“Un amico speciale col quale mi sono intrattenuta in più di una chiacchierata sulla vita e la morte”. Nella sua lettera di congedo, la giornalista umbra Laura Santi, 50 anni, ha ricordato anche l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve don Ivan Maffeis, che aveva incontrato per la prima volta l’anno scorso.
Santi, affetta da una forma aggressiva e avanzata di sclerosi multipla, è morta a casa sua martedì 22 luglio, dopo essersi somministrata un farmaco letale. La giornalista umbra aveva raccontato alla Nazione il primo incontro con don Ivan: “Buongiorno Laura, sono don Ivan. Susanna mi ha parlato di lei: mi farebbe piacere quando non la disturbo e quando è in forze farle un saluto”, le aveva scritto lui. “Buongiorno Ivan. Io sono atea, sbattezzata, membro dirigente dell’associazione Luca Coscioni e mi piace De André. Comunque va bene, vediamoci”, le aveva risposto lei.
“Ha soprattutto ascoltato. Non ha fatto riferimenti alla Chiesa, al Vaticano, a Dio”, aveva raccontato Santi in quell’occasione. “Chi sta fuori da queste sofferenze, mi ha risposto, deve inchinarsi a voi. Noi non dobbiamo mettere bocca su cosa fate, come vivete, come non vivete. Io non posso stare dentro i vostri vestiti o dentro le vostre scarpe. Io non posso nemmeno immaginare quello che prova lei”.
Di monsignor Maffeis, Santi aveva avuto “l’impressione di un uomo libero, molto umile e profondo. Non è venuto come un uomo di Chiesa. Non ha cercato di convincermi o dissuadermi dal fare qualche cosa. Mi ha abbracciata, mi ha passato la borraccia, si è seduto e mi ha ascoltata”.
L’attivista dell’associazione Luca Coscioni aveva saputo solo dopo che il sacerdote che l’aveva incontrata era l’arcivescovo di Perugia. “Me lo ha detto la mia assistente alla fine della visita – aveva raccontato a La Nazione -, quando ormai se ne era andato. Che figura! Gli ho scritto. Penso che lo rivedrò. Abbiamo in sospeso un’altra chiacchierata”.