Emergenza caldo e siccità, la diffusione del bostrico è aumentata del 22% rispetto al 2021

Caldo e siccità aumentano la diffusione del bostrico, oltre al rischio incendi

Il caldo e l’assenza di precipitazioni stanno amplificando la diffusione del bostrico in Trentino. Se ne è parlato ieri, martedì 19 luglio, nel corso di una conferenza stampa a cui hanno partecipato l’assessora all’agricoltura, foreste, caccia e pesca della Provincia di Trento Giulia Zanotelli, il dirigente del Servizio foreste e fauna Giovanni Giovannini e la responsabile del monitoraggio fitopatologico delle foreste trentine presso la FEM Cristina Salvadori.

“L’assenza di precipitazioni sta amplificando la diffusione del bostrico – ha detto Giovannini -. Ci aspettiamo che i danni di quest’anno saranno più elevati rispetto a quelli dell’anno scorso”. Critica la situazione anche sul fronte incendi. In Trentino nelle ultime settimane ha visto divampare tre incendi a Nago-Torbole, in Panarotta e ad Arco. “Stiamo completando le operazioni di spegnimento per l’incendio che ha interessato Torbole, e sono in corso le operazioni anche in Valle dei Mocheni, mentre il terzo incendio è stato domato – ha aggiunto Giovannini -. Non è stato facile domare gli incendi in Valle dei Mocheni e a Torbole perché estesi e soprattutto perché il bosco versa in condizioni di aridità estrema. Il fuoco sta lavorando sotto terra”.

Sotto la lente, durante la conferenza stampa, è stato il bostrico tipografo, un insetto che attacca in particolare le foreste a composizione prevalente di abete rosso. Il sintomo dell’attacco del bostrico è l’arrossamento delle chiome degli alberi, e da alcune settimane sul territorio sono visibili i disseccamenti causati dalla prima generazione di bostrico del 2022.

Per far fronte all’emergenza, la Provincia di Trento ha approvato un Piano che è stato presentato nelle scorse settimane. Prosegue anche l’attività di monitoraggio grazie alle 225 trappole installate dalla forestale in collaborazione con la FEM.

“Il volume totale danneggiato e le superfici interessate verranno quantificate solo a fine stagione – ha spiegato Zanotelli – e solo quando saranno visibili i danni provocati dalla seconda generazione. L’evoluzione è preoccupante anche alla luce del perdurare di alte temperature e siccità”.

C’è stato un aumento medio del 22% della diffusione del bostrico nella prima metà della stagione 2022 rispetto al 2021. Ha permesso di rilevarlo il confronto delle catture. Le temperature miti dello scorso inverno hanno causato una bassa mortalità delle colonie e una veloce ripresa degli attacchi questa primavera. Un aumento che, ha puntualizzato Cristina Salvadori della FEM, “riguarda tutta la provincia”.

“La Fondazione Mach, in collaborazione con il servizio foreste, attua un monitoraggio su tutto il territorio, sia dalle aree colpite da Vaia sia su quelle meno interessate dall’evento – ha spiegato Salvadori – soprattutto utilizzando trappole che ci danno dati di tipo quantitativo e qualitativo. Ci danno una misura della densità di popolazione del bostrico ma anche del suo modo di svilupparsi e di comportarsi negli anni. Questo ci permette anche di prevedere almeno con un certo margine di errore l’evoluzione dei prossimi anni. Oltre a quest’iniziativa importante, che dovrà perdurare almeno fino alla fine dell’ondata di pullulazione, sono in atto anche delle strategie innovative di contenimento che non danno sempre i risultati sperativi, ma si prova a intervenire con metodi diversi. Infine c’è il metodo di ricerca con le immagini satellitari che permetterà anche di risparmiare una grande quantità di lavoro del personale forestale nel rilievo da terra dei danni”.

Giovanni Giovannini (Servizio foreste e fauna), Giulia Zanotelli (assessora alle foreste) e Cristina Salvadori (FEM) in conferenza stampa martedì 19 luglio

Il bostrico si concentra su piante infestate ancora verdi: su queste, non su quelle in stadio grigio e rosso, deve concentrarsi l’azione di contenimento efficace. Un ruolo importante è giocato dagli antagonisti naturali del bostrico, come coleotteri e picchi (predatori), parassitoidi (vespe) e funghi. Gli antagonisti non riescono a impedire la diffusione del bostrico, ma contribuiscono, assieme ai meccanismi di autoregolazione e all’andamento climatico, a far rientrare le fasi di picco. Se da un lato l’asportazione immediata delle piante infestate riduce la popolazione di bostrico, dall’altro riduce anche la possibilità che si sviluppino organismi antagonisti.

Il bostrico è presente nei boschi trentini. Allo stato epidemico, quello attuale, diventa però molto più aggressivo e provoca mortalità elevate. Riesce così a colpire anche piante sane o giovani e in certi casi anche altre specie. L’andamento stagionale influisce notevolmente sulla biologia dell’insetto e sulla sua capacità di prolungare la fase epidemica. Una situazione che crea le condizioni perché si sviluppino gli incendi, come accaduto recentemente in diverse zone del Trentino.

Secondo le previsioni del Servizio foreste della Provincia, la diffusione del bostrico in Trentino è destinata a proseguire ancora qualche anno. Il monitoraggio effettuato sul territorio dal Corpo forestale del Trentino segnala che nell’ultimo triennio e fino a fine 2021 il bostrico ha attaccato oltre 594mila metri cubi di legname, pari a circa il 15% dei danni provocati da Vaia, su una superficie complessiva di 5.300 ettari. I distretti forestali più colpiti sono stati quelli di Cavalese, Primiero, Borgo Valsugana e Pergine Valsugana. Nel 2022 si segnala tuttavia un’ampia diffusione sull’intero territorio trentino proprio a causa della siccità.

Le operazioni di assegno del legname su superfici bostricate “sono continuate anche nel periodo invernale e primaverile – ha spiegato Giovannini – con l’obiettivo di rendere disponibile già ora il materiale danneggiato dalle generazioni di bostrico del 2021”. In totale, dal primo di gennaio 2022 al 15 giugno 2022 sono assegnati con progetti di taglio ulteriori 235.000 metri cubi di abete rosso per una superficie complessiva (stimata) di oltre 930 ettari. Il danno provocato nel corso del 2022 sarà quantificato solo a fine anno. Infine, parallelamente si cominciano a rilevare presenze massive di insetti patogeni sempre a carico dell’abete rosso (Elatobium abietinum).

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