Punto d’Incontro: “Con Cpr e dimezzamento dell’accoglienza solo più persone in strada”

“A breve a Trento un Cpr e dimezzata ulteriormente l’accoglienza. Ufficialmente per ‘contenere i violenti’ e ‘ridurre le presenze sul territorio’. Sappiamo per certo, e lo sanno anche i protagonisti di questa decisione, che invece non diminuiranno le presenze sul territorio, ma solo il numero di quelli accolti”. Lo afferma in una nota la cooperativa sociale Punto d’Incontro di Trento dopo l’accordo siglato ieri dal presidente della Provincia Maurizio Fugatti e dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che prevede, oltre all’istituzione di un Cpr da 25 posti a Maso Visintainer, anche il dimezzamento della quota di persone migranti accolte in Trentino. 

Cresceranno quindi i numeri delle persone in strada, senza progetto e senza controllo, e questo non produrrà più sicurezza: le persone saranno più marginalizzate, più povere di prospettiva, più disperate, più fragili. Aumenteranno le persone che si rivolgeranno al Punto d’Incontro e alle strutture di bassa soglia, ai servizi specialistici, ai servizi sociali del territorio: crescerà la pressione e la percezione di insicurezza”, sottolinea ancora il Punto d’Incontro. “Cpr e riduzione dell’accoglienza sono prospettive che ci preoccupano perché saremo tutti meno sicuri: persone in strada, quartieri e anche noi operatori. Sappiamo però una cosa: che la politica ha grandi responsabilità e grande potere, ma le norme non hanno effetto sulle nostre coscienze: la politica può decidere di ridurre l’accoglienza, ma questo non ci trasformerà in una Comunità meno accogliente. Perché sulla nostra umanità decidiamo solo noi”.

Il Punto d’Incontro sottolinea, per esperienza diretta, che “negli ultimi anni sono cresciute più del doppio le presenze al Punto d’Incontro. Molto spesso sono richiedenti asilo che non accedono a percorsi d’accoglienza e che quindi sono in strada”. “Vediamo anche noi – ammette il Punto d’Incontro – che sono aumentati gli episodi di violenza. Lo vediamo sulla pelle e negli occhi dei nostri ospiti e lo percepiamo anche sulla nostra pelle di operatori sociali. Non solo una percezione, ma un vissuto. A volte anche noi ci troviamo di fronte al pericoloso, a fare i conti con la paura”. Ma questo, come spiegato sopra, è soprattutto frutto di scelte politiche.

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