Qualità della vita: Trento in top ten per bambini, giovani e anziani

Festival dell’Economia Qualità della vita: l’Italia e gli indici di benessere per giovani, anziani e bambini Nella foto: pubblico in sala Data 5 giugno 2022 Luogo: MUSE Foto: SALMASO Domenico – Archivio Ufficio Stampa PAT

La città di Trento è l’unica in Italia in cui, secondo la classifica sulla qualità della vita “generazionale” presentata dal Sole 24 ore ieri, durante la giornata di chiusura del Festival dell’Economia, tutte le generazioni possano trovare servizi e opportunità. Se secondo i dati presentati, il miglior posto in cui vivere per i bambini è Aosta, per i giovani Piacenza, per gli anziani Cagliari, a Trento invece sia i bambini che i giovani che gli anziani possano trovare servizi e opportunità, come riporta lo studio, basato su un mix di indicatori in parte relativo alle città (per esempio per quanto riguarda i canoni d’affitto o il verde), in parte alle province (vedi per esempio il tasso di laureati o la disoccupazione).

Tra i 107 capoluoghi di provincia in Italia, Trento è l’unica a entrare nella top ten delle graduatorie che il Sole 24 ore dedica alle tre fasce d’età. Le prime classificate in ognuna delle tre categorie (appunto Aosta, Piacenza e Cagliari) registrano infatti basse performance in almeno una delle altre due, evidenziando così un profilo disomogeneo dal punto di vista generazionale in quanto a qualità della vita. A Trento invece c’è un sostanziale equilibrio, perché il capoluogo è terzo per qualità della vita degli anziani e settimo per qualità della vita di bambini e giovani.

In particolare, l’ultimo gradino del podio per qualità della vita della terza età è legato a indicatori parziali come la speranza di vita (2° posto), il basso consumo di farmaci per malattie croniche (3° posto), il numero delle biblioteche (5° posto), l’assistenza domiciliare (6° posto), gli orti urbani (17° posto).

Il settimo posto per quanto riguarda la qualità della vita dei giovani è legato invece al numero di amministratori comunali under 40 (6° posto), al gap ridotto tra affitti in centro e periferia (7° posto: ma Trento è al 93° per canone di locazione), al tasso di disoccupazione giovanile (10° posto) e al numero di laureati (17° posto).

Infine, a Trento vivono bene anche i bambini come dimostrano gli indicatori parziali riguardanti l’indice di sportività dei più piccoli (2° posto), il tasso di fecondità (3° posto), i posti negli asili nido (13° posto) e lo spazio abitativo (26° posto).

Michela Finizio, giornalista de Il Sole 24Ore, insieme alla collega Marta Casadei hanno presentato i punti salienti di questa classifica che si basa su 12 parametri (tra cui servizi, sport, servizi, occupazione e disoccupazione, impresa e molto altro) e tre indicatori principali (bambini, giovani, e anziani). Perché presentare un’indagine di qualità della vita per fasce generazionali? “Perché stiamo vivendo tantissime dinamiche socio-economiche che questi dati ci raccontano” – hanno spiegato le giornaliste. Rispetto allo scorso anno alcuni dati risultano stabili, altri in crescita. Colpisce, ad esempio, che il numero dei posti a disposizione dell’asilo nido sia in aumento, anche a Trento.  Ma una città come Bolzano, che tutto sommato si posiziona a un livello medio alto nella classifica del benessere e della qualità di vita, ha invece un numero basso di posti disponibili in asilo nido, ovviamente a fronte di un reddito medio alto delle famiglie, che permette alle donne di stare a casa durante i primi anni di infanzia, e di poter rientrare agilmente nel mondo del lavoro data la vivacità del settore.

Il demografo Alessandro Rosina, nel commentare i dati, ha sottolineato che “viviamo un mondo in continuo cambiamento, dobbiamo continuamente aggiornare le nostre coordinate. Se il secolo scorso è stato il secolo della quantità (PIL), le sfide di questo secolo si vincono con la qualità della crescita, e quindi avere un insieme di coordinate che ci fa capire dove e come andare”. Incertezza nei confronti del futuro e le condizioni oggettive del presente, sommate alla carenza di politiche pubbliche, sono elementi che condizionano la scelta dei giovani nel formare una famiglia e nel fermarsi a lavorare nel nostro Paese.

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