La speranza si impara e si incontra in piccoli gesti. Sono solo alcune delle riflessioni emerse dall’incontro “La speranza non delude”, che si è svolto nell’oratorio di Piedicastello in occasione di “C’è festa in campo”, l’evento organizzato dall’associazione “C’è campo” per raccogliere contributi per le sue attività.
Hanno partecipato al dialogo, moderato dal direttore di Vita Trentina Diego Andreatta, l’illustratrice Lorena Martinello e il professore di religione del liceo Da Vinci di Trento Alberto Conci.
“La speranza l’ho incontrata nella Parola, fin da quando Isaia nell’Antico Testamento dice: ‘Se dovrai attraversare il deserto non temere io sarò con te’. E poi l’ho incontrata nei gesti concreti delle persone”, ha raccontato Martinello, che ha ripercorso il suo sogno missionario. Un sogno che poggia le radici nella storia di tre missionari del suo paese, Telve, che hanno passato gran parte della loro vita in Bolivia. “Quando è morto padre Pompeo Rigon ho deciso che volevo andare a vedere dove riposava con i suoi campesinos. Avevo cinque anni”. Dopo un’esperienza in missione in Tanzania, Lorena ha iniziato a studiare Antropologia culturale. Attraverso quel corso di studi ha incontrato le culture indigene del Sud America e la storia del missionario gesuita trentino Eusebio Chini, che l’hanno spinta a partire per il Messico, dove è rimasta per due anni. Non sarebbe tornata in Italia se non fosse stato per amore. A Telve Lorena si è sposata con David, assieme al quale ha viaggiato per il mondo, riuscendo anche ad andare sulla tomba di padre Pompeo Rigon, in Bolivia. Quando David è morto travolto da un tronco, il 27 gennaio 2016, “è morto anche un pezzo di me”, ha raccontato Lorena, che ha ricordato tutti i piccoli gesti che non hanno cambiato la difficoltà che stava attraversando, ma che hanno lenito il dolore delle giornate. “Ricordo ancora la frase che una mamma della catechesi mi aveva scritto su un biglietto verde: ‘Grazie per quello che hai fatto e che farai’. Quella frase mi ha salvata. Ci sono persone che mi hanno aiutato dal primo momento, costantemente, con piccoli passi. Anche da lontano. La vedovanza è una cosa stranissima: un’assenza, ma anche una presenza, qualcosa che entra dentro di te e dentro di te rimane. Quello che puoi fare è costruirci attorno altra vita”.
L'”altra vita” di Lorena è stata l’accademia di disegno di Padova che ha frequentato per tre anni mentre lavorava anche al Centro Astalli di Trento. La prima retta, ha ricordato, l’ha pagata con i soldi che gli amici di David avevano raccolto con un torneo che gli avevano dedicato. Nel 2019 Lorena ha perso il lavoro: il suo è stato tra i posti di lavoro nel settore dell’accoglienza tagliati dalla Giunta provinciale. “Prima arrabbiata e poi disperata, ma poi ho pensato che forse quella era l’opportunità per fare del disegno il mio lavoro. Quando disegni stai nel qui ed ora, con leggerezza. Quella leggerezza di cui parla Calvino, che dice che leggerezza è planare sulle cose dall’alto, senza avere macigni sul cuore. Quindi – ha concluso Lorena – ho iniziato a mandare i miei lavori in giro: Diego è stata la prima persona che ha riconosciuto i miei disegni come lavoro. Ora accompagno le persone ad esprimersi attraverso l’arte: lo faccio nelle periferie, in carcere e con gli anziani ed i giovani. Nella vita ho capito che la speranza non è aspettare in poltrona che tutto vada bene. E non è neanche fare del bene aspettando che ti ritorni indietro. Su un murale in Kenya ho letto che ‘Dio aiuta quelli che si aiutano’. Si può anche dire che ‘Dio aiuta quelli che si aiutano tra di loro'”.
Ma la speranza, ha ricordato il professor Alberto Conci, deve essere anche insegnata. “Quando Ernst Bloch comincia a scrivere in esilio negli Stati Uniti un’enciclopedia sulla speranza, lo scrive proprio nell’incipit: dobbiamo imparare a sperare. Ma per imparare ci vuole qualcuno che insegna. Chi insegna la speranza? E come? In questo testo bellissimo ci sono altre due cose che forse gli adulti dovrebbero dire. Primo, la speranza è una virtù collettiva. E per certi aspetti è la più collettiva delle virtù, perché non si può sperare da soli. Secondo, la speranza ha bisogno di persone che si gettino completamente nel nuovo, che appartengano al nuovo”.
Dopo l’incontro, le associazioni che hanno partecipato alla festa si sono presentate: sono C’è Campo, Movimento Carmelitano, La Rete, il Consorzio Associazioni con il Mozambico, Punto Missione (da Brescia), Associazione Padre Silvio Broseghini Chankuap’ Trento, Forum trentino per la pace e i diritti umani, Accri, Cuamm – Medici con l’Africa, Why (a World Home for Youth), Fondazione Punto Missione onlus, Bankuore (con sede a Milano) e Chirurgia Pediatrica Solidale.