La “profezia” di don Roberto, i funerali di Marchesoni

L’ omelia dell’Arcivescovo Lauro Tisi

Questo pomeriggio la Cattedrale di Trento si è riempita  in tutti i posti disponibili  (e tanti amici erano collegati in streaming da tutt’Italia) per il saluto a don Roberto Marchesoni, pioniere e anima in Trentino del Movimento di Comunione e Liberazione, morto a 85 anni: quasi una trentina di confratelli – alcuni dei quali hanno condiviso con lui la fraternità sacerdotale nel Movimento – e l’Arcivescovo emerito Luigi Bressan hanno concelebrato l’Eucaristia presieduta dall’Arcivescovo di Trento Lauro Tisi. A nome della Chiesa trentina egli ha espresso la sua riconoscenza per la vita di questo sacerdote “afferrato” dalla fede in Cristo e da un carisma “ravvivato” dall’incontro a 27 anni con il fondatore di CL don Luigi Giussani il 16 luglio 1963 in Campiglio durante una vacanza in montagna. “Siamo un popolo raccolto dal fascino della tua vita, segno del fascino della vita del Cristo  –  ha testimoniato riconoscente Paolo Cainelli,  a  nome di tante altre persone che per più di 40 anni  hanno sentito don Roberto come “padre” in quanto sono stati da generati alla fede dalla sua guida spirituale.

Un ringraziamento è venuto anche dal messaggio di mons. Angelo Massafra, vescovo di Scutari e presidente della Conferenza Episcopale Albanese, che ha ricordato l’ospitalità e l’accoglienza data nella chiesa del Suffragio alla comunità albanese accolta in Trentino. Di questo impegno concreto, nella “caritativa”, Marchesoni era stato anche testimone credibile come ha rilevato nell’omelia lo stesso Arcivescovo.

Mons. Lauro Tisi ne ha parlato da studente che per quattro anni, al Liceo Arcivescovile, aveva sentito parlare della fede come “esperienza”, come “incontro personale”. “In quel momento in cui predominavano le ideologie – ha detto a proposito –  non era accettato parlare di fede come di un fatto concreto, ovvero che la realtà venisse ben prima dell’idea come ripete oggi papa Francesco e come avevano già detto papa Benedetto e Giovanni Paolo II: per questo posso riconoscere in quanto ci diceva allora l’insegnante don Roberto un passaggio profetico, una  “profezia”  che è poi diventata narrazione di fede oggi condivisa nelle nostre comunità”.

Mons. Tisi ha sottolineato poi l’attenzione di don Roberto ad una liturgia non disincarnata, che “celebri la vita” ed ha confidato di averlo personalmente rassicurato più volte  sul fatto che i suoi discepoli “stanno portando avanti quello che hai loro insegnato e non perderanno quel carisma”. Al termine dell’omelia l’ Arcivescovo di Trento ha salutato con queste parole il pioniere di CL: “Vai don Roberto, torna a casa tua, torna col Gius, torna a far festa col tuo Signore a cui tu sei stato fedele”.

Apertasi dal messaggio del presidente ad interim del Movimento Davide Prosperi, che ha sottolineato “l’impeto di vita” di don Roberto e “il suo stupore per l’evento dell’incontro con Cristo che ha rivoluzionato la sua vita a servizio della Chiesa”, la Messa è stata accompagnata dal coro con toccanti brani musicali, fra i quali la  dolcissima “Canzone del melograno”, che il cantautore ciellino Claudio Chieffo aveva dedicato a Giorgio Gaber.

 

 

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