Palazzi, castelli e marzemino nello stemma di Isera

Lo stemma del Comune di Isera

Nel 1216 viene citato illi de Ysera, et de Brancolino, et de Marano, et de Folaxo e nel 1220 si trova scritto Lisera, ma dopo pochi decenni si parla solo di Isera. Secondo gli storici deriverebbe da “illi in sera“, cioè “quelli che sono a ponente“. Dell’epoca del bronzo sono i reperti rinvenuti a Castelcorno e sul Dosso di Castel Predaglia, ma è sicura la presenza romana testimoniata dagli splendidi mosaici della sua Villa Romana. Nel Medioevo è giurisdizione dei Castelcorno estintisi nel 1270, poi fu dei Castelbarco e dal 1499 dei Lichtenstein.

Lo stemma fu adottato il 27 settembre 1985 e allude ai Comuni aggregati il 20 dicembre 1928 (Lenzima, Patone, Reviano-Folas). Riporta il palazzo turrito in rosso su argento dei Lichtenstein-Fedrigotti di Lenzima; l’aquila d’argento con rostri e becco in oro e lingua rossa in campo azzurro è di Patone; l’uva Marzemino azzurra con foglia verde su scudo argento è di Isera-Marano; il campo azzurro è di Reviano-Folas. L’intero stemma è quello dei Lichtenstein. Le fronde sono esterne e legate in argento. Oggi, chiusa l’epoca castellana e nobiliare, Isera va orgogliosa del suo Marzemino, vino retico che già si mesceva sulle mense imperiali di Cesare Augusto.

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