Le escursioni di Aura e Sandro Zanghellini pubblicate sui social suscitano grande curiosità. “Raccontiamo la fortuna di vivere in un ambiente come il nostro”.
Aura e Sandro, qual è la vostra attività legata alla montagna?
Tramite i nostri canali Tik Tok e Instagram “Habitat”, pubblichiamo i video delle nostre avventure e disavventure nella natura. E tra poco… ci troverete anche su YouTube!
Qual è la vostra attrezzatura?
Prima di tutto uno zaino capiente; l’acqua non può mai mancare, così come bussola e carta topografica per non perdere l’orientamento. E un piccolo kit di pronto soccorso, indispensabile! Molto utili anche le guide, per riconoscere le diverse specie, animali e vegetali. E poi la macchina fotografica: noi l’abbiamo sempre.
Altro?
Tra le cose che possono tornare utili c’è la “tuta dell’uomo foglia”, leggerissima, che permette di mimetizzarsi tra i cespugli. Portando pazienza, prima o poi, passerà uno scoiattolo, una lepre, un capriolo, un cervo. Un modo “furbo” per osservare tutti quegli animali che altrimenti non si farebbero mai vedere.
E per girare i vostri video usate attrezzatura particolare?
Filmiamo tutto quanto con il cellulare, ogni tanto quando facciamo dei video in situazioni rumorose – un torrente impetuoso, ad esempio – utilizziamo dei microfonini. Quelli che facciamo con “Habitat” non vogliono essere dei documentari ma delle pillole per suscitare curiosità, in maniera informale, senza essere troppo seri. Speriamo però possano servire a comunicare la fortuna che abbiamo di vivere in un territorio straordinario, ricchissimo e alla portata di tutti: davvero, in dieci minuti di auto, dal traffico e dai rumori di città possiamo ritrovarci immersi nella natura. E ammirare cose meravigliose: animali, fioriture, piante, grotte, minerali, stelle.
Quando è nata l’idea di questo progetto?
Era il 2020, ci trovavamo costretti in casa dalla pandemia, annoiati e sconfortati. Curiosa del lavoro di papà – spiega Aura – gli ho proposto di fare qualche video, iniziando a registrare in giardino e poi abbiamo continuato, senza più fermarci.
Siete soddisfatti di come stanno andando le vostre pagine social?
La cosa più interessante è che chi vede i nostri video li commenta anche, con delle domande.
Perché avete scelto il nome “Habitat”?
Habitat è un qualcosa che contiene tanti organismi differenti, una specie di grande “casa”, da proteggere e da tutelare.

Capita di ricevere qualche commento negativo?
Critiche ne riceviamo poche, però qualcuna arriva, anche costruttiva.
Un video che ricordate particolarmente?
Il bagno nel torrente gelido a gennaio, in val Venegia sotto le Pale di San Martino. Sempre fatto con molta attenzione! E poi quando ci siamo imbattuti in un maschio di gallo cedrone che stava controllando il suo territorio: lui ci ha fronteggiato e noi, ci siamo ritirati, limitandoci ad osservarlo da lontano: è stato bellissimo!
Vi è capitato di fare delle scoperte?
Tante piccole scoperte sono ancora più importanti di una grande scoperta: pochi giorni fa abbiamo ritrovato a terra il nido di un codibugnolo, una delle specie di uccelli più piccole. Un nido particolarissimo fatto di muschi, licheni, pezzi di corteccia di betulla, ragnatele. Ma soprattutto, all’interno, vi sono piume di altri uccelli raccolte nel bosco, a formare una sorta di sacco a pelo. Due, tre settimane di lavoro, pensate, andate in fumo a causa della recente tempesta: una volta che il nido è caduto, infatti, non è più utilizzabile.
C’è una zona che vi affascina maggiormente?
La catena del Lagorai, un luogo ricco di natura, di acqua, selvaggio. E in particolare la cima d’Asta, con i suoi 2.847 metri. Anche perché – aggiunge Aura – il mio bisnonno Antonio aiutato dal mio nonno Carlo allora diciassettenne, aveva iniziato i lavori per la costruzione del rifugio Brentari, che sta proprio lì sotto. Nel rifugio sono conservate ancora alcune delle poesie di Antonio.
Ci sono tante zone interessanti in Trentino?
Tutto in Trentino è interessante: dal Baldo all’Adamello, dalla Presanella al Brenta, le nostre meravigliose Dolomiti: ogni luogo ha le sue caratteristiche ed è tutto da scoprire. Soprattutto i boschi
e le paludi con la loro grande ricchezza di vita.
C’è stato mai qualcosa che vi ha spaventato particolarmente?
Una volta su un sentiero stretto – racconta Sandro – Aura ha perso l’appoggio ed è caduta per qualche metro. Fortunatamente se l’è cavata con qualche acciacco. E un grande spavento per entrambi. Cerchiamo sempre di essere molto attenti nelle nostre uscite, bisogna sempre esserlo in montagna, specialmente sulla via del ritorno. Le paure che abbiamo rispetto all’ambiente naturale sono normali, poi con l’esperienza devono trasformarsi in prevenzione, nel non mettersi in condizioni che possono essere pericolose: con programmazione e attenzione i pericoli possono
essere quasi completamente annullati. I rischi maggiori, insomma, gli abbiamo negli altri giorni della nostra vita: nel traffico o nelle nostre case, ad esempio.
Scalate mai per raggiungere la cima?
Tendenzialmente no, ci piace farlo camminando; più che alla cima, la nostra attenzione è rivolta al percorso, all’esplorazione.

Qual è la cosa più bella del vostro lavoro?
Andare a spasso insieme, in famiglia è decisamente la cosa più bella. E poi i picnic, la cioccolata e il sonnellino sull’erba…
Come nascono le vostre uscite?
Prima si decide dove andare, anche sulla base del meteo e alla stagione. E a cosa si vuole osservare. Un mese e mezzo fa abbiamo fatto un video sulle rane e i rospi che dal bosco che, in una notte di pioggia, andavano verso lo stagno per accoppiarsi e deporre le uova. Quello era davvero l’unico momento in cui potevamo osservarli.
Come è cambiato negli ultimi decenni il nostro ambiente naturale?
È innegabile che anche in Trentino vi siano stati dei mutamenti. Su tutti è evidente l’avanzata del bosco che sta riconquistando i prati, un tempo coltivati o adibiti a pascolo. La tempesta Vaia, a fine del 2018, ha distrutto interi boschi, poi attaccati dal bostrico che ha attaccato anche le piante sane e rappresenta ora una problematica non di poco conto: a questo coleottero abbiamo anche dedicato un paio di video.
L’orso vi ha mai dato problemi?
No, però può capitare che mentre si sceglie una meta, se ne scarti una nella quale vi è un “allarme”. E comunque abbiamo sempre evitato uscite notturne nella zona dell’orso, anche perché mentre
stiamo lavorando non possiamo entrare nel bosco facendo troppo rumore.
Molte zone di montagna risentono del problema dell’overtourism. I vostri video possono aiutare le persone a incontrare luoghi meno conosciuti?
Secondo noi sì. Riusciamo a mostrare che anche posti più semplici e meno scenografici meritino di essere visitati. In questo momento collaboriamo con la Val d’Ega, che ci ha lasciato carta bianca. Anche i responsabili sanno che è necessario far conoscere anche i posti meno noti.
Intervista a cura della classe 5aA della scuola elementare Clarina