Una cifra tra il milione e mezzo e i due milioni. A tanto ammonta la spesa che la Provincia di Trento dovrà sostenere per la creazione di un Cpr (Centro di permanenza per i rimpatri) da 25 posti in località Maso Visintainer, a Trento. I Cpr – che sono stati più volte criticati dalle associazioni che si occupano di diritti umani – sono strutture di detenzione amministrativa al cui interno sono trattenute persone migranti in situazione di irregolarità rispetto alle norme che riguardano l’ingresso in Italia.
A spiegare i contorni dell’accordo tra Provincia e Stato sono stati il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti e il ministro degli Interni Matteo Piantedosi in sala Belli, nella sede della Provincia di Trento. Se la realizzazione del Cpr, che comporterà l’esproprio di un’area di 2.700 metri quadrati, sarà a carico della Provincia, i costi della gestione, della manutenzione e del personale del Cpr saranno invece a carico dello Stato.
“Si tratta di un accordo importante non solo per il contesto territoriale della provincia di Trento, ma anche perché riteniamo di fare di questa iniziativa un modello da portare anche in altre realtà”, ha spiegato Piantedosi. “Questo Cpr si andrà ad aggiungere alla rete che stiamo cercando di rafforzare sul territorio nazionale, in linea anche con un obiettivo europeo sui rimpatri, e risponderà per almeno due terzi alle esigenze locali. Da inizio 2025 in Trentino vi sono state 61 espulsioni e ogni accompagnamento in un Cpr fuori regione richiede tre uomini delle forze dell’ordine per almeno tre giorni. L’istituzione di un centro locale permetterà quindi di rafforzare significativamente la sicurezza sul territorio”.
“La nostra previsione è che possa iniziare l’attività nel corso del 2026. La nostra è una scelta di responsabilità”, ha detto il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti.
Oltre all’istituzione di un Cpr, l’accordo prevede altri due punti. Il primo è la diminuzione della quota di persone migranti accolte dal Trentino “fino a un 50% rispetto al totale attuale”. “Nel protocollo – ha specificato Fugatti in conferenza stampa – c’è scritto che nel territorio provinciale si manterranno i nuclei monofamiliari con minori, stiamo parlando delle donne con minori perlopiù, e i migranti con concrete prospettive di inserimento nel mercato del lavoro“. Prevista infine l’istituzione di una commissione territoriale per le domande di protezione internazionale, che finora erano esaminate fuori provincia.