San Giacomo – San Valentino di Brentonico, martedì 27 maggio – Sagome come acquerelli, bagliori che appaiono e scompaiono. Danzatori nella nebbia. È martedì mattina, sui tornanti sotto San Giacomo e su fino al traguardo di San Valentino che appare e scompare alla vista, sferzato dal vento. Continua a salire in processione, il popolo del Giro, nella lattea foschia. Che, se si dirada, è solo per lasciare spazio alla pioggia battente.

Ma l’importante è esserci, su ruota o su suola: “qualche” goccia non guasterà la festa. E poi il cielo si aprirà, lo dicono le previsioni e le simulazioni dei radar che rimbalzano da giorni sulle chat degli appassionati.
IL ROSA TRA LA NEBBIA
La salita è tutta rosa, da Mori a Brentonico passando per Besagno. Poi l’impennata dopo Fontechel. Superati i gpm di Carbonare, Candriai e Santa Barbara, l’arrivo è 1.300 metri. Non si sale in quota ma anche quest’ultima asperità è salita vera, in una tappa vera, la sedicesima, tutta o quasi trentina con praticamente 5mila metri di dislivello. Quasi a San Giacomo, tra la nebbia la festa dei due fan club tra i quali nella notte è nato un “gemellaggio”: quello dei fratelli Bais, grandi attaccanti e in fuga anche per buona parte di questa frazione, e di Edoardo Zambanini, magnifico secondo posto della tappa di Matera.

Poi la “curva dei tedeschi” sotto Malga Mortigola. Al parcheggione allestito per l’occasione a San Giacomo, tanti camper. I più battono bandiera slovena, quella dell’idolo incontrastato Roglic. “Lo amiamo più di Pogacar”, ci racconta un tifoso mentre quattro ragazzi, sloveni anche loro, ballano su un pezzo pompato a volume altissimo dedicato al loro idolo. De beste van het peloton, “il migliore del gruppo”, oggi purtroppo non arriverà a concludere la tappa, costretto a ritirarsi dopo l’ennesima caduta della sua corsa.

Mezzogiorno di pioggia, ma a colorare la finora grigia giornata, ci pensano i colori vivaci della bandiera colombiana che ci mostra con orgoglio Esteban, giovane allievo che corre tra le fila dell’Aurora Trento. “Bernal è fortissimo ma il mio idolo è Quintana!”, spiega. Ma ci sono anche tante bandiere palestinesi, colorate sull’asfalto e non solo. Lisa è qui con i figli e ne porta i colori sulla schiena. “Come Arci di Brentonico, anche in questa occasione e attraverso questi colori, rilanciamo il nostro messaggio di solidarietà, perché lo sport sia davvero messaggero di pace”.

DAI MENO TRE VERSO L’ARRIVO
Al centro fondo di San Giacomo c’è la “Terrazza sul Giro”, iniziativa a cura del Gruppo Sciatori Brentonico, con tanto di maxischermo. “Siamo una ventina di volontari, questa è un’occasione importante anche per la nostra associazione per far conoscere il nostro territorio, in Italia e non solo. Si respira davvero un’aria di internazionalità“, ci spiega Silvia Mozzi, ex assessora del Comune di Brentonico e maestra di sci di fondo. “Abbiamo anche fatto un concorso di disegno per i più piccoli, elementari e materna, ‘Pedalarte’, a tema sport e pace”.

Sotto i gazebi si riparano tanti appassionati: ci sono Guido e Alvaro assieme ad altri amici di Trento, Luciano viene dalla Val Trompia, in provincia di Brescia. “Tutti gli anni facciamo un pullmino, un paio d’anni fa siamo stati sull’Alpe d’Huez, il Giro non ce lo perdiamo mai. E che bello tifare per tutti”.

Organizzatissima, con il suo gazebo che ospita dirigenti e giovani corridori la Sc. Mori 2021. “Far giocare i ragazzi nell’età dello sviluppo è importante, oggi, lo sport deve aiutare i più giovani a creare rapporti, creare aggregazione. I nostri sono qui oggi in divisa e con le loro biciclette , con tanta voglia di pedalare e di giocare”, ci racconta Fabrizio Bertolini. “Oggi vedranno dove il ciclismo li può portare. Sappiamo bene quello che deve fare una scuola di ciclismo: insegnare e creare delle basi che sono fondamentali per la vita. Poi se il talento c’è, quello esce sempre, in qualsiasi disciplina”.

