Comunicazioni sociali, l’arcivescovo Tisi: “L’obiettivo del giornalista è far decollare l’umano”

“La provocazione per chi fa comunicazione è porsi l’obiettivo di far decollare l’umano, raccontare l’esperienza dell’interagire con i volti e far percepire che, se mi mancano i volti, finisco anch’io”.

L’arcivescovo di Trento, Lauro Tisi, ha rivolto questo messaggio ai giornalisti nel giorno del loro patrono, San Francesco di Sales, in una Messa che si è svolta nella cripta della cattedrale di San Vigilio. La Messa è stata concelebrata da don Giulio Viviani, assistente spirituale dell’Ucsi (Unione stampa cattolica), che ha promosso l’incontro insieme al Servizio Comunicazione della Diocesi di Trento.

Monsignor Tisi ha parlato di un “flusso di informazioni talmente incalzante e in eccesso che il giornalista non ha nemmeno il tempo di verificare le notizie, perché l’accelerazione spesso induce a mandare in onda qualcosa che ti è arrivato ma non hai potuto fare tuo. Non esiste comunicazione oggettiva allo stato puro, perché c’è sempre una mediazione soggettiva”, ha aggiunto l’arcivescovo Tisi.

“Parlare col cuore” è il titolo del messaggio di papa Francesco per la 57esima Giornata delle comunicazioni del prossimo 21 maggio. Monsignor Tisi ha chiesto ai professionisti della comunicazione di rispettare le “idee che non sono le tue” e di favorire “la logica della dialettica e del confronto”. Per l’arcivescovo di Trento, San Francesco di Sales era “uomo mite. Una comunicazione mite non teme la verità, ma la comunica nel rispetto delle persone e della loro dignità, cercando sempre il bene“.

Monsignor Tisi ha parlato anche del monopolio dell’informazione: “Chi ha in mano oggi gli strumenti della comunicazione – ha detto Tisi – sono i grandi imperi finanziari, e questi mandano in onda le notizie con l’intento di condizionare l’opinione pubblica e arricchire se stessi. Vi auguro – ha aggiunto Tisi rivolto ai giornalisti trentini – la capacità di far decantare la notizia, prendersi spazi di riflessione per impedire che i grandi condizionatori della comunicazione abbiano la meglio e senza volerlo finiamo dentro una comunicazione che crediamo essere la nostra ed in realtà ci è stata confezionata e messa in bocca da qualcuno che sta lontano ed ha un unico interesse: dominare, fare soldi, tenere in pugno il mondo. È a rischio la nostra libertà perché rischiamo di esser eterodiretti da chi ha il solo interesse di dominare, manipolare e rovinare il mondo in funzione del business e della finanza”.

L’arcivescovo ha rivolto infine un pensiero “ai giornalisti che hanno pagato con la vita, sul terreno di guerra o perseguitati da regimi dittatoriali. Onorare il nostro patrono è ricordarci dei martiri della comunicazione e di tanti uomini e donne che non hanno la gioia di poter comunicare nella libertà”.

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