Cieli d’Irlanda

In questa terra di monaci e di santi, poco conosciuta, il pellegrinaggio diocesano di Ospitalità Tridentina ha offerto molti spunti. Eccone alcuni negli appunti di un partecipante

Possa la strada alzarsi per venirti incontro. Possa il vento soffiare sempre alle tue spalle. Possa il sole splendere sempre sul tuo viso e la pioggia cadere soffice sul tuo giardino. E fino a che non ci incontreremo di nuovo, possa Dio tenerti nel palmo della sua mano”.

Con questa benedizione, attribuita a san Patrizio, iniziamo il nostro pellegrinaggio diocesano in terra d'Irlanda. Esperienza nuova che va ad arricchire le proposte di spiritualità e di cultura di “Ospitalità Tridentina e ci invita ad incontrare una realtà storica poco conosciuta: l'opera dei monaci irlandesi “pellegrini per Cristo” che partendo dalla loro patria, fin dal VI secolo hanno diffuso cultura, fede e monachesimo in Scozia, Islanda, Francia, Germania, Svizzera, Austria, Paesi Bassi, Italia, contribuendo in modo originale e significativo a dare una comune identità cristiana ai paesi che ora si chiamano Europa.

Già nel tragitto dall'aeroporto di Dublino all'hotel notiamo come ogni bordo strada, ogni angolo, sia ricoperto di erba perfettamente rasata e di un verde quasi fosforescente difficile da immaginare. Merito anche della pioggia leggera ma quotidiana che caratterizza il clima dell'isola, per cui l'ombrello è diventato nostro compagno inseparabile.

A Dublino abbiamo occasione di ammirare il Trinity College, cioè la prestigiosa università, il Castello, la Cattedrale di San Patrizio, la più grande dell'isola ed una delle tante dedicate al patrono d'Irlanda. E' lui infatti che riuscì a diffondere in tutta l'isola la fede cristiana. E’ ricordato anche perché, con l'istituzione di numerosi monasteri, mise i presupposti per la diffusione del monachesimo in tutta Europa. Più volte passiamo davanti allo stabilimento della Guinness, la famosa birra irlandese che gusteremo durante i pasti.

Ma è uscendo dai centri abitati che si rimane incantati dalla magia di una natura intatta, da cui nascono miti e leggende di santi, gnomi, giganti e guerrieri che si intrecciano con la storia di quest'isola dove ogni fenomeno naturale viene interpretato in maniera fantastica o superstiziosa. Seconda la leggenda fu San Patrizio che liberò l'Irlanda dai serpenti.

Quando ci dirigiamo verso il sud nella valle di Glendalough, visitiamo uno dei luoghi più sacri ed evocativi d'Irlanda, legato alla figura dell'eremita San Kevin. Di quella vera e propria città monastica restano appena poche rovine: un'alta torre cilindrica, una chiesetta di granito e una croce celtica. Questo tipo di croce ci accompagnerà lungo tutto il nostro itinerario ed è, con l'arpa ed il trifoglio, l'emblema dell'Irlanda. Una fra le più spettacolari delle moltissime croci celtiche l'ammiriamo nel sito monastico di Monasterboice: un capolavoro del X secolo, con le braccia e il cerchio centrale meravigliosamente scolpiti nello stesso blocco di arenaria, con scene della storia della salvezza in bassorilievo.

La ricerca di una chiesetta dove celebrare la messa è vana per cui i nostri sacerdoti si adattano a celebrare all'aperto: la prima volta siamo fortunati perché tutto si svolge senza inconvenienti di natura meteorologica, ma il giorno seguente la famosa pioggia “lieve”, ad intermittenza, accompagnerà tutto il rito. Un'altra celebrazione avviene presso il Santuario della Vergine di Knock, una piccola Lourdes molto frequentata dagli Irlandesi. Qui notiamo con piacere che alcune persone si uniscono al nostro gruppo per pregare con noi. Una sosta lungo il viaggio ci permette di visitare la mitica collina di Tara, antica sede dei Re e di una quantità impressionante di leggende.

