Anche se insegna “Servizio Sociale di Comunità” all’Università di Trento, ha già detto ai colleghi di Curia di voler soprattutto ascoltare. Sposata e madre di quattro figli, Annalisa Pasini, assistente sociale con laurea in psicologia, è stata chiamata al difficile compito di sostituire il compianto don Mauro Leonardelli alla guida dell’Area pastorale più estesa ed estroversa dell’Arcidiocesi.
Insieme agli operatori, ai volontari e alle varie realtà strutturate in cui si esprime la Chiesa trentina, dovrà occuparsi di povertà, emarginazione, salute, migrazioni, disuguaglianze…, ovvero di quell’ambito che si potrebbe far rientrare – per usare un termine usato nel Cammino sinodale trentino – nelle ‘fragilità esistenziali’.
“Sarà una sfida, l’ho accettata sapendo che si tratta di un lavoro insieme, vi prego di aiutarmi”, ha chiesto subito Pasini ai futuri collaboratori, facendo capire però quanto nel suo lavoro sociale sia appassionata alle potenzialità del “prendersi cura”: l’ha approfondito negli studi, e prima ancora appreso nel volontariato in parrocchia, nel servizio educativo scout e, soprattutto, nella quotidianità familiare.
L’arcivescovo Lauro ha spiegato i motivi di questa nomina. Ha conosciuto e apprezzato le competenze professionali di Annalisa Pasini, quando è entrata a far parte col marito dell’equipe dei formatori dei seminaristi e dei preti giovani, ha guidato quella preziosa e ultracinquantennale esperienza di privato-sociale che è il Consultorio UCIPEM a servizio di famiglie e coppie. Ne ha poi sottolineato la sensibilità ecclesiale e “il desiderio di servire la nostra Chiesa trentina”, considerando anche quanto il suo “essere donna” potrà essere significativo rispetto ai sacerdoti che ricoprono questa delega vescovile.
Se anche in passato altre figure femminili avevano diretto Servizi di responsabilità, sia nel palazzo di piazza Fiera che nelle associazioni laicali, è giusto osservare che Pasini sarà chiamata a operare come delegata vescovile in un Consiglio di Curia che dopo la riforma di anni fa costituisce una realtà di coordinamento e di sintesi pastorale molto importante (in questo senso è la prima donna, accanto all’economo laico e a due sacerdoti). Vi porterà le riconosciute doti di profondità, pacatezza e anche tenerezza, forse anche le esigenze di un genitore che porta sul tavolo il vissuto (e gli orari da rispettare) della sua famiglia allargata. Da buon ex capo scout dell’AGESCI, l’associazione dove è esperienza ricca e consolidata il lavorare in diarchia (la corresponsabilità del servizio fra uomo e donna), porterà anche un’attenzione a valorizzare quella reciprocità che è una faticosa risorsa e quella diversità che ci arricchisce tutti.
Per questo, in quest’incarico femminile possiamo anche veder realizzato un auspicio fra i più ricorrenti emersi dal Cantiere sinodale. Ovvero la richiesta arrivata da tanti gruppi di saper riconoscere e valorizzare il contributo delle donne anche nei ruoli di responsabilità e nei luoghi – com’è appunto il coordinamento della più ampia e sociale Area diocesana – in cui un qualificato apporto femminile potrà migliorare le relazioni e il metodo, rispetto a visuali soltanto maschili o clericaliste.
Ad Annalisa, in particolare – mentre ringraziamo don Stefano Zeni per aver accettato di proseguire ad interim il lavoro prezioso di don Andrea Decarli -, molti guardano come ad un promettente frutto sinodale, per crescere insieme nella speranza e nella carità.
Ai nuovi delegati, capi scout ambedue, buona strada!