Giornata dei poveri, don Lauro: “C’è anche un mondo fatto di cura”

Con la Santa Messa nella chiesa parrocchiale di Levico Terme, si è celebrato nella serata di domenica 16 novembre l’appuntamento diocesano per la Giornata dei Poveri. Una celebrazione che ha visto riuniti, accanto all’arcivescovo Lauro Tisi, le Caritas di Pergine, Levico, Borgo Valsugana e Baselga di Piné, insieme ai loro volontari e alle comunità parrocchiali, per testimoniare un cammino comune di attenzione e cura verso gli ultimi.

A dare avvio alla liturgia eucaristica, concelebrata dai parroci della zona, un gesto simbolico di grande impatto: alcuni ragazzi hanno portato alcuni scatoloni recanti parole come “mancanza di casa”, “malattia”, “solitudine”, “violenza domestica”, “povertà economica”. Cartoni che, impilati uno sull’altro, formavano un muro che finiva per oscurare i volti raffigurati su un grande cartellone. Un’immagine chiara: le nostre fragilità, se non accolte, cancellano l’identità delle persone.

Sono state lette quattro testimonianze, una per ogni Caritas presente, frammenti di vita che raccontano non solo la durezza delle situazioni, ma anche la forza dei legami che nascono attraverso la solidarietà concreta dei volontari. Storie in cui la povertà non è mai l’ultima parola.

Nell’omelia, riprendendo il Vangelo della domenica (Lc 21, 5-19), l’arcivescovo Tisi ha invitato tutti a “perseverare”: “Nonostante ciò che i media raccontano ogni giorno, ciò che vedo girando per la nostra Diocesi – ha rimarcato l’Arcivescovo facendo eco a quanto detto nel pomeriggio in Cattedrale – è anche un mondo fatto di cura, attenzione, fraternità vissuta. Dentro tanta sofferenza, c’è una realtà che resiste e costruisce speranza”.

Toccante il momento in cui Tisi ha ricordato don Mauro Leonardelli, scomparso un anno fa e da sempre attento al mondo della povertà. Il ricordo si è intrecciato alla citazione del cantico di Simeone – “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace” –, parole che don Mauro ripeteva spesso, nella fiducia piena in Dio, come ha evocato don Lauro citando anche la Lettera alla comunità Al di là.

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