“Gente felice”, la storia di Egidio e Romana, da oltre 20 volontari della Mensa della Provvidenza

Egidio Armanini e Romana Dossi sono una coppia sposata in pensione. Da più di vent’anni fanno attività di volontariato, in particolare alla mensa del convento dei frati Cappuccini in zona Cervara e nella parrocchia di Pio X – San Giuseppe. Il Comune di Trento ha raccolto la loro storia per la campagna “Gente felice”, lanciata nell’anno in cui Trento è capitale europea e italiana del volontariato.

Com’è strutturato il vostro gruppo di volontariato?

Egidio: Siamo circa una ventina di persone coinvolte nel volontariato della parrocchia. Ci occupiamo della consegna dei pacchi alimentari e dei pranzi comunitari con gli anziani che vivono da soli. Ci organizziamo in piccoli gruppi per alternarci e ci suddividiamo il lavoro a seconda di dove c’è bisogno. A coordinarci ci pensa don Rodolfo.

Da quanto tempo fate volontariato? Come avete iniziato?

Egidio: C’era bisogno di una mano e ci siamo ritrovati dentro. Ci avevano chiesto se potevamo aiutare per non mi ricordo quale attività, noi abbiamo accettato più che volentieri, e da allora hanno iniziato a chiederci «Ci sarebbe da fare questa cosa, non è che potreste venire?» oppure «Potreste aiutarci ?». Siamo entrati così in queste attività di volontariato e ci siamo dentro da più di vent’anni.

Romana: È come con le ciliegie, una tira l’altra. Abbiamo iniziato prestandoci per una piccola attività, e poi non abbiamo più smesso di fare volontariato.

Dove fate il volontario? Di cosa vi occupate precisamente?

Egidio: Operiamo al convento dei Cappuccini alla Cervara e nelle sale della parrocchia di San Pio X – San Giuseppe. Principalmente ci occupiamo della consegna dei pacchi alimentari e di organizzare le mense per i poveri e i pranzi per le persone anziane.

Romana: Ai nostri pranzi partecipano molte persone, a quelli per gli anziani sono presenti quasi un’ottantina di ospiti. Ovviamente non ci limitiamo a fare la solita pastina, ma ci impegniamo per due giorni a preparare dei bei pasti. È una faticata come si può immaginare, ma ne vale davvero la pena.

Ci potete raccontare di una persona incontrata durante la vostra attività di volontariato?

Romana: Certamente: padre Fabrizio Forti, che istituì la «Mensa della provvidenza» ed è stato cappellano al carcere. È lui che ci ha insegnato cos’è il vero volontariato, ossia donare il proprio tempo senza chiedere nulla in cambio, e soprattutto trattare come ospiti le persone che si siedono alla nostra mensa. Ci ha formati per bene. Purtroppo ci ha lasciati poco più di sette anni fa, ma ne teniamo ancora un vivo ricordo.

Cosa vi dà il fatto di impiegare il vostro tempo per un’attività del tutto gratuita?

Romana: Fare volontariato mi gratifica molto. Durante le nostre mense diversi anziani vengono da me per abbracciarmi e ringraziarmi per queste occasioni di convivialità da trascorrere con altre persone, che sono un modo per uscire di casa e non restare da soli. Anche quando organizziamo i pranzi per chi ha più bisogno, a cui partecipano magari 130 ospiti, magari c’è una sola persona che ti dice «grazie» e, anche se ovviamente non è tenuta a farlo, ti riempie il cuore di soddisfazione. Queste attività di volontariato aiutano un po’ anche noi perché siamo pensionati e ci tengono impegnati, altrimenti staremmo tutta la giornata a casa. Possiamo e vogliamo invece dedicare il nostro tempo anche agli altri.

Egidio: Ti senti parte della comunità perché offri un servizio pubblico che manca, ma che è molto apprezzato dagli ospiti. Ad esempio per il Comune io guido il bus per portare le persone anziane ad alcuni eventi di aggregazione, come quelli organizzati il lunedì in via Bronzetti. L’assistente sociale mi dice quali sono le persone da portare e io li passo a prendere. È un servizio molto apprezzato perché altrimenti il vecchietto potrebbe avere difficoltà a partecipare e resterebbe chiuso in casa, e si sa invece quanto uscire e stare insieme ad altre persone aiuti a stare bene. Fare volontariato significa alzarsi e andare da chi ha bisogno; per dirlo con le parole di Papa Francesco, non esiste il volontariato da televisione né quello da scrivania. Sono convinto che chi non fa volontariato, pur avendone la possibilità, si perde davvero qualcosa.

La vostra vita è cambiata da quando avete iniziato a fare volontariato?

Egidio: Da quando abbiamo iniziato a partecipare alle iniziative di volontariato ci sentiamo più utili. Abbiamo iniziato quando ancora lavoravamo pur avendo poco tempo, ma adesso che siamo in pensione ci dedichiamo maggiormente, pur continuando anche la nostra attività di nonni.

Avete qualche richiesta o suggerimento per aiutare i volontari del vostro settore? C’è qualche necessità che volete segnalare?

Egidio: Le iniziative di volontariato andrebbero pubblicizzate meglio e di più, in quanto molte persone, soprattutto quelli che ne avrebbero bisogno, non le conoscono. Per questo ci vorrebbe una maggiore comunicazione a livello di comunità. Inoltre, riscontro una certa ritrosia a usufruire di questo tipo di servizi da parte di alcune persone che vivono situazioni di fragilità, per motivi di orgoglio o paura. Considerando anche il periodo di incertezza che stiamo vivendo, è opportuno che le persone capiscano che non è un disonore farsi aiutare e che questi servizi sono aperti a tutti.

Avete stretto nuove amicizie grazie al volontariato?

Egidio: Certamente, grazie al volontariato abbiamo legato con altre persone della parrocchia e conosciuto diversi ospiti della mensa.

Fare volontariato vi rende felici perché…

Egidio: Ci sentiamo utili alla comunità, soprattutto da quando siamo in pensione. Se non ci fosse il volontariato non saprei cosa fare.

Romana: Ci gratifica, perché anche un piccolo gesto può darci tanto.

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