Arriviamo a Belfast, nel Nord, e abbiamo l’occasione di osservare i bei palazzi vittoriani del centro, ma anche i segni di quella lotta armata fratricida, durata circa un trentennio. I più impattanti sono i murales, enormi, coloratissimi che sul lungo “muro della pace”, un tempo simbolo di divisione ed odio, oggi inneggiano alla libertà, alla giustizia, alla pace ed agli eroi che a questa lotta parteciparono. Con il sole del mattino seguente e percorrendo la strada costiera di Antrim fra panorami mozzafiato, raggiungiamo la Giant's Causeway (Strada del Gigante), un'incredibile distesa di 37.000 colonne esagonali di basalto con un diametro di circa 35/40 cm, piantate una accanto all'altra come matite mozze in riva al mare. Sarà stato il vulcano che ha lavorato qualche milione di anni fa od il gigante Fionn che le ha disposte sul mare per tornare in Scozia dalla sua amata? La sera ci aspettava “l'esperienza” del pub, dove abbiamo potuto apprezzare della piacevole musica dal vivo, godere le danze irlandesi e gustare l'ottima Guinnes. E dopo queste divagazioni mondane ma simpatiche, il viaggio ci porta a visitare le Cattedrali anglicana e cattolica di Armagh, dedicate ambedue a San Patrick. Nel pomeriggio dello stesso giorno, con una traversata in battello sul lago Erne, arriviamo ai resti del monastero di San Molaise sulla Devenish Island: avranno pur cercato la solitudine quegli antichi monaci, ma sceglievano luoghi che anche per merito del loro lavoro oggi appaiono incantevoli. A prima vista sembrerebbe che di questo importante movimento monastico irlandese siano rimaste solo rovine; non è così: l'apporto di quel tipico monachesimo è diventato patrimonio di civiltà da cui non si può prescindere. Nati per studiare le scritture ed intrattenersi con Dio, i monasteri divennero luoghi di fede e di incontro, di istruzione e di cultura, le cui testimonianze sopravvivono in preziosi codici impreziositi da splendide miniature, come il Book of Kells scritto intorno all'800, primo esempio al mondo di codice miniato ora custodito nella Trinity University.

La Domenica ci vede pellegrini al Santuario di Knock, il più importante d’Irlanda, dove oltre che celebrare la Messa abbiamo modo di ammirare i moderni edifici che lo compongono. Costeggiando un lungo romantico fiordo nella regione del Connemara, si giunge all'Abbazia Benedettina di Kylemore: una specie di castello in riva al lago degno di una pellicola di Walt Disney. Pernottiamo a Galway. dove constatiamo la vivacità della vita notturna per le vie del centro affollate di musicanti e artisti di strada. Ci aspetta l'indomani Clonmacnoise che molti ritengono il sito monastico più rappresentativo d'Irlanda. Ed è veramente spettacolare, sia per la sua collocazione fra la campagna ed il fiume Shannon, che per la varietà e la bellezza dei suoi edifici. Qui ammiriamo le più preziose delle croci celtiche messe al riparo presso il museo. Sarà magia o qualche scherzo acustico, ma se sussurriamo da un lato del bellissimo portale gotico della chiesa, si sente benissimo dall'altro: pare fosse un modo per confessarsi! Don Piero, ci ha parlato dei santi monaci che arrivarono fino in Italia e ancora oggi vengono venerati come patroni: Cataldo (a Taranto), Frediano (a Lucca), Donato (a Fiesole), Colombano (a Bobbio); quest’ultimo merita un'attenzione speciale perché fu il grande e primo propagatore del monachesimo irlandese nel continente. Con la sua missione di evangelizzatore e legislatore contribuì non poco alla costruzione di un'Europa fondata sui valori cristiani, sulla dignità della persona e sul primato del bene comune.

Il nostro gruppo rientra a Dublino con sentimenti di gratitudine nel cuore per aver potuto godere di tanta bellezza e di tanta storia. Il programma del giorno dopo ci riserva il trasferimento all'aeroporto con il rientro in Italia. Eseguiamo: malinconicamente, ma con la soddisfazione d’aver effettuato un indimenticabile pellegrinaggio.

M.M.

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