Al Mart la mostra “Sport. Le sfide del corpo”, con le bici di Bartali e Coppi

Al Mart di Rovereto è stata inaugurata la mostra “Sport. Le sfide del corpo“, un viaggio lungo due millenni attraverso la storia dell’arte, alla ricerca delle opere che celebrano lo sport. L’esposizione è curata dal direttore dell’Istituto Italiano di Cultura Antonio Calbi e dalla curatrice del Mart Daniela Ferrari. Rimarrà aperta fino al 22 marzo 2026. 

Trecentocinquanta le opere, divise in otto sezioni tematiche: Le origini, Corpo a corpo, In squadra, Oltre il limite, Nell’acqua, Corpi volanti/corpo danzanti, Correre, Al freddo.

Le opere raccontano di come, da sempre, l’atleta sia una figura di rilevanza sociale, eroe in connessione con gli dèi nella Grecia antica, e nuovo idolo in competizione con i divi del cinema e della musica per tutto il Novecento e nella contemporaneità.

Tra i “cimeli” esposti, spiccano le biciclette appartenute a Gino Bartali e a Fausto Coppi e il Costume de “La Sylphide” indossato da Carla Fracci.

GLI EVENTI COLLEGATI

Sabato 24 gennaio alle 20.30 all’Auditorium Fausto Melotti andrà in scena il celebre First Love, di Marco D’Agostin. Già vincitore del Premio UBU 2018 e riallestito in occasione delle Olimpiadi 2026, lo spettacolo è inserito nel Circuito Danza Trentino Alto-Adige Sudtirol curato dal Centro Servizi Culturali S. Chiara Trento.

In una rilettura della più celebre gara della campionessa piemontese Stefania Belmondo, la quindici chilometri a tecnica libera delle Olimpiadi di Salt Lake City 2002, Fist Love è un lavoro che si fa grido di vendetta, disperata esultanza, smembramento della nostalgia. Una sorta di risarcimento messo in busta e indirizzato al primo amore.

La settimana successiva, sabato 31 gennaio alle 20.30 al Teatro Zandonai, sarà la volta del celebre Italia-Brasile 3 a 2. Il ritorno, di Davide Enia, programmato nella Stagione Teatro del Comune di Rovereto. Anche in questo caso si tratta della nuova messa in scena di un celebre lavoro molto amato dal pubblico.

Italia-Brasile 3 a 2 opera su un doppio binario. Il primo è quello della coscienza collettiva, tramite il ricordo di un evento specifico che segna un atto identitario e comunitario. Il secondo è quello della coscienza intima, ovvero l’operazione privata di scomposizione e ricomposizione dei temi e dei sentimenti affrontati, rapportati al proprio vissuto. E poi c’è qualcosa che appartiene a una dimensione più profonda e misteriosa, legata a doppio filo con l’esistenza del teatro stesso: il rapporto tra i vivi e i morti.

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