Sedici ghiacciai monitorati da venti operatori volontari, un arretramento medio di 18,5 metri, ritiri massimi fino a 30–33 metri e una perdita di superficie glaciale che in meno di dieci anni ha ridotto da 30 a 20 chilometri quadrati le aree glacializzate del Trentino. Sono alcuni dei dati più significativi della Campagna Glaciologica 2025, presentati venerdì 5 dicembre dalla SAT insieme al nuovo progetto dei “Sentieri glaciologici virtuali”. Un quadro che conferma la sofferenza dei ghiacciai trentini, evidenziata anche dalle serie storiche: 14 metri di arretramento medio nel 2024, 26 nel 2023, 51 nel 2022.
“La SAT – ha ricordato il presidente Cristian Ferrari – attraverso la propria Commissione Glaciologica da decenni monitora in modo sistematico gli arretramenti frontali dei più grandi ghiacciai del Trentino e, dal 2023, grazie alla collaborazione con Acqua Surgiva – Gruppo Lunelli, questo lavoro si è arricchito del monitoraggio delle variazioni di area con dati satellitari, integrati da rilievi effettuati sul campo attraverso droni e laser altimetri satellitari come ICESat-2 e GEDI”.
In videocollegamento ha partecipato anche Valter Maggi, presidente della Fondazione Glaciologica Italiana, che ha confermato la criticità del quadro emerso: “I bilanci di massa e le misure frontali mostrano che i ghiacciai italiani sono in forte crisi. Se nel settore occidentale, le alte montagne permetto ancora la conservazione di ghiacciai anche se sempre più ritirati alle quote più elevate, nel settore centrale, e ancor più in quello orientale, dove la catena alpina è più bassa, questo ritiro ha portato, in molti casi, alla scomparsa dei ghiacciai stessi, lasciando pochi testimoni che resistono al cambiamento climatico in atto”.
Il presidente della Commissione Glaciologica SAT, Enrico Valcanover, ha illustrato nel dettaglio i risultati della campagna: “Le osservazioni effettuate mettono in evidenza una generale perdita di spessore del ghiaccio nelle aree frontali dei ghiacciai e la presenza di forme tipiche dei ghiacciai in sofferenza come l’apertura di calderoni glaciali e finestre rocciose, situazioni che causano spesso delle rapide perdite di superficie nei corpi glaciali. A causa della rapida evoluzione delle fronti glaciali, che ha visto alcune di queste ritirarsi in zone non più raggiungibili in sicurezza, come nel caso del Ghiacciaio della Presanella o della Vedretta de La Mare”.