“Gente felice”, i volontari che insegnano a usare la tecnologia agli anziani: l’intervista a Giulia e Francesco

Francesco Contaldo e Giulia Paludo sono due giovani appassionati di tecnologia. Sviluppatore amante della cucina lui, dottoranda in Learning Sciences & Digital Technologies lei, organizzano incontri di divulgazione con l’associazione Speck&Tech. Il Comune di Trento ha raccolto la sua storia per “Gente felice”, la campagna lanciata in occasione di Trento capitale europea e italiana del volontariato 2024.

Di cosa si occupa la vostra associazione?

F: Speck&Tech nasce nel 2016 con l’idea di creare degli eventi gratuiti e aperti a tutti per parlare di tecnologia. Organizziamo incontri mensili a cui partecipano di norma un centinaio di persone. Il tema è sempre diverso e ruota attorno al concetto di tecnologia in senso ampio: alcuni argomenti sono più tecnici, ma parliamo anche dell’impatto economico e sociale che possono avere le innovazioni tecnologiche. Per ogni incontro si invitano due ospiti esperti del tema, che raccontano qualcosa di inerente all’argomento della serata. L’evento si conclude poi con un momento conviviale: si fanno due chiacchiere, si mangia qualcosa e si beve una birretta. Ultimamente, poi, abbiamo attivato anche iniziative parallele. Con Speck&Tech organizziamo passeggiate in montagna accompagnati da una persona esperta di tecnologia che tiene il suo talk in una malga o in un rifugio. Poi c’è un’iniziativa rivolta al mondo della terza età, per incentivare l’alfabetizzazione tecnologica. Si tratta di incontri per dare a persone anziane i concetti base per imparare ad usare smartphone o computer. Durante l’incontro c’è un moderatore che spiega, ma tutti possono intervenire. Alla fine c’è il solito momento conviviale, in cui i partecipanti possono anche parlarci di loro problemi specifici.

Da quanto tempo fate parte dell’associazione e come vi siete avvicinati al volontariato?

G: Io ho iniziato a fare volontariato dopo le scuole medie, facendo l’educatrice in parrocchia. Poi, con i vari traslochi, ho dovuto smettere, ma da due anni collaboro con Speck&Tech. Inizialmente partecipavo ai loro eventi come pubblico e così ho conosciuto i ragazzi e pian piano ho iniziato a dare una mano in maniera sempre più attiva.

F: Io ho seguito gli eventi praticamente dal principio e mi è sempre piaciuto molto come idea. Poi, quando ho iniziato a lavorare, ho conosciuto alcuni dei fondatori di Speck&Tech che mi hanno trascinato nell’associazione: cercavano nuove leve e mi hanno chiesto se fossi interessato e così ho iniziato a collaborare con loro.

Internamente com’è la composizione dell’associazione?

F: La maggior parte dei membri viene dal mondo scientifico, però sarebbe bello avere più membri con un background umanistico. Avere persone esterne al mondo della tecnologia potrebbe aiutarci ad uscire dalla nostra prospettiva e contribuire con punti di vista diversi. Chiunque voglia portare nuove idee è ben accetto in Speck&Tech.

Di cosa ti occupi nello specifico?

G: Mi occupo soprattutto della parte di comunicazione, in particolare dei social: da questo punto di vista stiamo cercando di rinnovare un po’ i nostri canali. Ho, però, un ruolo flessibile, quindi quando serve faccio anche da presentatrice alle serate.

C’è un momento o una persona che ritieni più significativa per la tua esperienza di volontariato?

F: Mi viene in mente il primo evento di alfabetizzazione digitale, quando una signora si alza e dice: “Questi ragazzi meriterebbero un applauso perché mettono a disposizione il loro tempo per insegnarci cose che sono molto importanti per noi”. Quello è stato un momento molto bello, soprattutto perché

io seguo molto il progetto con gli anziani e mi capita spesso di vedere i loro volti felici di aver imparato qualcosa che magari per me è banale. Vederli che vengono lì e ti ringraziano dà molta soddisfazione. È bello sapere di avere aiutato delle persone. Aiuti sia loro che te stesso, perché questi incontri ti lasciano sempre qualcosa, ti danno dei punti di vista nuovi che non avevi mai considerato.

Fare volontariato ti ha aiutato a conoscere meglio la città?

G: In qualche modo sì. Soprattutto ho scoperte molte realtà locali durante le varie collaborazioni. Poi mi sono fatta una cultura delle varie aziende tech del posto, specialmente nella ricerca di possibili ospiti per le talk oppure di sponsor.

Avete qualche suggerimento per i volontari nel settore della divulgazione? Oppure delle richieste, riguardo a problematiche che avete riscontrato?

F: Quello che ho notato è che dal punto di vista logistico può essere difficile trovare spazi adeguati per questi eventi. Ad esempio noi teniamo i nostri incontri ad Impact Hub. Se però volessimo organizzare eventi più grandi è difficile trovare gli spazi giusti.

G: Il mio consiglio è di non fermarsi davanti al timore di non trovare un pubblico interessato. Spesso il dilemma è tra il proporre un argomento che coinvolga la nostra nicchia di interessati e lo scegliere un tema che possa catturare un pubblico più ampio. Noi abbiamo scelto un compromesso, proponendo argomenti vari che possano accontentare livelli di expertise diversi.

Cosa ti piace del volontariato?

G: Mi piace donare le mie competenze per migliorare il benessere di qualcun altro. E soprattutto quello che mi piace degli incontri di Speck&Tech è la possibilità di creare delle occasioni positive: l’occasione di conoscere nuove persone, l’occasione di mettere in contatto studenti e professionisti con le aziende, ma anche l’occasione di appassionarsi a qualcosa di nuovo.

Per concludere, ti chiedo di completare questa frase: Fare volontariato mi rende felice perché…

F: Fare volontariato mi rende felice perché donare qualcosa di sé agli altri è sempre bello.

Se qualcuno volesse prendere contatto con voi come può fare?

Sul sito www.speckandtech ci sono tutte le info per partecipare ai nostri eventi o per contattarci. Ci sono anche i link per i nostri social @speckand.tech. Io consiglio poi di partecipare a qualche nostro evento, in modo da incontrarci e fare due chiacchiere di persona.

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