I mesi del Covid nella mostra alla Rsa San Bartolomeo: dalla chiusura verso la normalità

Alcune delle immagini in mostra

La passerella di accesso alla Rsa San Bartolomeo ospita, da qualche giorno, un’interessante mostra fotografica che racconta gli ultimi mesi vissuti in casa di riposo: un periodo segnato dal lavoro che ha dovuto cambiare spesso e con grande rapidità; di pari passo, sono dovute cambiare le abitudini degli ospiti e dei familiari.

La mostra è un’idea dell’animatrice Alessandrina Beber ed è proprio lei a parlarne. “Nel mio ruolo mi piace, di tanto in tanto, fare qualche foto per documentare quello che succede. Lo ho sempre fatto e, col Covid, ho proseguito questa mia abitudine. L’idea di esporre le foto mi è venuta perché, passati quasi due anni dall’inizio dell’emergenza, rivedere questi scatti fa rivivere la sequenza dei fatti e delle emozioni che abbiamo provato. È facile dimenticare gli episodi impegnativi e quelli piacevoli, una foto può essere un momento interessante di ricordo”.

Nell’esposizione c’è il racconto del primo lock down, con tutte le incertezze che ha generato, “C’è ad esempio la foto dell’ultima volta che abbiamo potuto ospitare un coro. Anche durante i momenti più difficili della chiusura, ci sono state persone che sono riuscite, dall’esterno, a portare vicinanza agli anziani: come i bambini delle scuole e i nipoti che hanno mandato disegni, soprattutto a Natale e Pasqua”, ricorda Beber.

Alcune delle immagini in mostra alla Rsa San Bartolomeo

C’è anche la documentazione delle videochiamate: una cosa del tutto nuova per molti e l’unico momento di contatto coi familiari. “Rivedere quei momenti aiuta a capire che in quei giorni si apprezzavano le piccole cose, come un compleanno o lo sbocciare di un fiore”, prosegue Alessandrina Beber. “Si vede anche quando gli operatori erano bardati con dispositivi di protezione particolarmente impegnativi, ma si vede anche lo stupore di una nevicata. La chiusura di parrucchiera e podologo hanno messo gli operatori nelle condizioni di erogare loro quei servizi; la fisioterapia, spostata ai piani, non ha mai smesso di funzionare”.

Nelle didascalie che accompagnano le foto vengono citate tutte le persone che hanno dato una mano, ad esempio gli operai che, di volta in volta, si sono inventati soluzioni di fronte a problemi completamente inediti. La mostra, come detto, è esposta lungo la passerella. Purtroppo, come è facile intuire, non è aperta al pubblico, ma resta disponibile per la fruizione degli ospiti, dei familiari, del personale e di chi collabora con l’Apsp Civica di Trento.

“Questa è un’iniziativa che consente di portare all’esterno quello che è stato vissuto, non solo nei momenti dolorosi, ma nella riscoperta dei momenti quotidiani di profonda umanità”, il commento della presidente dell’Apsp Civica di Trento, Michela Chiogna.

 

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