Si è svolta nella mattinata di domenica 6 luglio, al Sacrario militare del Pasubio sul colle Bellavista al passo Pian delle Fugazze, la tradizionale cerimonia commemorativa in onore dei caduti della Grande Guerra. L’organizzazione della cerimonia è spettata quest’anno al Comune di Rovereto, membro con i Comuni di Vicenza, Schio, Valdagno e Valli del Pasubio, assieme alle Province di Trento e Vicenza, della Fondazione 3 Novembre 1918, l’ente che si occupa dalla gestione del sacrario militare e il cui statuto prevede che i comuni membri si avvicendino ogni anno nell’organizzazione dell’evento.
Numerosa la presenza delle varie associazioni combattentistiche e delle autorità politiche. Per la Provincia di Trento sono intervenuti il presidente del Consiglio provinciale Claudio Soini e il consigliere Francesco Valduga. Per il Comune di Rovereto, a cui come ente organizzatore spettavano gli onori di casa, era presente la sindaca Giulia Robol, accompagnata dal presidente del consiglio comunale Claudio Cemin e dalla consigliera Stefania Bresciani. Tra le altre autorità presenti, oltre i sindaci dei comuni citati, si ricordano il prefetto di Vicenza Filippo Romani e il vice presidente della Provincia di Vicenza Moreno Marsetti. Il picchetto d’onore è stato assicurato dal Settimo reggimento alpini di Belluno.
Come da programma, puntuale alle 10 ha preso il via ai piedi del sacrario militare – “un simbolo vivente di sacrificio e di memoria” per il presidente della Fondazione 3 novembre Gianni Periz – la cerimonia commemorativa che si è svolta in un clima sobrio e di raccolta commozione. In prima battuta hanno sfilato le bandiere e i gonfaloni sulle note degli inni e delle marce intonati dalla fanfara alpina di Lizzana. A seguire i discorsi delle autorità e la messa che è stata celebrata su un altare da campo, cimelio della guerra, dal cappellano dell’ospedale Santa Chiara don Franco Torresani.
“Un luogo potentemente evocativo questo – è stato il commento del presidente Soini – perché fisicamente contiguo alle terre alte fra Trentino e Veneto, in cui la crudezza, la violenza, la portata nefasta della guerra, la Grande Guerra mondiale, rimangono a imperitura memoria e monito. Siamo qui a onorare tutti i caduti, di entrambi i fronti di quel conflitto. Ma siamo qui anche ad allargare il pensiero a questo nostro mondo devastato dalle guerre e dalla coazione a ripetere che sembra condannare l’uomo alla perenne ripetizione degli errori. Poniamo mente alle parole di papa Francesco e a quelle più recenti di papa Leone XIV. E lasciamo qui un seme di pace e di fede nella risoluzione non violenta dellr controversie e delle tensioni tra popoli e territori.
“Quando la guerra finisce ciò che rimane sul terreno sono i corpi, spesso devastati, dei soldati uccisi. L’Ossario del Pasubio, che raccoglie le salme di oltre 5 mila caduti della Grande Guerra e che si appresta a celebrare il prossimo anno il secolo di vita, rappresenta un appello alla pace e una condanna della guerra come soluzione per risolvere i conflitti fra i popoli. Un messaggio di pace e di concordia a cui fa eco quello di Maria Dolens, la Campana dei Caduti di Rovereto, simbolo universale di pace che quest’anno celebra i cento anni. Da entrambi questi monumenti alla memoria si eleva un’invocazione alla pace che proprio in questi giorni, in cui il mondo è devastato da sanguinosi conflitti, deve risuonare forte e quanto mai attuale”, sono state le parole pronunciate dalla sindaca Robol nel corso del suo intervento.