«…tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno»

20 luglio: Domenica XVI – Tempo Ordinario C

Letture: Gn 18,1-10a; Sal 14; Col 1,24-28; Lc 10,38-42

«…tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno» (Lc 10,41-42).

Luca inserisce la sosta di Gesù nella casa di Marta e Maria tra la parabola del buon samaritano (10,25-37) e l’insegnamento sulla preghiera (11,1-13). La parabola ha messo a confronto due posizioni umane. Sacerdote e levita conoscono la scrittura e sono consacrati al suo servizio; tuttavia, essa non ha plasmato il loro cuore sul cuore di Dio. Il samaritano, apparente lontano, fa misericordia manifestandosi come un uditore attento, sintonizzato con il cuore stesso della Torah. Su questo sfondo siamo invitati a leggere il nostro testo come un richiamo a valutare il rapporto con la parola, per comprendere se essa sia il centro unificante della nostra esistenza.

Luca, dopo aver destabilizzato il lettore presentando donne al seguito di Gesù (8,1-3), lo scuote ancora una volta con il ritratto di Marta. Non è, infatti, qualificata in relazione ad un uomo come sposa, vedova, figlia, … secondo i canoni culturali del tempo, ma appare sulla scena come una donna indipendente e intraprendente. Dopo il rifiuto dei samaritani (9,53), l’ospitalità offerta a Gesù la pone in una luce favorevole, collocandola tra coloro che collaborano alla sua missione (9,4; 10,5-7). Sembra poi che le due sorelle abbiano diviso tra loro la responsabilità dell’accoglienza: mentre Maria intrattiene l’ospite, Marta gestisce le varie attività connesse alla preparazione del cibo.

L’unica azione riferita a Maria è l’ascolto della parola contrapposto ai «molti servizi» della sorella. Ricordiamo che proprio l’ascolto della parola è uno dei temi più cari a Luca. Un’altra Maria, la madre di Gesù, rispose alle parole dell’angelo definendosi come donna al servizio del progetto di un Altro, perché la Sua parola divenisse persona (1,38). Nell’incontro con Elisabetta, è proclamata beata perché «ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore» (1,42). Nel suo ministero pubblico Gesù aveva dichiarato che la propria famiglia è costituita da «coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (8,19-21). L’ascolto rende dunque anche Maria di Betania discepola, madre e sorella di Gesù.

Aggiungo che in un contesto patriarcale in cui non era consentito insegnare la scrittura alle donne, la sottolineatura lucana indica l’avvento di una realtà nuova. Forse proprio l’atteggiamento fuori luogo di Maria attira l’ira di Marta che avvicinandosi al Signore con brusca familiarità, rimprovera la sorella manifestando la convinzione che egli condivida il suo punto di vista (vv. 40-41).  La risposta di Gesù non contrappone ascolto e servizio ma «molte cose» e «una cosa». Si tratta dunque dell’opzione tra uno stile di vita frammentario o unificato perché focalizzato nella sua persona. Per i discepoli, infatti, non può esistere distinzione tra ascolto e servizio: il servizio scaturisce dall’obbedienza alla parola e conduce alla piena conformazione a Gesù (cfr. 22,24-27).

Marta, dunque, non è invitata ad abbandonare il servizio per sedersi con Maria ai piedi del Signore, ma è chiamata a vivere il servizio con un cuore unificato. Non diverrà allora una sequenza di «molte cose» da fare, ma la risposta libera e obbediente a Colui che può dare ad ogni istante un valore eterno. In questo senso, Maria sta già aiutando Marta a donare ad ogni cosa il proprio valore: fissa lo sguardo sul Signore e servilo!

Non conosciamo la risposta di Marta: come spesso accade, Luca lascia alcune righe vuote dove ognuno di noi può scrivere la propria reazione all’invito di Gesù. Proviamo a completare il racconto?

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