L’urlo della piazza quando fu eletto papa Francesco, il pontefice preso “quasi alla fine del mondo”

Papa Francesco si affaccia dopo l’elezione nel 2013. Foto (c) Gianni Zotta

Roma, 13 marzo 2013. Un Papa che s’inchina e si fa benedire, chiedendolo per favore, ai suoi fedeli. Non era mai successo nella storia ma lo Spirito Santo ama ancora evidentemente le sorprese. Oltre a regalare al mondo il primo Papa latinoamericano della storia, ci presenta questo 76enne cardinale latinoamericano che ha scelto come modello il santo più amato dagli italiani: Francesco.

La “sorpresa dal Conclave” – come titolano subito i siti di tutto il mondo – arriva alle 20.10, accolta dalla gioia stupìta di piazza San Pietro, quando il card. Tauran annuncia chi è il “reverendissimum cardinalem” scelto nel segreto della Cappella Sistina. Giorgio Mario Bergoglio, un pastore molto amato dalla sua gente: “Era una speranza concreta che scegliessero lui”, ci dice il papà di una bambina che agita la bandiera biancoceleste finora nota soprattutto per le imprese pedatorie dei mondiali argentini: “Con la scelta di Francesco ci indica la strada di una Chiesa che starà sempre di più dalla parte dei poveri” continua il papà argentino. E anche il direttore di un settimanale cattolico argentino ci concede questo commento: “Una grande scelta, un nome già ipotizzato al Conclave di otto anni fa (il suo nome uscì allora alle cronache), un gesuita ed è tutto dire”.

Ai trentini viene in mente la gioia del card. Sandri, argentino pure di origini italiane (lui trentine, mentre il nuovo papa viene da genitori piemontesi) che vede un confratello al soglio pontificio. Ma il primo discorso del nuovo Papa – dal tremore timido del primo gesto di saluto al sorriso finale che finirà sulle prima pagine del mondo – è già una “firma” dell’uomo, della sua Chiesa e del cristianesimo dei prossimi anni. Dopo il “buonasera” timido, ha detto al mondo: “Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo“. Un applauso quasi divertito dei fedeli, ripetuto quando il Papa ricorda “il vescovo emerito” Benedetto XVI e invita a pregare un Padre Nostro, un’Ave Maria e un Gloria”.

Sottolineando – in modo insolito rispetto al passato anche a detta di qualche commentatore – il suo ruolo di vescovo di Roma, si rivolge poi ai fedeli della sua diocesi che è quella che presiede nella carità tutte le diocesi. Poi chiede aiuto al cardinale vicario: “Prima che il vescovo benedica il popolo vi chiede che voi preghiate il Signore perché mi benedica”. Un silenzio irreale sembra chiamare a raccolta il mondo, quando il Papa s’inchina nel gesto di chi riceve la benedizione. E aggiunge: “Pregate per me e a presto. Buona notte e buon riposo”.

LA FUMATA IN RITARDO ALLA QUINTA VOTAZIONE

La pioggia, insistente per tutto il pomeriggio, si era fermata. Gli ombrelli chiusi, quasi un segnale dal cielo. Mano a mano che i minuti passavano dopo le 19, si notava un ritardo rispetto alla fumata del primo giorno di conclave (il camino aveva sbuffato nero alle 18.40) e si cominciava a interpretarlo con speranza: “Forse è la volta buona, altrimenti torneremo domani”. All’improvviso, un boato. Sui maxischermi il comignolo comincia a fumare, è uno sbuffo improvviso, ma deciso. E’ buona, è buona, ma no diventa nera. Solo per pochi attimi perché il bianco poi si fa davvero bianco, candido quasi. E viene in mente che la stufa moderna della cappella sistina – quella con un dispositivo elettronico che ha affiancato la tradizionale stufa rotonda – è stata perfezionata per non lasciare dubbi: i fumogeni bianchi sono ottenuti con clorato di potassio, lattosio e pece greche come si era divertito a spiegare padre Lombardi rispondendo ad una curiosità dei giornalisti. Ma ora poco importa, perché non ci sono dubbi e anche il quasi contemporaneo suono delle campane invita il mondo alla gioia: “Habemus Papam”. Al quinto scrutinio, al secondo giorno, quindi molto in fretta secondo i tempi della storia quasi che i cardinali avessero voluto assecondare il desiderio di Benedetto XVI: dare in fretta alla Chiesa il nuovo Papa.

“W il Papa”, urla la piazza e la gente sembra accalcarsi attorno alle transenne, la piazza è percorsa da un fremito, quasi una ola travolgente: qualcuno non trattiene le lacrime. E’ una serata benedetta.

VIVA LA CHIESA

Non si attende più, il dono grande è arrivato. Salgono alcune preghiere spontanee, ma il primo canto spontaneo è un “Salve regina”, poi un “Christus vincit, Christus regnat”, qualcuno esclama anche “Viva la Chiesa” e s’alza un piccolo cartello che – col senno di poi – pare un presagio tutto argentino: “Papa es gaucho”. Rapido il cerimoniale con le bande che si schierano, i fotografi che puntano la loggia dove le tende sembrano sfiorate da mani invisibili. La piazza si fa più piccola perché nel giro di trenta, quaranta minuti i romani hanno lasciato le loro case e sono convenuti in piedi in San Pietro per salutare il nuovo Papa in una corsa al cuore della cristianità già verificatasi nel 2005. Arriva anche il sindaco Alemanno, i giovani lanciano i canti della GMG, ma dopo appena un’ora, alle 20.10, il mondo conosce il nome del cardinale scelto come 266esimo successore di Pietro dalla voce con accento francese del cardinal Tauran, delegato per il suo ruolo al “Nuntio vobis”.

E dopo l'”Habemus Papam” scende il primo silenzio quando viene scandito il nome proprio in latino “Georgius Marium” che nessuno sa associare ad un cardinale noto, più o meno come nel 1978 quando si udì il cognome Woytila. Quando la frase si conclude con “card. Bergoglio” commentano “E’ l’argentino, il primo latinoamericano, quello in corsa anche otto anni fa” ma la vera emozione esplode quando “sibi nomen imposuit”, ovvero “si è scelto come nome” Francescum. Il commento va moltiplicato per centinaia di lingue e percorre migliaia di bocche: “E’ il primo, è il primo; mai successo, un fatto storico” e qualcuno aggiunge “Vedete, giornalisti, le sorprese dello Spirito Santo”. In verità nie giorni scorsi sui giornali questo Francesco I se l’era guadagnato – quasi come provocazione – anche per l’improvvisato cartello che una persona vestita da pellegrino andava agitando in piazza San Pietro, subito “colta” dalle telecamere. Ci penserà invece il nuovo Papa a “interpretare” questa sua scelta profonda, fin dai primi incontri previsti domani in Santa Maria Maggiore e sabato con gli operatori della comunicazione. Martedì la prima Messa in San Pietro, ma intanto la piazza già scandisce “Pa-pa Fran-ce-sco”. Come se lo conoscesse da sempre, anche se sono andati a prenderlo “quasi alla fine del mondo”.

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