Oltre l’abbandono, c’è un futuro per il castello di Malosco

Castel Malosco, si immaginano nuove soluzioni per gli interni

Il castello di Malosco, da molti anni in stato di abbandono, è stato ultimamente oggetto di lamentele e richieste di restauro da parte di abitanti e di studiosi.

La tesi di Barbara Bonvicin sulla sua riqualificazione propone una soluzione molto moderna e interessante. Walter Clauser, ultimo sindaco di Malosco, prima della fusione dei Comuni di Fondo, Castelfondo e Malosco, che ha dato origine a Borgo d’Anaunia, a commento della proposta della neolaureata sul castello: “Mi sono impegnato molto per il recupero di questo castello, abbiamo ottenuto che la Provincia con tre interventi ha consolidato la struttura e rifatto la copertura; è stato reso visibile, mentre si attende una progettazione sostenibile e che venga inserito nella rete dei castelli del Trentino. Mi fa molto piacere questo interesse manifestato da questa giovane compaesana”.

Barbara Bonvicin si è recentemente laureata alla “Libera Accademia di belle Arti” di Brescia, conseguendo il diploma di Primo livello in Graphic Design e Multimedia con una tesi “La rinascita del castello: tra la riqualificazione e una nuova identità visiva”, un progetto per il recupero del Castello di Malosco, e renderlo fruibile tutto l’anno con eventi, mostre e sfilate di moda. Relatore il professore Matteo Carboni.

Barbara Bonvicin, neo laureata in Graphic Design e Multimedia

“Quando ho assistito alla prima lezione di grafica in cui il professor Eugenio Debegnak spiegava come dare vita agli spazi abbandonati ho subito pensato al Castello di Malosco, che ho sempre ammirato fin da bambina”, racconta Bonvicin. Il maniero è noto ultimamente soprattutto perché si pensa che vi sia nato, nel 1892, il pittore futurista Fortunato Depero, essendo suo padre il custode del carcere del maniero, dove abitava con la famiglia. Ma la sua storia risale all’XI secolo, eretto ai fini della difesa della viabilità, essendo situato all’incrocio delle strade che scendono dal Passo Mendola e dal passo Palade. Ha ospitato nel XIX secolo la Pretura e il carcere mandamentale nonché gli uffici del Libro Fondiario, fino al 1980. Nel secolo scorso Castel Malosco apparteneva a due proprietari: Stato italiano e Provincia di Trento; negli anni ‘90 la proprietà del maniero venne interamente trasferita al Demanio provinciale.

Scrive Bonvicin: “Questo luogo è sempre stato al centro dell’attenzione non solo degli Enti istituzionali ma anche della popolazione stessa: in una valle, dove i castelli presenti sono stati quasi tutti riaperti al pubblico, ci si chiede perché anch’esso non possa riaprire le sue porte come tutti gli altri”.

La neo laureata illustra nella sua tesi un progetto per far rivivere il castello: “La mia idea vuole essere una soluzione capace di adattarsi a tante esigenze, dando vita a un luogo di partecipazione attiva per la comunità, dove non basta una sola visita per scoprire tutto ciò che il castello può offrire, e quindi bisogna tornarci e ritornarci ancora. Questo castello e, soprattutto gli abitanti del paese, della valle e i suoi turisti non hanno bisogno di un altro museo, ma di un posto che si sappia conformare alle loro necessità e al tempo, anticipando i cambiamenti. Il lavoro svolto mira a creare un contesto in cui le persone del luogo possano interagire e collaborare tra loro in uno spazio abbandonato riconvertito”.

Il Castello di Malosco

Lo studio propone di rivitalizzare lo spazio ospitando mostre, eventi, sfilate di moda, sale di coworking e di relax. La ricerca storica fatta sul castello e sui proprietari che vi si sono avvicendati nonché sugli interventi che ha subito nel corso dei secoli è stata molto approfondita.

Dopo aver visitato tutti i castelli più famosi della valle – Castel Thun, Castel Valer, Castel Nanno, Castel Belasi e Castel Coredo -, per dar forma al suo progetto, Bonvicin ha fatto anche un sondaggio fra la popolazione di Borgo d’Anaunia dal quale è emersa la voglia di vedere il castello riqualificato. La sua conclusione: “Il Castel Malosco è un luogo dove chiunque può essere protagonista invece di spettatore. Si può seguire un percorso interattivo alla scoperta del passato, presente e futuro, oppure lavorare in spazi appositamente progettati per il coworking o le assemblee, con una zona dedicata anche al relax, sia per i lavoratori che per i turisti. Questo lavoro vuole invitare il lettore ad immaginare come potrebbe essere il futuro di un antico patrimonio culturale, ormai in disuso e dimenticato”.

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