Guerra e salute, riarmo e taglio alla spesa sociale, ma anche la critica al sostegno provinciale per le pensioni più povere, “sbagliato nel metodo e nel merito”, e l’urgenza di varare un fattivo piano per la sanità territoriale. Sono stati questi i temi discussi martedì 5 agosto alla Festa dello Spi, il sindacato della Cgil che rappresenta pensionate e pensionati e conta in provincia oltre 13mila iscritti. L’evento si è svolto in Val di Sole, a Caldes.
Ad aprire l’appuntamento la segretaria provinciale Claudia Loro, che nel suo intervento non ha risparmiato critiche alla Giunta provinciale sia sulla misura contenuta in assestamento per integrare le pensioni minime – “insufficiente e sbagliata nel metodo e nel merito” – sia alla lentezza con cui procede il piano sulla medicina territoriale .
In particolare sull’integrazione delle pensioni minime Loro ha ribadito che l’assestamento di bilancio non contiene nessuna misura incisiva per sostenere le pensionate e i pensionati più poveri. La promessa integrazione delle pensioni più basse, seppure meno efficace e ampia della misura varata dalla Provincia di Bolzano, si è trasformerebbe in una una tantum. “Si vanno a sostenere in modo del tutto parziale solo i poverissimi, lasciando fuori una parte comunque consistente di persone che in Trentino hanno assegni bassi e fanno fatica”.
Per quanto riguarda la medicina territoriale Loro ha ricordato che in Trentino dovrebbero nascere dieci case comunità, tre ospedali di comunità e una rete di cure domiciliari. “Rischiamo, però, di creare delle scatole vuote perché sulla medicina territoriale e l’assistenza di prossimità, con una necessaria ed efficace integrazione tra sanitario, socio sanitario ed assistenziale, manca un pensiero forte. Non serve creare un polo dove si prescrivono ricette, ma è necessario creare equipe multidisciplinari in grado di valutare i bisogni complessivi del paziente. In particolare ridefinire il ruolo del medico di medicina generale ridefinendo la loro funzione, prevedendo sicuramente la definizione del piano assistenziale individualizzato, ma anche prestazioni che oggi sono i codici bianchi e verdi nei pronto soccorso. Servono, però, idee e risorse che non vediamo”.