Il soffio di Maria, a Piedicastello il presepio vivente

Nel presepe vivente ognuno – anche lo spettatore – si sente al posto giusto, lì, al momento giusto. Come se l’Avvento fosse veramente finito, “e si compirono per Lei i giorni del parto”. Dopo settimane di programmazione, di ricerca e rifinitura dei costumi, dopo le prove generali – non solo dell’abito ma anche dell’animo – si può cantare “Adeste fideles”, venite, lieti e trionfanti. Non si è interpreti, ma tutti protagonisti e partecipi, qui sulla piazza del rione trentino di Piedicastello, una Greccio montanara bagnata dall’Adige.

Nessuno recita, tutti cantano.

Coinvolti e coinvolgenti, a servizio del pubblico occasionale (“ vieni e vedi”, deve avergli detto qualcuno come invito) esprimendo silenziosa comtemplazione. Non è impresa di pochi, ma evento comunitario, impegnativo, per essere pastori anche “dentro”, convocati prima a Nazareth per l’annunciazione. Un piccolo popolo che si moltiplica (sono 150 i figuranti, ma ognuno ha chiamato parenti e amici) per rinnovare un racconto sempre fedele al Vangelo ma anche ogni anno diverso.

Dopo l’esordio nel piazzale dell’Arcivescovile, due anni fa, e poi l’approdo in notturna nel parco Santa Chiara, i promotori del Centro Culturale Il Mosaico e di Edus hanno scelto per questo evento (inserito a pieno titolo nella rassegna “Trento città del Natale”) l’accogliente ambiente della nuova piazza-sagrato di Piedicastello, rifiorita dal sofferto passato del rione “sventrato” dall’autostrada. I portoni della canonica fanno da fondale, il campanile di Sant’Apollinare veglia sulla Natività come una sentinella appuntita; incombe il Doss Trento che testimonia fra l’altro la prima fede con i suoi resti paleocristiani e le fatiche dei conflitti mondiali con le loro fortificazioni.

In quarantacinque minuti – in tutto sei quadri vivacizzati dagli spostamenti dei figuranti, guidati da una invisibile regia – passiamo dal giovane arcangelo Gabriele ai tre Magi (spicca il viso africano), lasciando ampio spazio all’adorazione del piccolo Gesù.

Che a dir il vero quest’anno è una viene dalle voci sicure del coro “In cordis jubilo” che alterna alcuni brani della tradizione popolare (anche gospel, anche latinoamericana) ad alcune brevi frasi di commento: dal drammaturgo Bertold Brecht allo scrittore Giovanni Papini, dalla giornalista Marina Corradi al fondatore di Comunione e Liberazione don Giussani che commenta il sì di Maria come un soffio: “Su questa ragazza di 16,17 anni che viveva in un paese assolutamente ignoto del mondo, su questo soffio di “sì”, su quel punto invisibile Dio ha costruito il senso della Sua storia”. Dicono due ricamatrici venute da Fiemme e Fassa: “Per noi è la miglior preparazione al Natale con quest’attesa che si concretizza nella presenza di Gesù venuto in una grotta“. Pastorelli e artigiani offrono i loro prodotti e i loro manufatti, docili e quasi intimoriti davanti al Re dei re, mentre perfino i due centurioni – rigorosamente “romani de Roma” – appaiono ben presto disarmati.

“In questa notte splendida” – titolo preso a prestito dal cantautore Chieffo – arrivano quest’anno gli echi della guerra, delle guerre. In un luogo centrale della piazza, impossibile da ignorare, ci si imbatte prima o poi in alcuni ruderi, mattoni e laterizi di case crollate. Si va col pensiero ai palazzi abbattuti di Gaza. Anche quelli vengono idealmente dalla Terra Santa e sono commentati da una frase (vedi sopra) del patriarca latino di Gerusalemne, il cardinale Pizzaballa: “Non posso vivere questo tempo estremamente doloroso senza guardare a Cristo, senza che la fede illumini il mio, il nostro sguardo su quanto stiamo vivendo”.

Come gesto concreto di condivisione con quanti sofforno nel mondo i volontari ricordano a fine presepio la destinazione delle offerte a Edus Educazione e Sviluppo, organismo di volontariato affiliato ad AVSI, che sostiene progetti in Brasile, Ecuador e Sierra Leone in ambito socioeducativo e anche nelle emergenze. “Gesù è dono per noi, noi dobbiamo esserlo per gli altri”, la consegna finale delle organizzatrici, dopo un’ora intensa, mentre i pullman si portano via i turisti dei mercatini e lo stadio si svuota di tifosi. Da Piedicastello si muove una stella cometa con luci al neon, sorretta da due papà che tengono d’occhio i loro angioletti

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