UN PAPA’ …FORTUNATO. “MA CHE ANSIA ASPETTARE QUI LORENZO”
Da Mori a Castel de’ Britti, il passo è breve. Si parla bolognese nel furgone Renault parcheggiato a bordo strada con lo striscione “Forza Lorenzo Fortunato”. Si brinda. Alla vittoria di tappa della maglia azzurra come sullo Zoncolan, proviamo a pronosticare. Sbagliando… per un centimetro. “Che ansia aspettarlo qui. Non vedo l’ora che sia finita…”, commenta il papà del corridore, Marco Fortunato.

Da San Giacomo la strada scende per qualche centinaio di metri, ma è un’illusione che dura poco. Nel breve tratto di “riposo” l’occhio cade su uno striscione appeso su un balcone: “Grazie Giro, festa di sport e asfalti nuovi”. Il grosso del tifo è assiepato sul doppio tornante a un chilometro abbondante dall’arrivo. Poco sotto, dal gazebo del Gruppo Eventi Biacesa di Ledro, escono i “rifornimenti” per gli amatori che stanno per affrontare le ultime pendenze. Ci si ferma volentieri: un sorso, due battute con Paolo e Mirko e via.

Si fanno certamente notare con la loro livrea bianconera i ragazzi del “Tour de Pance”, la gara a tappe nata 25 anni fa a Riva del Garda: una sessantina di partecipanti, da aprile a settembre, dieci tappe con tanto di classifica. Certo, opinabile, ribadiscono gli stessi protagonisti, perché alla fine a vincere è sempre la goliardia.

GLI ULTIMI MINUTI DI ATTESA
Vuoi perché lo smartphone ormai è scarico o perché manca campo, l’attesa dei corridori viene vissuta senza sapere molto della corsa che sta per passarti davanti. “Il giorno in cui vai a vedere il Giro è anche quello dove vedi e sai meno del Giro“, ci dice Jacopo che tiene alti i colori di TrentinoBike.

Gli ultimi amatori stanno salendo, fra poco tutti dovranno mettersi da parte. O almeno provarci. Don Francesco Viganò ci passa davanti, assieme al fratello Roberto. La pedalata è ancora buona nonostante i chilometri di salita nelle gambe. Poi, classe e stile inconfondibili, arriva anche Gibo Simoni guidando i suoi juniores della squadra ungherese Mbh Bank Colpack Ballan Csb. “Questo Giro mi piace. Dicono che magari sia meno duro degli anni passati ma ogni giorno succede qualcosa, i corridori danno spettacolo. Io? A salire in sella mi diverto ancora tanto”.

Passano le moto: “Ha attaccato Carapaz”, gracchia di sfuggita Radio Corsa. Informazione preziosa, grazie. Anche se nella concitazione e nel frastuono di trombette e (classicissime) motoseghe, nessuno ci metterebbe la mano sul fuoco.
INSIEME A BRACCIA ALZATE SUL TRAGUARDO
Ecco gli elicotteri, ci siamo, i due fuggitivi lanciati verso la vittoria. Poi dietro gli altri, magnifico Pellizzari che arriverà terzo, staccando di una manciata di secondi“La locomotora de Carchi”, che ci sfreccia davanti rilanciando: scalatore purissimo e garra sudamericana. Passa un minuto abbondante, la Rosa di Del Toro in difficoltà, il ghigno di chi ha ormai dato tutto ma guai a mollare, c’è un primato da difendere. In cima, intanto sono arrivati i due compagni dell’Astana, Scaroni e Fortunato, proprio lui, che sembra davvero averne di più. Sarà volata? No, i due si guardano, si parlano, Lorenzo in maglia azzurra rallenta giusto giusto per farsi affiancare e superare da Christian, l’arrivo insieme sul traguardo sfiniti e sorridenti a mani alzate è da pelle d’oca.
Immaginiamo papà Marco, commosso: l’ansia, adesso, avrà certamente lasciato spazio all’orgoglio.
