Carabinieri, ben più che tutori dell’ordine

lo spunto

Dalla Stazione Carabinieri temporanea di Ravina alla sala operativa del Paradiso:

“Pregasi coadiuvare questo comando nelle ricerche del leggendario Maestro pittore Ernesto Piccardo, ‘ateo’, avente le seguenti caratteristiche: affascinante novantaquattrenne, genovese di nascita e trentino d’adozione, corporatura esile, altezza mt. 1,70, occhi castani, viso magro, persona empatica, gentile, garbata di stile, ironica, allegra, porta in testa un cappello bianco a falde larghe. All’atto della sua scomparsa indossava un vestito bianco con camicia bianca con fiocchetto e scarpe nere. Ad avvenuta ‘cattura’ si prega di accompagnare il Maestro dal Generale c.a. Giovanni Narici e tramite questo accompagnarlo nelle mani della Madonna Virgo Fidelis”.

Il Comandante Maresciallo Gennaro Riccio

 

Il dialogo ripreso nello “spunto”, veritiero nella sua ispirazione, ma abbastanza improbabile nella sua enunciazione, si ritrova nell’ultimo libro del Maresciallo scrittore Gennaro Riccio, il settimo della fortunata serie che propone, nello stile delle sceneggiate della tradizione napoletana di cui erano maestri Eduardo De Filippo e Totò, dialoghi fra cielo e terra, fra i santi patroni che ben conoscono meriti e pecche del loro territorio e di chi lo vive. Gennaro per Napoli e Vigilio per Trento, sotto il volto attento della Madonna, la Virgo Fidelis che è patrona dei Carabinieri.

Il libro si intitola “Carabinieri, non solo…”, a significare che i Carabinieri non sono solo tutori dell’ordine, ma sanno essere anche uomini (e donne) di sensibilità umana e artistica, di sentimenti e di cultura, di poesia e di scrittura, di umorismo e di ironia. Non solo barzellette, insomma, anche perché Riccio rivela, dietro il suo stile disincantato, profonde verità che mette in bocca ai santi (sempre rispettandone la devozione), ma rivolge ai lettori. Così è anche questo libro che dà modo all’autore di rivelare i legami strettissimi fra cielo e terra, fra chi al cielo è salito e chi lo piange in terra. È questo il caso del pittore Ernesto Piccardo, uomo buono e mite, come chi ben sa chi l’ha conosciuto e incontrato nelle sue passeggiate trentine, scomparso da pochi mesi.

Piccardo, per le sue doti di generosa umanità è stato accolto in paradiso dove però ancora non ha trovato una sistemazione definitiva, forse per il suo atteggiamento per così dire “polemico” nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche tali da farlo giudicare a volte “miscredente”. Della situazione (un pittore degno del paradiso, ma incerto sulla posizione che gli spetta così da indurlo a vagare di qua e di là, disadattato) si accorge la Virgo Fidelis, che incarica di rintracciare il pittore al distaccamento celeste della Benemerita, comandato dal generale Narici, anch’egli da poco assurto in cielo, comandante dell’Arma ai tempi nei quali il Maresciallo Riccio era operativo, ed ora responsabile del servizio d’ordine dei tre regni danteschi, paradiso, purgatorio e inferno. Non sta bene infatti che un’anima assurta al paradiso, non figuri al proprio posto nei registri celesti, ma se ne vada errabonda vagando, tanto da poter essere considerata “latitante”.

La storia prosegue con il generale che chiede un supporto informativo ai Carabinieri in terra rivolgendosi al suo antico e fidato collaboratore (ora luogotenente e commendatore) Maresciallo Riccio; con il ritrovamento di Piccardo da parte di una “eroica pattuglia” angelica; e si completa con l’ispezione da parte del pittore, assieme al generale, della sua collocazione in paradiso, che egli trova di suo gradimento.

Ma altri colloqui fra cielo e terra si trovano nel libro e fra questi un’intervista ad Alcide De Gasperi, propiziata dalla figlia Maria Romana, testimone dei valori civili dello statista tanto rimpianto dal Trentino e dall’Italia, anch’essa da poco deceduta all’età di 99 anni, di cui Riccio fu ospite nella casa di Sella Valsugana. De Gasperi invita gli italiani che vogliono migliorare il loro paese a mutare “loro” atteggiamenti e abitudini con più solidarietà civile e meno personalismi e interessi privati, mentre, in un altro dialogo arguto, è il Maresciallo Riccio stesso, dopo che il Procuratore della Repubblica celeste ha dichiarato la sua incompetenza a intervenire perché il reato è avvenuto fuori dalla sua giurisdizione, a convincere San Gennaro perché propizi un indizio che valga ad assicurare alla giustizia (umana e divina) gli autori della “banda del buco” responsabili di aver rubato “l’oro di San Rocco”, i monili d’oro e le gioie di cui viene ricoperta la statua di San Rocco, il santo originario di Montpellier, in Francia, patrono dei pellegrini e del paese natale di Riccio, Siano nel Cilento. San Gennaro aveva raccontato con ricchezza di particolari l’efferato furto di gioielli (frutto delle donazioni “ex voto”, per grazie ricevute di uomini e donne di Siano) a San Vigilio, rimproverando indirettamente ai fedeli sianesi di essere poco attenti e vigili di fronte ai marioli che avevano effettuato il furto. Anche San Rocco, santo francese, avrebbe dovuto stare più attento, posto che i ladri sono penetrati nel caveau della banca che custodiva il tesoro coperti dal rumore della sagra in onore del santo, usando i martelli pneumatici per aprire il loro “buco”, mentre in cielo esplodevano i fuochi d’artificio, così da smorzare le percussioni.

Il libro si completa con ritratti e testimonianze su amici dell’autore dedicati e coraggiosi, come il dottor Luciano Bacia con la sua lunga permanenza in ospedale.

Il libro è stato presentato presso l’oratorio dei Salesiani il 24 novembre. Anche in questa occasione il ricavato della vendita delle sue copie (con numerose tavole di Fabio Vettori) verrà destinato in beneficenza, all’Opera nazionale degli orfani dei Carabinieri caduti in servizio e al reparto neurologico ospedaliero di Villa Rosa a Pergine.

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