Il presepio è per tutti segno di fiducia nella vita

Il presepe, gioiello della scultura lignea genovese, presentato all’ingresso del Mart a Rovereto dal presidente Vittorio Sgarbi

Lo spunto:
Il Mart ha scelto di celebrare il periodo natalizio presentando nei suoi spazi, grazie alla collaborazione con l’Istituto Cardiovascolare Camogli, il Presepe del Re realizzato da Giovanni Battista Garaventa (Genova 1776 – 1840) nel primo quarto del XIX secolo.
Si tratta di un’opera di particolare interesse storico-artistico per offrire al pubblico un’esperienza culturale che coniughi la tradizione con la contemporaneità. Composto da 85 elementi, rappresenta una testimonianza della celebre tradizione dei presepi genovesi, conosciuti per la grandiosità delle proporzioni, della sontuosità di costumi e della qualità esecutiva.
(dal comunicato stampa del Museo)

C’è stato mercoledì pomeriggio il tradizionale scambio di auguri natalizi, tenutosi al Mart di Rovereto, nello spazio foyer del Museo. Promosso da Franco Panizza e dal presidente del Mart Vittorio Sgarbi, l’incontro è avvenuto in coincidenza con la presentazione del “Presepe del Re”, seguito da un concerto di canti natalizi del Coro “Incanto Alpino” di Mori. L’evento ha fatto molto parlare, anche polemicamente. Alcuni vi hanno infatti visto una forzatura, altri una interferenza nella sensibilità religiosa di altre culture.

Per parte nostra, pur trovandoci spesso in disaccordo con le iniziative e con lo stile di Sgarbi, non ci sembra il caso di stracciarsi le vesti, in questa occasione.

Non solo perché, con i tempi che corrono nel mondo, non è davvero opportuno “criminalizzare” proprio il presepe, né perché allestirlo voglia dire per forza sopraffare altre sensibilità religiose. La tolleranza e il rispetto delle diversità non passano per la rinuncia alle proprie identità. Ben lo sanno i viaggiatori occidentali che visitano i Paesi islamici, dove ciò che innanzitutto colpisce è la devozione e la preghiera dei comuni cittadini: agli orari prestabiliti anche i taxi si fermano, il conducente scende, distende a terra il piccolo tappeto che porta con sé, vi si inginocchia e recita le sue preghiere. Ma nessuno sente questo come una ostentazione o una imposizione, semmai ne prova ammirazione.

Nessuna ostentazione caratterizza così il presepio, voluto e allestito da San Francesco a Greccio ( in provincia di Rieti, nel Lazio), figurato o animato che sia, quasi 800 anni fa, di cui si fa opportunamente memoria anche in questo numero del nostro settimanale.

Non si tratta di essere laici o bigotti e nemmeno “spirituali”, anche perché, a ben guardare, il Natale è la festa più laica che ci sia: festeggia infatti un bambino, “el Bambinèl” come si dice in dialetto trentino, ed i bambini sono tutti figli di Dio.
Per i cristiani il Natale culmina nella Resurrezione, come indicano le due grandi tele dipinte nella Cappella del crocefisso in Duomo a Trento, ma per tutti è un rinascita, un ritorno alla luce e alla speranza dopo i momenti più bui, tanto è vero che ogni cultura ha appeso al Natale (proprio come fossero candeline all’albero) le sue più intime tradizioni e credenze.

I popoli nordici ci vedono la luce che ritorna a illuminare e scaldare dopo i mesi di oscurità; ed ecco le candeline di Santa Lucia e l’Advent Krantz tedesco, mentre nella tradizione meridionale troviamo San Nicola, poi “promosso” nell’internazionale Santa Klaus che porta i doni venendo da lontano, ed è il patrono di tutti i “mercatini”. Perfino il consumismo mercantile s’è scelto il suo Babbo Natale, panciuto con la slitta e le renne…

Invece il presepio resta e deve restare come un segno di profonda fiducia nel futuro, nella vita. Oltre che un richiamo all’impegno di tutti gli ”uomini di buona volontà” perché promuovano la pace su questo pianeta troppo violento ancora, che vede i bambini e le donne e le madri come Maria quali prime vittime. Non a caso il presepio è stato oggetto ispiratore dei massimi artisti, ad iniziare da Giotto che nella Basilica di San Francesco ad Assisi dipinse proprio il presepio di Greccio: non lo fece non come momento di una liturgia religiosa, ma come atto storico decisivo nella missione di San Francesco, della sua lode al Creato nel suo abbraccio sacro a tutto il mondo, di collaborazione degli “uomini di buona volontà, al Dio creatore di tutte le cose, il Dio per tutti. Un atto paragonabile alla sua visita al Sultano.

Natale è poi la festa dei bambini, capaci di capire (sono parole di Gesù nel vangelo) ciò che ai dotti e sapienti viene precluso, ma è soprattutto un invito ai “grandi”, ai potenti della terra, perché in questa notte almeno sappiano “farsi bambini” e quindi non comperare più giocattoli, ma vedere il mondo con gli occhi di un bambino, con le esigenze di un bambino, che non sono “magiche” ma estremamente concrete.

I bambini vogliono che la pace regni nel mondo, così come fra papà e mamma. Vogliono che non manchi il cibo per nessuno, vogliono affetto, essere amati e amare, vogliono non soffrire. Queste sono le preghiere dei bambini per Natale e sono tutte laiche e spirituali un tempo. Il presepio serve a ricordarcelo, nelle occasioni e nei tempi della vita.

Nasce una vita, per questo proviamo gioia.

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