Eppure la politica è sostantivo femminile

L’Aula del Consiglio provinciale di Trento. Foto (c) Gianni Zotta

Politica: il dizionario non lascia dubbi e dice s.f., ossia che è un sostantivo femminile; poco oltre, nominando l’origine della parola dalla lingua greca, ci segnala la politica va intesa come “arte” e che ha a che fare con la polis, con la città. Grazie dizionario!

La politica è un’arte, un “fare” – non un chiacchierare – dunque una produzione artigianale di bellezza.

Se ne deduce che da soli non c’è politica e che essa è presente ovunque, lì dove c’è da tenere insieme almeno due persone e su su fino ai grandi e grandissimi numeri.

Non poteva che essere un sostantivo femminile. Chi più di una donna – che non significa escludere l’uomo, purché connesso con la parte femminile che è in lui – sa tenere insieme i generi e le generazioni, il reddito e la spesa, i pannolini e i pannoloni, l’aglio e il peperoncino. E via dicendo.

Quando talvolta la si sente nominare in frasi arrabbiate del tipo: “la politica non si occupa abbastanza di …” evidentemente si commette un errore linguistico, che riflette un errore del pensiero.

La politica come “arte” si occupa, eccome, di tutto. Con i mezzi che ha, evidentemente.

Chi “non si occupa” non è “la politica” ma sono “i politici”. E qui casca l’asino. Da formatrice alla cittadinanza attiva, mille e mille volte ho riscontrato l’equivoco, ormai insostenibile. Chiedevo spesso infatti ai ragazzi: “Chi sono i politici? Quanti sono? Dove sono?”.

Puntuali le risposte mi rivelavano che nella nostra testa, ordinariamente, “i politici” sono uomini e sono Vip: sono i sindaci e i presidenti di istituzioni pubbliche con i loro assessori. Già con i consiglieri, cominciavano i dubbi. Tirando le somme delle risposte ai miei questionari, emergeva che nel pensiero comune – non indenne dalla narrazione dei media – “i politici” sono assai pochi e stanno “nei palazzi”. Generalmente sono ritenuti ricchi, ma non si capisce bene perché.

Questo il succo della mia indagine confermata da molte prove. Lascio a chiunque il beneficio della prova contraria, che aspetto sempre come si aspetta a Campiglio la neve.

Se questo è ciò che passa nella testa dei cittadini, anche dei giovani cittadini trentini e italiani, non mi stupisce se la grande novità del nostro Paese – avere un governo guidato da una donna – viaggi ancora a bordo di una vecchia abitudine, che una donna intelligente come Giorgia Meloni non poteva disconoscere: era bene linguisticamente mantenere il maschile. Non si sa mai.

Per fortuna la società civile evolve e diventa via via più civile; lo si vede nelle nostre piazze reali e in quelle virtuali, e molto nei bellissimi cartelloni che magnificano “Trento capitale del volontariato 2024”: uomini e donne sono “pari” nel numero e nella considerazione.

Anche le norme che hanno tentato di supportare la parità nella rappresentanza politica, presto saranno obsolete perché la nuova società civile non avrà più bisogno di puntelli. La mano nell’urna andrà “in automatico” a riconoscere e votare l’arte politica che si esprime ovunque, senza pregiudizi di genere.

Così, grazie a donne e uomini, veri servitori della convivenza ad ogni livello perché capaci di amore sociale, si farà strada l’arte politica e il suo frutto: la pace.

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