La giornata del 19 luglio, quarantesimo anniversario della tragedia di Stava, vedrà la visita di Sergio Mattarella in due luoghi della memoria particolarmente significativi per la storia trentina recente e per la riflessione sul valore della pace. Dopo essersi recato a Tesero, il Presidente della Repubblica si fermerà a Rovereto, presso la Campana dei Caduti, monumento fuso con bronzo dei cannoni usati nel corso della Prima guerra mondiale.
Una tragedia – quella del 1985 in Val di Fiemme – simbolo dello spregio di valori come dignità umana, giustizia, sviluppo umano integrale, salvaguardia del creato. Gli stessi valori negati dalla guerra, che viene alimentata (così come a Stava) anche dall’avidità e dall’assenza di controllo politico. Il concetto di Terza guerra mondiale (“seppur combattuta a pezzetti”), coniato da papa Francesco nel 2013 e mai smentito da nessuno, ci rammenta che stiamo vivendo un cambio d’epoca del quale l’umanità sta faticosamente decifrando le coordinate e definendo i nuovi paradigmi del vivere civile. In primis i connotati del termine “pace”. Viviamo nell’era denominata “Antropocene”, caratterizzata dal riconoscimento dell’attività umana come forza ecologica in grado di trasformare le leggi della natura e di farne parte, ridefinendo nel contempo il modo di rappresentare il rapporto tra ambiente e società, e con questo i lineamenti del termine “pace”.
Un cambio d’epoca che esige l’elaborazione di parole chiave per definire i nuovi paradigmi del vivere civile, e la responsabilità che coinvolge ogni cittadino del mondo, anche rispetto alle generazioni future. Un cambio d’epoca che – se letto in prospettiva storico-critica – ha portato alla definitiva acquisizione del concetto di una realtà globale dove tutto è interconnesso e correlato, in cui definizioni come “globalizzazione”, “biodiversità”, “transizioni”, un tempo confinate nella riflessione filosofica e scientifica, stanno rivelando tutte le proprie implicazioni politiche.
Come per i linguaggi di programmazione, nuove grammatiche e nuovi alfabeti stanno riscrivendo la narrazione delle relazioni umane, accompagnando il mondo globalizzato fuori dai recinti e dai paradigmi culturali descritti con il termine di “modernità”, per approdare a una fase fortemente dinamica ed evolutiva, caratterizzata da una fortissima incertezza di fondo. Dopo decenni e secoli in cui l’uomo e la politica hanno ignorato le conseguenze delle azioni antropiche sulla natura, stiamo assistendo a una serie di fenomeni (atmosferici e pandemici) inediti e devastanti, che coinvolgono aree e fasce di popolazione sempre più larghe.
Di conseguenza, anche il termine di “pace” si sta arricchendo di una nuova gamma di significati e di sfumature semantiche, che ne caratterizzano le implicazioni di carattere etico e politico.
La Campana dei Caduti (con i suoi cento anni di storia), accanto alla dimensione formale delle cerimonie e delle enunciazioni di principio, dovrebbe diventare luogo di riflessione critica sui fondamenti teoretici del concetto di pace e sulla loro mutazione, sul “concreto vivente” delle crisi che travagliano il presente, evitando troppi sguardi retrospettivi e la diplomatica prudenza, e abbracciando la dimensione della profezia.