Il clima di zuffa perenne non giova a nessuno

Il Presidente Sergio Mattarella in occasione del discorso di fine anno. Foto quirinale.it

L’anno si è aperto con una poco piacevole esibizione dello scarso senso delle istituzioni che anima la nostra vita politica. Suscita un certo senso di sgomento vederlo all’opera quando nel messaggio di fine d’anno il presidente Mattarella, dopo aver richiamato la complessità della situazione internazionale ed interna, ha richiamato tutti al dovere di cercare l’unità di spirito, morale e costituzionale, nell’affrontare i tempi difficili e i problemi che affliggono il nostro paese. Ha osservato, e non è sicuramente stato un passaggio minore, che bisogna superare lo spirito di contrapposizione esasperata che ci sta invadendo.

Dopo questo invito così autorevole la cronaca registra una serie di fatti che vanno dal grottesco al preoccupante e su cui non si può sorvolare. Grande dibattito nei talk show ha suscitato l’episodio che ha visto un parlamentare di Fratelli d’Italia esibirsi in una festa di Capodanno mostrando in giro una pistola che portava con sé, fino al punto che è partito accidentalmente un colpo ferendo un presente. Il fatto, che potrebbe semplicemente essere declassato a scarsa maturità di una persona (per esprimerci in modo gentile), assume una valenza politica per l’incapacità del partito di riferimento di sanzionare l’evento, di un discusso sottosegretario alla giustizia presente al fatto che cerca solo di difendere la sua estraneità, e per la foga delle opposizioni nel cavalcarlo con i toni populisti ormai consueti.

Del resto qualcosa di altrettanto grottesco è da registrare nel caso del giudice della Corte dei Conti che si mette a pubblicare sui social critiche feroci all’opposizione che non avrebbe approfittato delle debolezze della legge di bilancio. Lo fa con un linguaggio da comiziante e, quel che sinceramente è peggio, rammaricandosi che così gli avversari del governo non abbiano colto l’occasione per mandare il paese all’esercizio provvisorio. Ora supponiamo che anche il giudice contabile, che in interviste ha ribadito le sue posizioni con sicumera, sappia che l’esercizio provvisorio non è esattamente qualcosa che fa bene all’economia di un paese. Per non dire della consapevolezza che ognuno dovrebbe usare un linguaggio appropriato al suo ruolo quando si esprime in pubblico.

Sin qui peraltro siamo nel campo del cattivo folklore di una politica che sta perdendo i freni inibitori da tutte le parti. Pessimo clima, ma sarebbe anche possibile, solo che lo si volesse, una azione concorde di tutte le parti politiche per rimettere in carreggiata un clima di zuffa perenne che non giova a nessuno.

Purtroppo si deve dar conto di un episodio ben più strutturale e molto preoccupante. Il governo e la sua maggioranza hanno fatto passare un atto legislativo in cui fra il resto si prorogano nuovamente, e in maniera davvero invereconda, le scadenze delle concessioni di ambulanti e balneari. Il presidente Mattarella si è trovato in una posizione terribilmente scomoda. Da un lato è stato costretto a promulgare la normativa, perché altrimenti avrebbe messo in pericolo la prosecuzione dei finanziamenti europei per il PNRR, dal lato opposto non poteva fingere di non vedere che quanto deciso contrastava la legislazione europea e le pronunce della nostra Corte Costituzionale e di altre autorità, per cui ha segnalato con forza la cosa ai presidenti di Camera e Senato.

Non può essere considerato un fatto minore che dei partiti, per raccattare un pugno di voti da parte di piccole corporazioni già abbondantemente beneficate sin qui, abbiano legiferato in questo modo. Hanno leso non solo la certezza del diritto, che non deve tollerare privilegi corporativi, ma hanno messo in difficoltà il nostro paese nel contesto europeo, cioè su un terreno in cui incontriamo già non poche asperità. Vedremo a questo punto se il governo riuscirà a battere il classico colpo, mostrando la sua supremazia sui giochetti della politica politicante. Quando i lettori leggeranno queste righe avranno davanti come la premier Meloni avrà saputo affrontare le tematiche scottanti che abbiamo indicato: è su questioni di questa caratura che si valuta alla fine se c’è o meno la statura di personalità di governo per non dire di statista.

Il senso delle istituzioni è un patrimonio che ogni corpo politico deve tutelare con rigore se vuole evitare la corruzione del sistema pubblico. È un problema che ci assilla sempre più e che non si può risolvere accentuando le faziosità e le contrapposizioni. Prima di perdersi in astratte diatribe sui poteri del Presidente della Repubblica, varrebbe la pena di ascoltare le parole di saggia responsabilità che quello in carica ha indirizzato a tutti noi la notte di San Silvestro.

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