“Dalle cronache, ogni giorno, gli episodi di violenza stradale dimostrano quanto lo spazio pubblico sia un luogo fragile: infrastrutture spesso inadeguate, comportamenti individuali che sottovalutano rischio e responsabilità e, a monte, una cultura della mobilità che fatica a cambiare”. Lo ricordano Daniela Baraldi, presidente della Fiab di Trento, e Renato Beber, presidente FCI Trento, in occasione della Giornata mondiale della memoria delle vittime delle strade, che ricorre domenica 16 novembre.
“Quando si parla di sicurezza – sottolineano Barladi e Beber – l’attenzione tende a concentrarsi sui veicoli a motore, dimenticando che anche le bici fanno parte del traffico urbano e stanno conquistando sempre più spazio tra i mezzi scelti per gli spostamenti quotidiani. Un cambiamento importante, che però espone i ciclisti alle criticità di un sistema stradale poco attento alla mobilità attiva: dall’inizio dell’anno l’Osservatorio Ciclisti ASAPS-SAPIDATA segnala 196 decessi tra chi si sposta in bici“.
Fondamentali, proseguono Baraldi e Beber, le misure di sicurezza. “Le amministrazioni che adottano misure di moderazione del traffico, come zone 30 km/h o corsie ciclabili ben progettate ottengono benefici tangibili: meno sinistri, meno feriti, maggiore sicurezza e migliore qualità della vita, come dimostra il caso virtuoso di Bologna. L’aumento delle persone che usano la bici può contribuire a rendere le strade più sicure, ma perché questo effetto si realizzi pienamente è necessario affiancare la mobilità attiva a infrastrutture adeguate e oculate politiche di moderazione del traffico”.
Ma prima di tutto, concludono Fiab e FCI, “occorre un cambiamento culturale che richiede tempo, impegno e continuità: per questo FIAB TRENTO e il Comitato trentino di FCI sollecitano le Istituzioni comunali e la PAT a portare avanti un lavoro costante di sensibilizzazione, ma anche campagne sulla sicurezza stradale e attività nelle scuole, nelle imprese e sul territorio”.