«Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità»

15 giugno: Santissima Trinità – C

Letture: Pr 8,22-31; Sal 8; Rm 5,1-5; Gv 16,12-15

«Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità» (Gv 16,13)

Qualche anno fa, il noto teologo Bruno Forte segnalava l’«esilio della Trinità» dalla teoria e prassi cristiana. Aggiungeva però che proprio dalla consapevolezza di quest’esilio scaturiva la nostalgia ed il desiderio di ritrovare la «patria trinitaria» nella riflessione teologica e nella vita. La liturgia di oggi ci offre l’opportunità d’intraprendere un viaggio di ritorno, per riscoprire il luogo in cui «viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17,28), la relazione che ci costituisce nel nostro essere «immagine e somiglianza di Dio» (Gen 1,26). La festa della Trinità allora, diviene lo specchio del senso ultimo dell’universo e della nostra stessa vita.

Nel nostro cammino incontriamo testimoni diversi:

Nella prima lettura, la Sapienza percorre le strade degli uomini per testimoniare la bellezza creatrice di Dio. La creazione è, tuttavia, soltanto il primo frutto di una stagione che abbraccia tutto il cammino della salvezza. Dall’inizio fino al suo compimento, la storia umana avanzerà tra gioie e preoccupazioni, successi e fallimenti e sarà segnata dalla sofferenza, dal peccato e dalla morte. Ma tutto questo avviene alla presenza di Colui che ha creato il cielo e la terra e ha cura di tutto ciò che in essi vive: perciò nessuna lacrima scorrerà invano e nessun grido rimarrà inascoltato.

Nel vangelo, Gesù affida alla voce dello Spirito Santo la piena rivelazione dell’amore trinitario. Gesù sceglie di concludere la sua esistenza umana senza aver rivelato tutto (v. 12). Indica la strada ma lascia parole non dette; ci invia per percorsi sconosciuti ma promette una guida che sarà per sempre con noi: lo Spirito della verità. Lo Spirito genera Vangelo in noi, mentre apre orizzonti infiniti che percorre insieme con noi.

Nella seconda lettura, infine, Paolo ci aiuta a trasformare il Vangelo in vita. Ci sollecita ad intessere rapporti capaci di rendere sperimentabile il mistero d’amore da cui siamo stati incontrati. Lo stesso amore che lo Spirito ha «riversato nei nostri cuori» è la garanzia di una speranza che non potrà deludere e che siamo inviati a generare nel nostro quotidiano come seme di risurrezione.

È bello, inoltre, notare che le letture si presentano come dialoghi a cui ognuno di noi è invitato a partecipare, sperimentando in prima persona come, nella prospettiva biblica, la storia umana sia letta come il luogo in cui Dio esce dal suo silenzio per parlare con l’umanità. La Scrittura diviene così oggi anche per noi un terreno d’incontro e di scontro, lo spazio in cui Dio continua a vivere un colloquio serrato con ogni persona, a volte difficile e conflittuale, ma pur sempre reinventato e ricercato. È un dialogo che conduce al riconoscimento dell’altro come del Tu che rivelandosi rivela, il Tu della relazione (M. Buber).

Il Dio della bibbia, infatti, non ama la solitudine: è Trinità ed ha scelto da sempre di porre la sua tenda tra noi, facendosi ospite dell’umanità. La comunione che lega donne e uomini diversi in Cristo è la nuova creazione nello Spirito; l’amore ed il servizio che edifica la dimora di Dio tra gli uomini è la testimonianza più potente per un mondo affamato di significato. In un mondo diviso da conflitti, paura e solitudine, Dio si rende incontrabile in comunità costruite nell’amore, nella giustizia e nella pace; la loro esistenza è perciò un segno di speranza, a condizione che non si lascino contagiare dalla logica del potere e dal virus della divisione.

Chiediamoci: come la comunione tra noi testimonia il Dio trinitario?

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