini, restano luoghi di grande spiritualità e impegno per Trento, per tutta la diocesi.

È questo il messaggio che i frati hanno voluto lasciare alla città e al Trentino.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina